Festival del cinema di Venezia, Margherita Mazzucco è Chiara: «Ribelle e femminista»

Festival del cinema di Venezia, Margherita Mazzucco è Chiara: «Ribelle e femminista»
di Titta Fiore
Sabato 10 Settembre 2022, 10:00
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VENEZIA - Com'era Chiara, la ragazza di nobili origini che a diciotto anni scappa dalla casa paterna per unirsi all'amico Francesco e creare con lui una comunità di liberi e uguali? Cosa pensava, come si muoveva, cosa sognava? Susanna Nicchiarelli, regista del quinto e ultimo film italiano in concorso, racconta la santa patrona d'Italia come una giovane ribelle, una rivoluzionaria. Una femminista ante litteram che non voleva saperne di stare un passo indietro agli uomini. «Il modo in cui è stata raccontata dalla storiografia ufficiale non le rendeva giustizia» dice la regista. «Volevo trasmettere la radicalità del suo messaggio politico, la sua battaglia di rinnovamento combattuta con l'entusiasmo contagioso della gioventù, la sua sfida ai canoni del tempo: povertà al posto di accumulo di beni, solidarietà, uguaglianza e apostolato attivo, che nel Medioevo era proibito alle donne».

Nicchiarelli si è documentata sui testi di Chiara Frugoni, scomparsa cinque mesi fa («ma sono riuscita a farle vedere il film e gliel'ho dedicato, senza i suoi consigli, la sua profonda conoscenza della materia non avrei girato») e ha voluto che i protagonisti di «Chiara» fossero, come erano nella realtà, due ragazzi: Margherita Mazzucco, vent'anni, che è stata Elena in «L'amica geniale», nei panni della santa ribelle e Andrea Carpenzano, ventisette, in quelli di Francesco.

E li ha fatti parlare in volgare umbro, «perché i francescani erano questi, portavano il messaggio dei Vangeli fuori dalle chiese, nella lingua che la gente usava tutti i giorni. Girare in italiano moderno avrebbe fatto perdere un elemento decisivo della storia». Dopo aver raccontato con «Nico» il mondo dell'underground e con «Miss Marx» la storia della figlia del filosofo del «Capitale» in chiave punk rock, ora con «Chiara» la regista chiude idealmente una trilogia di potenti ritratti femminili. E come sempre nel suo cinema, la musica è stata determinante: «Non potevo non farli cantare e ballare, ho pensato alla gioiosità di un Jesus Christ Superstar tra i borghi del Centro Italia, affidandomi alle ricerche di musica sacra dell'ensemble dell'Anonima Frottolisti». Tanti film hanno raccontato la vita di Chiara e Francesco: «Bellissimo quello della Cavani, ma io mi sento più vicina alle atmosfere pasoliniane di Uccellacci e uccellini». Il Papa vedrà il vostro? «Magari». 

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Naturalezza e modernità le caratteristiche richieste agli attori. «Mazzucco ha ancora l'aspetto di una bambina, al tempo stesso è fragile e carismatica. Carpenzano mi aveva commosso con la sua recitazione così istintiva nel Campione. Non sono credente, ma credo che l'elemento spirituale sia la vera forza del film, regalando solidità ai personaggi e spiegando l'ostinazione delle loro scelte». Che ne dicono i protagonisti? Andrea: «Io di Francesco sapevo davvero poco, mi è piaciuto che entrambi portassero avanti una rivoluzione». E Margherita: «Per me Chiara è stata una scoperta. Susanna mi ha detto di pensarla come una ragazza degli anni Settanta, ostinata e libera». Modelli? «Mi è piaciuta la Chiara di Helena Bonham-Carter nel film di Liliana Cavani, selvaggia, con i capelli corti, sporca di terra. Vera. Me la sono immaginata quasi sorpresa da quello che le succede intorno, dai miracoli che riesce a fare, aveva un grande magnetismo ma allo stesso tempo era anche fragile, la sua umanità è stata la chiave giusta per interpretarla». Differenze con il set de «L'amica geniale»? «I personaggi non potrebbero essere più diversi, ma la serie è stata girata come un film, con la stessa attenzione, non ho avvertito il cambiamento». Vent'anni ancora da compiere, poco amante dei social, Margherita continua a vivere a Napoli con la famiglia e appena può le piace rifugiarsi in campagna, nella quiete del Cilento. Dice: «Chiara è un film necessario, parla degli ideali di due ragazzi e i giovani hanno sempre bisogno di credere in qualcosa». La politica può ancora dare risposte? «Non lo so, è la prima volta che voto. Mi sembra che in giro ci sia molta confusione, è difficile orientarsi, si fanno tante chiacchiere ma non si discute seriamente di programmi. Mi piacerebbe sapere cosa pensano di fare per l'ambiente, la famiglia, il lavoro. Insomma, con quale futuro dovremo fare i conti». 

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