Cuaròn-Lanthimos, il derby dell'Oscar: dieci nomination a testa

Cuaròn-Lanthimos, il derby dell'Oscar: dieci nomination a testa
di Titta Fiore
Mercoledì 23 Gennaio 2019, 11:00
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Dieci a dieci: la corsa all'Oscar, quest'anno, è tutta in questa sfida. Ex aequo di nomination per «Roma», struggente affresco in bianco e nero del regista messicano Alfonso Cuaròn, e per «La favorita», scoppiettante kolossal in costume del greco Yorgos Lanthimos, entrambi premiati alla Mostra di Venezia. Due filmoni che dovranno vedersela, nella categoria «best picture», con «Black Panther», primo blockbuster tratto da un fumetto candidato alla statuetta; con il campione d'incasso «Bohemian Rhapsody» (già arrivato a 800 milioni di dollari nel mondo) sulla vita di Freddie Mercury; con «Green Book», un viaggio nell'America razzista con la regia di Peter Farrelly; con lo strappalacrime «A Star is Born» dell'esordiente Bradley Cooper; con «BlackkKlansman» di Spike Lee, sul primo inflitrato nero nella storia del Ku Klux Klan; e con «Vice, l'uomo nell'ombra», sulla parabola politica di Dick Cheney, firmato da Adam McKay.
 

Annunciate ieri mattina a Los Angeles, le candidature della 91esima edizione segnano una svolta nella storia del premio, fibrillante di suo perché ancora senza conduttore dopo il forfait del comico Kevin Hart, coinvolto in una storia di tweet omofobi, e in affanno sulla formula dopo il calo di ascolti dell'anno scorso. Per una volta, dunque, l'Oscar sarà dei giovani e dei non americani, all'insegna di un vero e proprio ricambio generazionale. Non ci sarà, tanto per dire, l'eterna favorita Meryl Streep, la diva per cui Al Pacino reclamava la creazione di una categoria a parte, degna della sua grandezza. Né ci saranno in gara gli habitué del red carpet più famoso del mondo, come Steven Spielberg, Tom Hanks o Martin Scorsese. Ma, soprattutto, quella che si svolgerà il 24 febbraio nel Dolby Theatre di Hollywood sarà l'edizione della sfida tra la distribuzione tradizionale e la rivoluzione dello streaming: se «Roma», prodotto da Netflix per gli abbonati della piattaforma e passato in sala lo stretto necessario per essere ammesso alla gara, dovesse vincere come miglior film, oppure tra i film stranieri, dove pure è candidato, la legittimazione sarà compiuta. Naturalmente gran parte dei protagonisti dei titoli in gara per le categorie maggiori figurano in lizza per l'Oscar al miglior interprete. Tra gli attori si contendono la statuetta un Christian Bale irriconoscibile per «Vice», Bradley Cooper per «A Star is Born», Willem Dafoe per «At Eternity Gate» nei panni di Van Gogh, Viggo Mortensen per «Green Book» e la rivelazione Rami Malek per «Bohemian Rhapsody». Mentre tra le attrici Glenn Close, data per favorita con «The Wife», dovrà vedersela con Yalitza Aparacio, che recita in spagnolo in «Roma», Olivia Colman, dispotica protagonista di Lanthimos (per il premio alla non protagonista lanciato anche il resto del cast con Rachel Weisz ed Emma Stone), Lady Gaga di «A Star is Born» e Melissa McCarthy per «Can You Ever Forgive me?».

Dopo le proteste per gli Oscar «troppo bianchi» di due anni fa, questa volta il movimento potrà dirsi soddisfatto per le scelte dei votanti nel segno della diversità: tra i registi in concorso, solo due sono americani e solo uno è bianco. Sul fronte dei diritti delle donne, che ha tenuto banco all'indomani del caso Weinstein, le cose non vanno altrettanto bene: solo una regista tra i candidati, Nadine Labaki del libanese «Cafarnao», in corsa tra i titoli non in lingua inglese con «Roma», appunto, «Cold War» di Pawel Pawlikoski (melò potente in bianco e nero), «Storia senza nome» del tedesco Florian Henckel von Donnersmarck e «Un affare di famiglia» del giapponese Kore'eda, già vincitore della Palma d'oro a Cannes. L'Italia, come si sa, è fuori dai giochi, dopo l'esclusione di «Dogman» dalla short list, né basta la candidatura di una delle animatrici di «Spider Man», Sara Pichelli, ad attenuare l'amarezza. La scelta del corto «Detainment», sull'efferato omicidio di un bimbo inglese, ha suscitato l'indignazione dolorosa della madre della piccola vittima. Non sarà l'unica polemica.
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