Festival di Cannes 2023, Nanni Moretti sul red carpet: «Mi sono messo a nudo»

«La destra fa la destra, ma sono sicuro che piano piano la sinistra riprenderà a fare la sinistra»

Nanni Moretti sul red carpet
Nanni Moretti sul red carpet
di Titta Fiore
Giovedì 25 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 26 Maggio, 07:11
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Dopo l'accoglienza trionfale e i tredici minuti di applausi per «Rapito», ieri è sceso in campo un altro pezzo da novanta del cinema italiano, il più atteso dai francesi che lo adorano: Nanni Moretti. E mentre per Marco Bellocchio arrivano le critiche assai positive della stampa internazionale (The Guardian: «Questo film è già un classico»; Variety: «Si fa caldamente raccomandare»; La Croix: «Un dramma storico lirico e possente»), il regista de «Il sol dell'avvenire» si gode l'ottava partecipazione a Cannes della sua carriera: «Sono venuto la prima volta al festival nel 1978 con “Ecce bombo”, non c'era il tappeto rosso e i film si vedevano di pomeriggio nel vecchio palazzo al centro della Croisette. Ricordo che avevo una giacca gialla a quadretti comprata di seconda mano ed ero totalmente inconsapevole dell'importanza dell'evento. Quell'anno vinse Olmi con “L'albero degli zoccoli”». Con «Caro diario» arrivò il primo premio, per la migliore regia: «Clint Eastwood era presidente della giuria, mi colpì che molti anni dopo ancora si ricordasse della mia Vespetta». Nel 2001 vinse la Palma d'oro con «La stanza del figlio», battendo il blasonato David Lynch. E poi tante altre occasioni di incontro e di confronto con registi e artisti di tutto il mondo. «Anch'io sono stato in giuria a Cannes, due volte. Nel 1997 con Isabelle Adjani e Tim Burton, simpaticissimo e sempre sorridente, tranne la mattina in cui ci chiusero in una villa guardata a vista dalla polizia per decidere il palmares. Disse di aver fatto sogni terribili». Quindici anni dopo, quando toccò a lui fare il presidente, assegnò il massimo premio al potente «Amour» di Haneke: «Essere in giuria mi è sempre piaciuto molto, ci si diverte, è bello».

«Il sol dell'avvenire», scatola nera del morettismo in cui Nanni ha riversato le sue ossessioni, i sogni e le malinconie, è un successo con quattro milioni di incasso al botteghino e ha superato i 500mila spettatori.

Un risultato nient'affatto scontato, in tempi di crisi delle sale. Se lo aspettava? «Sapevo di essermi messo a nudo, è un film pieno di cose. Mi ha fatto piacere che tanti giovani registi abbiano detto di aver ritrovato grazie al film energia e fiducia nella potenzialità del cinema. Succede anche a me, quando vedo una bella storia mi viene voglia di mettermi all'opera». I cineasti che preferisce? «Quelli capaci di fare film che costano pochissimo e non sono modaioli. Perfetti per la rassegna che dedico ai talenti esordienti, “Bimbi belli”». E cosa non gli piace? «I film solo teoricamente commerciali. Spesso si dice che sono fatti per il pubblico, però un po' di attenzione in più sarebbe auspicabile. La vitalità di un'industria si vede anche dalla confezione». 

Si è mai chiesto, Moretti, magari ai tempi dei girotondi e di «D'Alema di' qualcosa di sinistra», che cosa sarebbe successo se nel 56 sui fatti d'Ungheria il Pci avesse preso le distanze da Mosca, come si vede alla fine de «Il sol dell'avvenire»? «In un'intervista filmata che conservo in un cassetto lo chiesi a Pietro Ingrao, ma lui mi guardò facendomi sentire il più ingenuo degli ingenui. Però tante volte ho pensato a quel possibile snodo. Ci sono registi che con compiacimento buttano in faccia allo spettatore una realtà orrenda. Io ho preferito sognare una realtà diversa, migliore». Pensa che ci sia ancora bisogno dell'utopia? «Certo, ma conta sempre il percorso, guai a considerare il cammino concluso». 

Rilassato, disponibile, Moretti dedica solo poche parole alla politica italiana di oggi: «La destra fa la destra, ma sono sicuro che piano piano la sinistra riprenderà a fare la sinistra». Mentre sulla terribile alluvione in Emilia Romagna sottolinea: «Mi ha colpito la reazione della gente, la loro intelligenza, la loro mancanza di vittimismo e il buonumore». Accanto a lui, gli attori del film Mathieu Amalric, Barbora Bobulova e l'amica Margherita Buy, «che sta girando un film sulla paura di volare ed è venuta a Cannes in macchina. Quindi, il cinema non è terapeutico». Con il produttore Procacci racconta, ridendo, di come lo abbia convinto a girare in quattro occasioni diverse il finale con la grande parata ai Fori Imperiali. Tra poco Nanni compirà 70 anni, che progetti ha? «Due giorni dopo il compleanno comincerò le prove della mia prima regia teatrale su due testi di Natalia Ginzburg. Sarò molto impegnato a studiare». 

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