Cinema italiano: i film che hanno subito censure, limitazioni e denunce

Cinema italiano, i film che hanno subito censure, limitazioni e denunce
Cinema italiano, i film che hanno subito censure, limitazioni e denunce
Martedì 6 Aprile 2021, 09:00 - Ultimo agg. 18:41
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Dalle denunce di tutti i film di Pier Paolo Pasolini fino alla condanna con distruzione delle bobine di "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci, passando per i tagli a "Rocco e i suoi fratelli" di Luchino Visconti e il sequestro di "Il pap'occhio" di Renzo Arbore: nel secondo dopoguerra la censura cinematografica in Italia, sulla base di una legislazione potenziata dal fascismo, mise nel mirino ogni opera non convenzionale, accomunando capolavori a film di modesta levatura. Ma da oggi non sarà più così. Da oggi la censura alle opere cinematografiche, da parte dello Stato, non sarà più ammessa e ci sarà una Commissione apposita incaricata di classificare i film.

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Se pellicole come "Gioventù perduta" del 1948 di Pietro Germi,  "Adamo ed Eva" del 1950 di Mario Mattoli, "Totò e i re di Roma" del 1952 di Steno e Mario Monicelli, "Anni facili" del 1953 di Luigi Zampa, fossero state prodotte nel 2021 non avrebbero dovuto scendere a compromessi e subire amputazioni e rimaneggiamenti forzosi. Stesso discorso per film come  "Le avventure di Giacomo Casanova" del 1955 sempre di Steno e "I dolci inganni" di Alberto Lattuada datato 1960.

Nonostante nel 1962, con l'avvio dei governi di centro-sinistra, fu varata una riforma per sopprimere parecchie limitazioni e circoscrivere l'azione censoria ai film in cui si fosse identificata l'offesa al buon costume, la prudenza dei censori innescò un nuovo fenomeno.

Contro i film approvati dall'apposita commissione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo insorsero procuratori, singoli cittadini e associazioni che, appellandosi al codice penale, chiesero il sequestro delle opere ritenute indecenti.
Caso di scuola il destino della pellicola di Bernardo Bertolucci "Ultimo Tango a Parigi" del 1972 condannato per "esasperato pansessualismo fine a se stesso" e per questo costretto a distruggere tutte le copie in circolazione. L'opera del regista venne poi scagionata solo nel 1987 con una sentenza riparatrice.

Con il decreto firmato dal ministro della Cultura Dario Franceschini la limitazione alla libertà degli artisti non sarà piò ammessa. 

        

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