Il ritorno del cinepanettone: Boldi e Izzo aprono la sfida

Il ritorno del cinepanettone: Boldi e Izzo aprono la sfida
di Oscar Cosulich
Sabato 21 Novembre 2015, 02:31 - Ultimo agg. 6 Novembre, 17:31
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Quanti, lo scorso anno, avessero intonato il de profundis per il cinepanettone, appuntamento annuale con la commedia natalizia, oggi dovranno ricredersi.



Non solo il genere è vivo e vegeto, ma le scissioni tra i suoi protagonisti e registi storici hanno fatto si che quest’anno l’appuntamento si sia addirittura triplicato: la coppia Boldi/Izzo (ormai alla nona esperienza insieme), ha aperto le danze presentando «Matrimonio al Sud» di Paolo Costella. Il film esce il 12 novembre distribuito in 400 copie da Medusa, anticipando tutti, perché, come ha teorizzato Massimo Boldi, «il nostro slogan è “Per ridere non aspettate Natale”».



Ma basterà arrivare al 17 dicembre per assistere al ritorno dell’accoppiata regista/attore formata da Neri Parenti e Christian De Sica, con «Vacanze di Natale ai Caraibi», dove i protagonisti sono oltre a De Sica, Angela Finocchiaro, Luca Argentero e Ilaria Spada e Dario Bandiera, per tre capitoli tutti, ovviamente, ambientati nel mar dei Caraibi. Un «ritorno» sancito con gioia da De Sica: «Fare la farsa mi piace. Facciamo il cinepanettone, quello vero. Appena me l’hanno proposto ho detto subito sì».



Naturalmente, a fronte delle performance in solitario del suo ex regista Neri Parenti e dei suoi ex protagonisti Boldi e De Sica, non poteva non rispondere alla sfida Aurelio De Laurentiis, il produttore che prima e più di ogni altro vanta la paternità del concetto stesso di cinepanettone e che, negli ultimi anni, ha iniziato a percorrere strade meno battute per rinnovare il genere. Sempre il 17 dicembre così, sarà nelle sale «Natale col Boss» di Volfango De Biasi, prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis. «Questo è il “Cinepanettone 2.0”», assicurano Lillo & Greg che, dopo aver recitato nei precedenti tre film natalizi della Filmauro, hanno preso il controllo della situazione, proponendo un netto cambio di rotta nella commedia natalizia.



«Questo è un film che entra nella tradizione delle grandi parodie dei film di genere, che una volta erano interpretate da Vianello e Tognazzi e che non si facevano più», spiegano i due, che vantano un coprotagonista d’eccezione in Peppino Di Capri (nel doppio ruolo di se stesso e del boss che i chirurghi plastici Lillo & Greg hanno trasformato in lui) e sono affiancati anche da Paolo Ruffini e Maurizio Mandelli. «Matrimonio al Sud», invece è un film corale. Oltre Boldi e Izzo, schiera Paolo Conticini, Gabriele Cirilli, Debora Villa, Barbara Tabita, Luca Peracino, Fatima Trotta, Enzo Salvi, Carolina Marconi e vanta l’apparizione di Peppe Barra, nei panni di un prete quasi cieco, ma capace di tirare sonori schiaffoni a Boldi e Izzo. La storia affronta l’ormai classico cliché della rivalità Nord/Sud, qui scatenata da un matrimonio «misto»: lei «terrona», lui nordico, con le rispettive madri (Villa e Tabita) che accettano serenamente la cosa, mentre i padri (Boldi e Izzo) danno di matto, proponendo l’ambientazione di Polignano a Mare (trasformata per l’occasione in San Valentino a Mare).



Il fatto curioso è che la stessa località è stata appena vista in «Io che amo solo te» e il film fa così rivedere la stessa chiesa e persino la stessa casa dove abitano i protagonisti di entrambi i film. «Questo non è un cinepanettone, ma un film per tutta la famiglia», prova a smarcarsi Boldi, «una commedia per grandi e piccini, che secondo me dovrebbe rimanere in sala almeno sette/otto mesi. Interpreto un milanese crapùn, un vero testone, fermo su principi datati e inamovibili. È il milanese doc che ho sempre fatto al cinema, ma questa volta calco ancora di più sulla sua stupidità». Biagio Izzo, dal canto suo, replicando a chi gli fa notare come sul tema del conflitto Nord/Sud i film sembrino ormai essere una valanga, osserva che «il conflitto tra Nord e Sud è una costante del cinema italiano dagli anni Cinquanta ad oggi»: «Questo è un tema che fa parte della struttura tradizionale della commedia italiana, noi abbiamo cercato di giocare con i luoghi comuni, che sono radicati nei genitori, mentre i figli, per fortuna, vedono il mondo in modo diverso, sono più aperti dei nostri personaggi e così li prendono giustamente in giro».