David 2023, Francesco Di Leva miglior attore non protagonista

Il primo David di Francesco Di Leva: «Maggio è proprio un mese fortunato dopo lo scudetto»

Francesco Di Leva riceve il David di Donatello 2023 come miglior attore non protagonista
Francesco Di Leva riceve il David di Donatello 2023 come miglior attore non protagonista
di Titta Fiore
Giovedì 11 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 12 Maggio, 18:00
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Quattro David di Donatello per tre film: «Esterno notte» di Marco Bellocchio, «La stranezza» di Roberto Andò e «Le otto montagne» di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch che si aggiudica, nel suo poker, il premio maggiore, per il miglior film. Una statuetta per «Nostalgia» di Mario Martone, e va a Francesco Di Leva miglior attore non protagonista nei panni del parroco della Sanità modellato su padre Antonio Loffredo. Sono stati questi i protagonisti della 68esima edizione dei David di Donatello, i premi più importanti del cinema italiano assegnati ieri sera a Cinecittà e su Raiuno nella lunga diretta condotta da Carlo Conti con Matilde Gioli. 

Incontenibile l'entusiasmo dell'attore napoletano, al suo primo David. «La prima cosa che mi viene in mente è che maggio è proprio un mese fortunato: a maggio il Napoli ha vinto i suoi scudetti, a maggio è nato mio figlio e ora arriva questo premio che mi riempie di gioia» dice, prima dei ringraziamenti di rito: «Grazie a Mario Martone, che da 25 anni accompagna la mia carriera. Quel che ha fatto con me stiamo stiamo cercando di farlo con i ragazzi del Nest di San Giovanni a Teduccio, una palestra di teatro e di vita. E grazie a Pierfrancesco Favino, perché senza di lui non avrei potuto vincere». Il miglior attore è Fabrizio Gifuni, meraviglioso nel ruolo di Aldo Moro nel film di Bellocchio, che tra i tanti ringrazia Antonio Capuano e Claudio Caligari, «maestri dell'indipendenza svincolata dalle logiche del profitto», e dedica il premio «a una persona che non c'è più e avrebbe visto “Esterno notte” decine di volte: mio padre». La migliore attrice è Barbara Ronchi per «Settembre», mentre la statuetta per la non protagonista va a Emanuela Fanelli per «Siccità», entrambe molto commosse. Il film di Bellocchio vince anche per montaggio e trucco; «La stranezza» s'impone per la sceneggiatura originale (Andò, Chiti e Gaudioso), produzione e costumi; «Le otto montagne», per la sceneggiatura non originale, fotografia e suono, oltre che per il miglior film. Quanto alla musica, vincono Elodie per la canzone di «Ti mangio il cuore» e Stefano Bollani per la colonna sonora de «Il pataffio».

Felici i due registi di «Le otto montagne»: «Il nostro film è un matrimonio pieno di amore tra Italia e Belgio, assieme siamo cittadini del mondo».

 

In mattinata il cinema italiano è stato accolto al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella nella consueta cerimonia di presentazione del premio condotta con brio irriverente da Geppy Cucciari. A lei il compito di alleggerire la solennità del momento con una serie di battute che non hanno risparmiato neppure il padrone di casa («Pensi, oggi poteva essere un uomo libero, un pensionato, stare a riposare, a giocare a bocce, a guardare i cantieri con le mani dietro la schiena Lei avrebbe potuto svagarsi, Presidente, andarsene al cinema, invece è stato costretto a farlo venire tutto qua, il cinema è qua per lei»), né gli stessi David («ho notato una dimenticanza nella lista dei candidati, non c'è il nome di Favino»).

Al cinema come elemento identitario della nostra cultura e opportunità di sviluppo industriale ha guardato l'intervento di Mattarella. «Abbiamo superato le insidie più gravi di una pandemia che ha lasciato segni drammatici e profondi nella vita sociale e ha imposto una frenata a tante attività» ha detto il Capo dello Stato. «Ma l'industria del cinema non si è fermata neppure durante il lockdown e ha ripreso velocemente il suo percorso. La correlazione tra produzioni cinematografiche e televisive, la molteplicità delle piattaforme hanno aperto strade nuove, capitoli rilevanti del piano nazionale di ripresa e resilienza interessano il cinema e la cultura. Abbiamo davanti un'opportunità storica, una sfida che dobbiamo superare come Paese». E se per il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano «la famiglia dei David è il biglietto da visita dell'Italia» e ai registi passati e presenti va il ringraziamento per «aver arricchito quel lessico italiano che è patrimonio di tutti», la presidente e direttrice artistica dell'Accademia del Cinema, Piera Detassis, ha ricordato l'impegno con il ministero per aprire sempre più i David ai giovani e al settore dell'educational e rilanciato l'impegno a favore delle sale.

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Nella sala degli Arazzi del Quirinale è cominciata anche la lunga festa dei premiati, con gli interventi dei tre vincitori alla carriera di quest'anno. La produttrice Marina Cicogna, protagonista di una carriera unica, ha rivendicato con orgoglio di essere stata la prima donna a vincere un Oscar con «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto» nel 1970. Isabella Rossellini ha scherzato sulla sua passione animalista: «La mia fonte di ispirazione sono gli animali, non immaginate quanto possono far ridere». Lo sceneggiatore, scrittore e regista Enrico Vanzina ha ringraziato il padre Steno per avergli trasmesso passione e conoscenza del cinema e il fratello Carlo per aver condiviso con lui la carriera: «La mia famiglia ha viaggiato leggera nel mondo del cinema, e la leggerezza non è mai superficialità». Maestro della commedia, ha ricordato la sua ricetta: «Per farla bene bisogna osservare gli altri e farlo affettuosamente, anche quando hanno dei difetti, perché le fragilità degli altri sono anche le nostre». E su uno dei suoi più grandi successi, «Sapore di mare» che nel 2023 festeggia quarant'anni: «Mi sono sempre chiesto perché continuasse a piacere nel tempo. Probabilmente perché è un film sincero, è il racconto di come si diventa grandi». 

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