Giovanni Esposito: «Il mio Apicella, tra chitarra e Isola dei famosi»

Giovanni Esposito: «Il mio Apicella, tra chitarra e Isola dei famosi»
di Diego Del Pozzo
Martedì 8 Maggio 2018, 10:56
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Nel bestiario umano assemblato sul grande schermo da Paolo Sorrentino per i due capitoli del suo «Loro», il graffiante kolossal dedicato a un Berlusconi crepuscolare e alla misera Italia del suo tempo, spiccano i personaggi interpretati da due attori campani di primo livello come Roberto De Francesco e Giovanni Esposito, il primo nei panni di un manager talent scout parzialmente ispirato a Lele Mora, il secondo nel ruolo del fido chansonnier Mariano Apicella. E mentre «Loro 1» ha finora incassato già 3.200.000 euro, entrambi gli attori ritornano anche nel secondo capitolo, in uscita nei cinema italiani giovedì e focalizzato maggiormente sulla figura del Silvio B. interpretato da Toni Servillo e sul suo rapporto sentimentale in crisi con la moglie Veronica Lario, che ha il volto di Elena Sofia Ricci.

Per costruire il suo personaggio, un attore esperto e di lunga militanza anche teatrale come De Francesco ha lavorato fianco a fianco col regista vincitore dell'Oscar per «La grande bellezza»: «Essendo una sorta di agente televisivo», racconta l'interprete casertano, «che in qualche modo gestisce un giro di attricette e soubrette, con Paolo abbiamo deciso di guardare alla tradizione più generale di questo tipo di fauna umana decisamente ambigua, piuttosto che a qualche personaggio specifico. E abbiamo concordato che gli andava dato un aspetto, con relativa connotazione, non del tutto caricaturale, bensì che potesse far emergere una certa leggerezza, ma anche i suoi elementi più disgraziati, capaci magari anche di suscitare una certa tenerezza e un senso di pena per la vacuità assoluta di queste esistenze, che accumulano soltanto vuoto e vuoto si ritrovano».

Da parte sua, anche Esposito spiega di non aver guardato troppo al vero Mariano Apicella: «Paolo voleva un personaggio che sapesse atteggiarsi anche in modo un po' nordico, per poter essere il più vicino possibile al suo Re Sole. In pratica, uno che cercasse di ripulirsi il più possibile dalle sue origini. La vera sfida, per me, è stata quella di imparare a suonare la chitarra. La produzione mi ha affidato per tre mesi alle cure di un bravissimo insegnante, Roberto Cardinali, che mi ha trasmesso velocemente i rudimenti grazie ai quali ho potuto suonare i pezzi del film. Il bello è che adesso m'è rimasta la passione per la chitarra e non vorrei smettere mai di suonarla. Sul set, però, il mio primo giorno è stato da infarto, perché in programma c'era una sequenza nella quale avrei dovuto accompagnare Toni Servillo mentre cantava, ma fino al momento delle riprese mi avevano detto che saremmo andati in playback. Poco prima del ciak, invece, Sorrentino mi fa, con la sua solita flemma: Suonerai dal vivo, ma non preoccuparti, tanto lo so che hai studiato. Poi, Toni è stato bravissimo a tranquillizzarmi e tutto è andato per il meglio».

Sia De Francesco che Esposito serbano ricordi estremamente piacevoli del set di «Loro». «Abbiamo lavorato», ricorda il primo, «in un ambiente serio ma non serioso, con Paolo che nel mio caso dava indicazioni molto basiche, riguardanti anche piccole intonazioni e sfumature del carattere, con un approccio molto classico. Il mio personaggio saltella fuori di nuovo varie volte anche in Loro 2, anche se io il film l'ho visto tutto intero nella proiezione per gli attori e sono rimasto colpito dalla sua compattezza oltre che dall'originalità del tocco di Paolo». Anche per Esposito, «s'è trattato di un'esperienza meravigliosa. Anche perché non avevo mai lavorato con Servillo, pur essendoci sfiorati varie volte. E con lui sul set è stato magnifico, perché abbiamo trovato un interplay immediato, fatto di pause, respiri, sguardi. Mi sono giovato molto della sua grande generosità, attraverso la quale riesce a portarti dentro il film, anche se tu sei costretto a entrarci a freddo. Poi, confrontarsi con un regista come Paolo Sorrentino, dotato di una visione talmente personale, significa ogni volta lasciarsi portare su strade inattese e farsi spiazzare: capitava a noi sul set e sta capitando al pubblico in sala. Nella seconda parte, il mio Mariano è ancora più presente e, a un certo punto, chiede al Berlusconi di Servillo», conclude l'attore, «di fargli prendere parte all'Isola dei famosi, proprio come accaduto nella realtà».
 
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