«Finché c’è crimine c’è speranza», set ai Quartieri con l'altare di Maradona

«Finché c’è crimine c’è speranza», set ai Quartieri con l'altare di Maradona
di Giovanni Chianelli
Martedì 23 Marzo 2021, 23:48 - Ultimo agg. 29 Marzo, 18:09
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È la prima volta che l’altare di Diego Armando Maradona ai Quartieri spagnoli, allestito dalla pietà popolare dopo la scomparsa del campione, finisce in un film. Addirittura, per diventare uno spartiacque cronologico: «Chiunque sa della morte di Diego. Se si mostra il suo altare si capisce che si sta parlando dei nostri giorni», spiega Massimiliano Bruno, che ha un forte bisogno di datare il suo «Finché c’è crimine c’è speranza», terza parte di una trilogia iniziata con «Non ci resta che il crimine» e «Ritorno al crimine», (che ancora non è andato in sala per vie della chiusura dei cinema). Perché la storia racconta le gesta di un gruppo di scalcinate guide turistiche - interpretate da  Edoardo Leo, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi - che grazie a un «ponte di Einstein-Rosen» si ritrovano a viaggiare nel tempo e a entrare in contatto con il mondo della malavita di varie epoche.

Se lunedì sono finiti nel cuore di Napoli, però, oltre al «doveroso omaggio a Troisi», come dice Bruno, perché già dal titolo la trilogia si richiama a «Non ci resta che piangere», è per ingaggiare Giampaolo Morelli, nei panni di uno studioso di storia contemporanea.

Stavolta, infatti, il salto cronologico li condurrà nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale: «La missione è delicata: dobbiamo tentare di rubare la “Gioconda”», racconta Morelli. Nel film ha un nome dal sapore calcistico, Claudio Ranieri: «Ah, ti ho seguito al Leicester, complimenti per la vittoria», gli dice uno svampito Tognazzi nella scena girata ai Quartieri. Il calcio, forse per via della presenza del nume tutelare, ritorna anche in un’altra battuta: «Ora voglio vedere se avete il coraggio di gridare Forza Roma», fa Morelli al gruppo di ospiti capitolini. E il giorno dopo della nuova vittoria del Napoli contro i giallorossi (dopo che proprio un’affermazione ai danni della Roma aveva bagnato l’esordio dello stadio Maradona, all’andata) non può passare inosservata: gli abitanti dei Quartieri applaudono.

Nel cast anche Giulia Bevilacqua, una complice del gruppo, Carolina Crescentini, che a Napoli dopo i «Bastardi di Pizzofalcone» è di casa, e Ilenia Pastorelli, presente dal primo episodio della trilogia. Bruno, 50 anni, che del film è anche sceneggiatore e attore, spiega la scelta della location: «Mi sembrava il massimo girare qui per datare in modo immediato il racconto. Volevo qualcosa di più del solito Vesuvio, i Quartieri hanno una forza narrativa assoluta e questo luogo è destinato a restare nel tempo come culla di un culto mondiale, quello per Diego». Il regista parla di un legame indissolubile, anche dopo la morte, tra la città e il calciatore: «Diego è entrato nel pantheon, fa compagnia a Totò, Eduardo, Daniele e Troisi. Maradona ha una fama planetaria e sarà un’occasione artistica e turistica da non perdere, per chi vive qui e ha contribuito al suo culto».

Un ultimo commento è sulla vis comica partenopea: «Se dovessi fare come nelle barzellette direi che i milanesi hanno una comicità europea, sottile, brechtiana. I romani sono più bulli e plateali, i napoletani invece fanno un lavoro di scavo, si prendono in giro da soli e non sono mai offensivi verso il prossimo. Sono autoironici e accoglienti anche quando scherzano». Le riprese del film, prodotto da Lucisano Media Group, proseguono oggi e domani a Monte di Procida, continueranno poi a Roma. 

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