Donato Carrisi: «Il mio serial killer? Svelo la solitudine da cui nasce il male». Mistero sul cast

Lo scrittore di 12 best seller trasforma in film Io sono l'abisso, la sua terza pellicola

Donato Carrisi: «Il mio serial killer? Svelo la solitudine da cui nasce il male». Mistero sul cast
Donato Carrisi: «Il mio serial killer? Svelo la solitudine da cui nasce il male». Mistero sul cast
Paolo Travisidi Paolo Travisi
Mercoledì 26 Ottobre 2022, 11:13
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Dodici best seller e tre film da regista, Donato Carrisi, è uno scrittore prestato al cinema o viceversa. Se nel suo secondo film ha assoldato due star della recitazione Dustin Hoffman e Tony Servillo, in Io sono l’abisso (il 27 ottobre al cinema) ha reso invisibile il cast, i cui nomi appaiono solo nei titoli di coda. Ancora una volta lo spettatore deve fare i conti con un serial killer, con il quale si finisce per provare una strana empatia. 

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L'intervista

Un film che racconta la solitudine che crea i mostri. Il serial killer nasce da questo?

Nel film la violenza non si vede, pur raccontando un serial killer, non vediamo gli omicidi, ci sono il prima e dopo, mentre invece c’è la solitudine, da cui nasce il male.

Il personaggio è ispirato al serial killer di Foligno. Perché?

Feci la tesi di laurea su Luigi Chiatti, che incontrai ed essendo affetto da disturbo narcisistico, era felice di essere chiamato mostro; era ripugnante quando raccontava i delitti, ma quando ho appreso quello che ha subito nell’infanzia ho provato compassione.

Ed anche nel film, si entra spaventati, ma si esce commossi, perché è un thriller, ma anche un film romantico.

Il film tratta anche un tema molto delicato, il revenge porn, subito da una ragazzina. Difficile solo parlarne?

Non conosciamo nulla del mondo degli adolescenti, vivono in un’altra dimensione di cui non sappiamo nulla, neanche i pericoli a cui sono esposti e questo andava raccontato. 

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Nel film precedente due superstar, qui gli attori sono resi anonimi. Come mai?

Volevo premiare le interpretazioni. Chiedere al pubblico di andare al cinema senza conoscere il cast, è come dire affidatevi al realismo della storia, ciò che conta di più. Sul set ho isolato il protagonista per nove settimane, non poteva parlare con nessuno, ma solo con me. Quando l’ho liberato dal vincolo è scoppiato in un pianto liberatorio.

Oggi c’è una vera e propria serial killer mania. Il male continua a suscitare curiosità?

E’ vero è tornata di moda, questa figura pop degli anni Novanta che era sparita, ora è ovunque ed io sono lì (ride ndr). Il male raccontato, comunque, è sempre consolatorio, perché il film fornisce una spiegazione, mentre nella realtà non è mai così.

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