Giampaolo Morelli, Falla girare: «Fondo la mia cultura napoletana con il cinema Usa»

Il nuovo film di Morelli, regista e protagonista, da domani in esclusiva su Prime Video

Giampaolo Morelli sul set di Falla girare
Giampaolo Morelli sul set di Falla girare
di Titta Fiore
Giovedì 24 Novembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15:05
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In un futuro distopico, ma non troppo, un virus misterioso distrugge tutte le piantagioni di canapa. La cannabis non esiste più, ma un influencer in disgrazia, Natan, trova per caso l'ultimo esemplare superstite e decide di restituire la preziosa piantina al mondo, caduto in un abisso di infelicità. Per farlo, mette insieme una banda scalcagnata che si infila in rocambolesche avventure che coinvolgono delinquenti nostrani, mafia cinese, persino il Papa, le guardie svizzere e gli orti vaticani. Accade in «Falla girare», il nuovo film di Giampaolo Morelli, regista e protagonista, da domani in esclusiva su Prime Video, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano con Vision Distribution. Nel cast, con Giovanni Esposito, Ciro Priello e Fabio Balsamo dei The Jackal, Laura Adriani, anche Leopoldo Mastelloni e la partecipazione straordinaria di Michele Placido. Tra arti marziali alla «Kill Bill», poliziotte sotto copertura e commedia romantica le sorprese, insomma, non mancano.

Action movie, sorrisi e sentimenti: come nasce questo progetto, Morelli?
«Volevo fondere la cultura napoletana, la mia identità, con la passione per il cinema americano, per i film d'azione degli anni Ottanta e Novanta che hanno formato il mio gusto di spettatore e che ho richiamato nei colori, nella fotografia, nella music e nel formato anamorfico».

Il tutto sullo sfondo di Napoli.
«Certo, la napoletanità fa parte del mio Dna e non va confusa con la napoletaneria, cioè con i cliché, i luoghi comuni.

Noi napoletani possiamo raccontare ogni tipo di storia e la città è capace di accoglierle tutte. Come New York. Si è mai visto uno spettatore di Boston dispiacersi per un film americano ambientato a New York? E perché un film napoletano non dovrebbe essere amato ovunque?».

I protagonisti, guidati da un influencer e da un giornalista un po' sfigato, vogliono far rifiorire la cannabis per «riportare la felicità nel mondo».
«Nessun intento politico. La mia è una commedia classica: vuole intrattenere e far sorridere sulla società in cui viviamo, sul ruolo dei social network, sulle derive mediatiche, sul complottismo che ha imperversato durante la pandemia. La cannabis è solo un pretesto per parlare di attentati alla libertà. Per me la felicità sta nella libertà. Ognuno deve essere libero di scegliere, a meno che realtà oggettive impongano diversamente. Diciamo che sono contro il pensiero unico».

Il protagonista, Natan, è un influencer che ha conosciuto tempi migliori.
«Non c'è alcuna critica al mondo dei social. Natan lavora con la sua immagine, ma ha un animo gentile e ha ragione a dire che in fondo tutti usiamo dei filtri per migliorare il nostro aspetto: che cos'altro sono gli abiti, il trucco, le case che abitiamo? I social hanno il merito di avvicinare le persone, ma non aiutano il contatto umano. Falla girare è anche una storia di solitudini».

Come si è preparato alle scene action?
«Mi sono concentrato sulla caratterizzazione dei personaggi, con un preciso lavoro di sceneggiatura, lasciando poco spazio all' improvvisazione».

Non manca il boss camorrista.
«Tenevo molto al ruolo di Leopoldo Mastelloni, non volevo un cattivo alla Gomorra, puntavo su qualcosa di diverso, lui è stato bravo a dare visceralità a un personaggio inquietante, con una punta di perfidia».

Il film esce direttamente sulla piattaforma streaming, saltando il passaggio in sala. Che ne dice?
«Mi fa piacere, perché spero di arrivare a una platea molto vasta, anche se resto un nostalgico della sala. Ma la convivenza con lo streaming è inevitabile, la tecnologia procede a passi da gigante e non si può fermare il progresso. L'importante è fare bei film, poi il supporto lo deciderà il tempo».

Parlando della crisi del cinema in sala Nanni Moretti ha detto che si fanno troppi film brutti. È d'accordo?
«È vero, spesso si fanno film brutti, sempre le stesse storie, con gli stessi cast. E se la commedia non fa ridere, lo capisci subito. Ma anche il cinema d'autore non se la passa meglio, fatti salvi quattro o cinque nomi validi, molti film vengono dimenticati in un attimo».

E lei, cosa prepara?
«Il terzo film da regista, dopo Sette ore per farti innamorare e Falla girare non ho intenzione di fermarmi. Anzi, lo sto già scrivendo». 

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