Festival di Cannes 2023, la Palma d'Oro delle polemiche

Justine Triet vince e attacca frontalmente il governo Macron

Justine Triet con la Palma d'Oro
Justine Triet con la Palma d'Oro
di Titta Fiore
Lunedì 29 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 15:51
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Archiviati i premi, la cena di gala del festival e i fuochi di artificio, in Francia tiene banco la polemica sulle dichiarazioni della Palma d'oro Justine Triet. Ritirando il massimo riconoscimento per «Anatomie d'un chute» in diretta tv, la regista aveva attaccato frontalmente il governo Macron su pensioni e politica culturale: «Questo paese è attraversato da una contestazione di portata storica negata e repressa in modo scioccante». Quanto alla cultura, allarme doppio: «L'approccio neoliberista del governo sta per cancellare l'eccezione culturale francese». Ovvero un modello di aiuti pubblici al cinema «senza il quale oggi non sarei qui». 

Immediata la replica della ministra della Cultura Rima Abdul Malak che su Twitter si è detta felice del premio a un'artista francese, ma «estomaquée», disgustata, «per un discorso ingiusto».

E alle sue rimostranze si è accodato mezzo governo. Se lo aspettava, Triet? «Capisco la ministra, ma non sono la sola a pensarla così» ha spiegato la vincitrice di Cannes alla radio francese, «c'è un sacco di gente che vive questo disagio. Per me è facile trovare finanziamenti, ma le piccole produzioni sono in seria difficoltà». Ed è per loro che ha voluto essere «provocatoria» in una serata tanto speciale: «Oggi sta passando l'idea che bisogna sostenere solo i film capaci di produrre reddito. Invece l'eccezione culturale, che tutti ci invidiano, permette agli autori di fare il cinema che sognano, non solo merchandising. Ecco perché è fondamentale».

Naturalmente la questione si è subito trasferita sui social con scambio di fervide congratulazioni e simpatici insulti da destra e sinistra. La regista incassa l'appoggio del segretario del Partito comunista Russell e del leader della sinistra «Insoumise» Mélenchon («ha un coraggio pari al suo talento») e, dall'altra parte, il risentimento del ministro dell'Industria Lescure («Anatomia dell'ingratitudine di una professione che aiutiamo tanto») e molte ironie sui «ribelli da salotto», versione aggiornata della «gauche caviar». Justine Triet, 45 anni, un marito regista e sceneggiatore, Arthur Harari, sette film all'attivo, terza donna a vincere la Palma in 76 anni di festival, dopo Jane Campion e Julia Ducournau, non ha fatto una piega: «A Cannes si è sempre parlato di politica, è un luogo dove vige libertà di pensiero e di parola, non penso di aver detto cose molto diverse da quelle che pensa la gente, basta guardare cosa succede per le strade di Parigi».

Non si sa se la Palma d'oro sia stata assegnata all'unanimità o se i giurati abbiano discusso fino all'ultimo sul grande favorito della vigilia, Jonathan Glazer di «The zone of interest», che ha impressionato tutti e ha portato a casa il secondo premio del palmares, il Grand Prix du Jury. Fedele alle regole di Cannes, lo svedese Ruben Ostlund, presidente con due Palme d'oro all'attivo, ha tenuto la bocca chiusa. Ma a chi gli chiedeva se fosse deluso dal verdetto, Glazer ha sorriso amaro: «Che domanda crudele...». Alla cena di gala non ha nascosto la propria delusione il coproduttore francese del commovente film di Ken Loach, che ha colpito al cuore il festival ed è stato completamente ignorato. Aki Kaurismaki, un altro maestro del cinema europeo con aspettative alte per il romantico «Fallen Leaves», ha mandato gli attori del film a ritirare il Prix du jury, il più debole riconoscimento del palmares. Abbastanza eloquente.

E gli italiani? Bellocchio, Moretti e Rohrwacher sono stati molto applauditi, apprezzati, stimati con i loro film in sala e al mercato. Ma non è bastato per entrare nella rosa dei vincitori. Succede, con le giurie eterogenee dei festival (dove forse avrebbe giovato avere un rappresentante italiano), e in un concorso con molti titoli di qualità. In chiusura Bellocchio ha incassato i complimenti del delegato generale Frémaux («davvero un gran bel film che merita ogni successo») e il rammarico della nuova presidente di Cannes Iris Knobloch («ho tanto sperato in un premio per “Rapito”). In ogni caso, il cinema italiano è stato protagonista sulla platea internazionale di Cannes ed è questo il dato che conta. Altra buona notizia: tutti i film del palmares si vedranno nelle nostre sale. Però è curioso: una giuria di giovani che cercava programmaticamente il nuovo nei linguaggi e nella narrazione ha finito per assegnare la Palma a un film di genere. Un potente, inquietante, tesissimo, molto ben fatto legal thriller. 

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