Pierfrancesco Favino miglior attore ai Nastri d'argento: «Il successo? A 50 anni è molto meglio»

Favino miglior attore ai Nastri d'argento: «Il successo? A cinquant'anni è molto meglio»
Favino miglior attore ai Nastri d'argento: «Il successo? A cinquant'anni è molto meglio»
di Gloria Satta
Martedì 7 Luglio 2020, 07:45 - Ultimo agg. 08:30
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Nella 74ª edizione dei Nastri d'argento dedicata a Ennio Morricone, Pierfrancesco Favino ha trionfato per il ruolo di Bettino Craxi al tramonto nel film di Gianni Amelio Hammamet. Felicissimo, l'attore 50enne è stato premiato dalla compagna Anna Ferzetti che conduceva la serata. Un bacio e poi subito: «Noi possiamo baciarci, siamo congiunti». Un'emozione nell'emozione del Nastro, assegnato dal Sindacato Giornalisti Cinematografici guidato da Laura Delli Colli e ultimo riconoscimento in ordine di tempo toccato a Favino, Picchio per gli intimi, che dopo Il Traditore di Marco Bellocchio è stato proiettato nello star system internazionale tanto da essere nominato membro dell'Academy, l'istituzione che assegna gli Oscar.
 


Quarto Nastro della sua carriera, cosa rappresenta per lei?
«Un riconoscimento importante perché viene dai giornalisti cinematografici, gli specialisti del settore. E proprio nel momento in cui inizio ad avere una pienezza espressiva».

Le dispiace che il grande successo sia arrivato a 50 anni?
«No, ringrazio i registi che hanno creduto in me. Sono felice di tutto quello che mi sta succedendo. Non ho sassolini nella scarpa e credo di potermi fidare di tutto quello che ho imparato. A 20 anni non avrei potuto fare certi ruoli. Invece, a 50, ho tante sfumature di umanità da raccontare».

Come svolgerà il ruolo di membro dell'Academy?
«Ho chiesto di poter monitorare i nuovi talenti. È un compito che mi appassiona, in linea con la scuola L'Oltrarno per giovani attori che abbiamo aperto a Firenze. È il mio modo di investire sul futuro».

A proposito, fa ancora il produttore?
«Sì, con Maurizio Piazza, Tendercapital e Vision ho appena prodotto il terzo film di Claudio Noce, Padre nostro. Una bellissima storia che ha per protagonisti due adolescenti. Io interpreto il padre di uno di loro».

Il futuro del cinema è sempre più in streaming?
«Durante il lockdown i consumi sul web sono aumentati e ora le piattaforme dovranno essere considerate non come antagoniste della sala, che non può e non deve morire, ma come un'occasione per moltiplicare la fruizione dei film. Grande schermo e schermi digitali dovranno dialogare».

E a lei, personalmente, cosa ha lasciato l'isolamento?
«La certezza che siamo parte di un tutto. Un virus invisibile ha avuto il potere di rivoluzionare le nostre vite, costringendoci a mettere in fila le priorità e ripensare il nostro modo di vivere. La pandemia ha prodotto un cambiamento a cui dovremo abituarci».

Cosa si aspetta, oggi, dal suo lavoro?
«Di farlo sempre al meglio. Tre anni fa non avrei mai immaginato che avrei interpretato Tommaso Buscetta (ne Il Traditore, ndr), Craxi e presentato Sanremo... Sono arrivato al punto in cui un attore dimentica la tecnica per spingersi dove la sua immaginazione è già arrivata. E rimango curioso degli esseri umani».

Il 15 luglio tornerà in sala Gli anni più belli di Gabriele Muccino, in cui lei fa il cinico Giulio: quanto c'è di suo nel personaggio?
«Niente, a parte la volontà di mettersi in secondo piano rispetto alla crescita dei figli. A differenza di Giulio, io sono molto leale e il mio desiderio tenace di riuscita non somiglia al suo. Ma non giudico mai i miei personaggi, nemmeno Buscetta o Craxi. Sono felice di tornare in sala con questo film di Muccino, davvero emozionante».

E quando tornerà sul set?
«Abbiamo completato la commedia romantica Corro da te di Riccardo Milani: in coppia con Miriam Leone, interpreto un uomo che scopre una nuova abilità sentimentale. Ad agosto gireremo Moschettieri del re 2 di Giovanni Veronesi in cui farò ancora D'Artagnan. Sono felicissimo».

Perché?
«Perché si torna alla commedia. C'è tanto bisogno di allegria e leggerezza».
 

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