Elodie, sexy moglie di un boss nel film “Ti mangio il cuore”: alla Mostra del Cinema di Venezia sarà la grande sorpresa

La cantante Elodie in "Ti mangio il cuore" di Pippo Mezzapesa
La cantante Elodie in "Ti mangio il cuore" di Pippo Mezzapesa
di Leonardo Jattarelli
Giovedì 28 Luglio 2022, 17:18 - Ultimo agg. 18:26
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C’è già chi dice che sarà la grande sorpresa della prossima Mostra del Cinema di Venezia, al via il 31 agosto. E c’è anche chi, invidioso, dice che forse “è anche troppo”, nel senso che Elodie, ormai popstar nel firmamento della musica italiana, non solo è un’ottima cantante ma anche una bellissima e sexy trentaduenne e ora aggiunge alle sue doti anche quelle di attrice carismatica per il film “Ti mangio il cuore”, in concorso nella sezione Orizzonti del Festival. Dunque cosa manca a Elodie Di Patrizi (così all’anagrafe) nata e cresciuta nella borgata romana di Quartacciolo da padre italiano (artista di strada) e madre francese creola (ex modella e cubista), originaria della Guadalupa? Praticamente nulla. E l’attesa diventa spasmodica per seguire la sua interpretazione nel gangster-movie diretto da Pippo Mezzapesa; otto settimane di riprese in Puglia, il film “Ti mangio il cuore” prodotto da Indigo Film con Rai Cinema e realizzato con il contributo dell’Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia, vede accanto ai protagonisti Elodie e Francesco Patanè anche Lidia Vitale, Francesco Di Leva, Tommaso Ragno, Giovanni Trombetta, Letizia Cartolaro, Michele Placido e Brenno Placido.

Si parla di debutto cinematografico per Elodie ma in realtà la cantante aveva già fatto capolino nel cinema in un cameo per “Non c’è campo” di Federico Moccia nel 2017 dove era anche presente nella colonna sonora con il brano “Semplice”. 

Tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini edito da Feltrinelli, “Ti mangio il cuore” (che uscirà nelle sale il 22 settembre) è un gangster movie e una grande, tragica storia d’amore, con la sceneggiatura firmata da Antonella Gaeta, Pippo Mezzapesa e Davide Serino.

La fotografia è di Michele D’Attanasio, la scenografia di Daniele Frabetti, i costumi di Ursula Patzak, il montaggio di Vincenzo Soprano e musiche di Teho Teardo. In un'intervista, la cantante si è detta onorata di prendere parte a questo progetto e ha raccontato che questa nuova esperienza significa abbattere un muro e darsi la possibilità di scoprire un modo ancora inesplorato per lei, di crescere e conoscersi meglio. Il regista Pippo Mezzapesa ha aggiunto che «Elodie è forza, istinto e bellezza». 

Arso dal sole e dall’odio, il promontorio del Gargano è conteso da criminali che sembrano venire da un tempo remoto governato dalla legge del più forte. Una terra arcaica da Far West, in cui il sangue si lava col sangue. A riaccendere un’antica faida tra due famiglie rivali è un amore proibito: quello tra Andrea, riluttante erede dei Malatesta, e Marilena (Elodie), bellissima moglie del boss dei Camporeale. Una passione fatale che riporta i clan in guerra. Ma Marilena, esiliata dai Camporeale e prigioniera dei Malatesta, contesa e oltraggiata, si opporrà con forza di madre a un destino già scritto.

La storia del film è dunque in qualche modo il ritratto di quella che è definita la quarta mafia italiana e il libro da cui è tratto è una inchiesta sull’abisso non ancora esplorato della Società foggiana. Nessuno parla, nessuno vede, nessuno ricorda. Perché chi parla è un morto che cammina. «Da tempo in Italia non esistono più soltanto la mafia siciliana, la camorra e la ‘ndrangheta - così si legge nella prefazione del libro -. C’è una quarta mafia, che oggi è la meno raccontata e conosciuta. Eppure, dopo la ‘ndrangheta è la più potente. E anche la più feroce. Nelle terre che si estendono dal promontorio del Gargano a Cerignola, fino a Foggia e San Severo, la Società foggiana ha il proprio centro operativo, ma i suoi tentacoli sono ormai estesi in un enorme giro di affari internazionale. La sua violenza è arcaica e bestiale. I suoi membri firmano gli omicidi sparando al volto della vittima, perché deturpare le sue sembianze significa cancellarne la memoria. Della vittima, poi, leccano il sangue. Fanno sparire i cadaveri dandoli in pasto ai porci - per forza predatoria e per omertà. Si nasce, si cresce e si muore nel culto della vendetta. Sangue chiama sangue. Dagli anni Settanta ad oggi - racconta ancora la nota di Feltrinelli - gli omicidi irrisolti sono 280. Trentacinque solo nel biennio 2015-2017. Negli ultimi dieci anni, dunque, il pedaggio di sangue è stato di due morti ammazzati al mese. La Società foggiana è oscenamente ricca. Ha il monopolio dell’industria agroalimentare. I silos di grano più grandi d’Europa sono qui. Da molti anni gestisce per la camorra e la ‘ndrangheta i traffici di droga, cocaina ed erba, e ora anche di rifiuti. E la politica è subalterna». Ti mangio il cuore è dunque un’inchiesta inedita che intreccia le dichiarazioni di investigatori, magistrati e semplici testimoni di questo inferno, per smascherare una catastrofe civile che è stata ignorata troppo a lungo.

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