«Cinema a 2 euro: gli sconti non pagano», l'altolà del ministro piace agli esercenti

«Cinema a 2 euro: gli sconti non pagano», l'altolà del ministro piace agli esercenti
di Davide Cerbone
Sabato 1 Settembre 2018, 11:00
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Tre film e mezzo al prezzo di uno: la ricetta che Franceschini aveva escogitato per arginare l'emorragia di spettatori nelle sale si può sintetizzare in sostanza così. La levata di scudi contro i biglietti prima a due e poi a tre euro in alcuni giorni della settimana, però, non si era fatta attendere. Gli unici contenti erano gli spettatori. Tanto contenti quanto casuali, assicura Luigi Grispello, vicepresidente nazionale di Agis e Anec. «Quell'iniziativa, puramente propagandistica, ha creato solo danni sul piano economico e confusione. Il messaggio per cui la cultura non si paga o è quasi gratis è sbagliato: oltre a gravare su imprese private che hanno dei costi, toglie valore al prodotto. Di questa demagogia taglia corto l'imprenditore, che a Napoli è titolare dei cinema America Hall, Filangieri e Metropolitan non abbiamo bisogno».
 
Con motivazioni simili, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ieri da Venezia, in questi giorni epicentro del cinema nazionale e internazionale, dopo aver demolito un'icona delle politiche culturali firmate Franceschini i musei statali gratis la prima domenica del mese ha annunciato la bocciatura di un'altra idea del suo predecessore. «Che tutti gli spettatori che entrano in un cinema paghino un giorno alla settimana due euro per un film credo sia una cosa sbagliata, o meglio che non serva», ha detto, decretando senza giri di parole lo stop del governo al cinema sottocosto. Tutto, dunque, lascia intendere che i prossimi sconti in programma per i primi quattro giorni di ottobre saranno cassati. Impossibile non pensare alle domeniche gratis nei musei. Ma Bonisoli argomenta: «Stiamo parlando della fruizione di un museo statale contro un imprenditore che vive con un prodotto culturale: entrare in una sala che appartiene a un signore non è la stessa cosa. In questo caso, di accesso a un prodotto culturale, individueremo forme pesanti di incentivazione, ma non generalizzate, bensì focalizzate». Musica per le orecchie degli esercenti, che avevano parlato di «cinema svenduto», denunciando esiti niente affatto soddisfacenti: se le entusiastiche comunicazioni ministeriali magnificavano un successo da «8 milioni di spettatori portati nei cinema italiani ad un prezzo speciale tra il settembre 2016 e il maggio 2017 per i primi nove appuntamenti di CinemaDays» (questo il titolo dell'iniziativa ministeriale, ndr), il bilancio degli imprenditori del settore era ben più cupo: «Nel periodo in cui il ministero ha promosso questa iniziativa il comparto ha perso il 20 per cento di spettatori. Quelle giornate erano fuochi di paglia: la gente veniva quando si pagava 2 euro, ma poi non tornava», spiega Grispello, da anni alla guida delle sezioni campane dell'Agis e dell'Anec. «Siamo stati quasi costretti ad aderire, anche se non c'era alcuna ragione economica o culturale per farlo. Avevamo fatto capire il nostro dissenso, ma non potevamo metterci contro il ministro», si sfoga ora Grispello. Ma conclude con un auspicio: «Spero che il governo dia impulso alla legge Franceschini sul cinema, che non è ancora attuata in tutte le sue parti».

La bocciatura di Luciano Stella al cinema formato discount è più articolata: «Mentre la domenica gratis nei musei serve ad educare il Paese e soprattutto i giovani a fruire di cose che sono patrimonio comune e pubblico, per i film a due euro il discorso è diverso: quello sconto facilitava soltanto i blockbuster, i film che già funzionavano. Per il resto, aumentavano i numeri degli spettatori ma si abbassavano i conti. In più, culturalmente si è creato un equivoco», afferma il produttore cinematografico, proprietario dei cinema Modernissimo, Happy e Big. Avverte: «Questa sui due euro è una discussione vecchia. Mi sembra più che altro una polemica. Io credo che serva un ripensamento globale della filiera cinema, un discorso molto più complesso. Qui a Venezia ho visto un film superbo, Roma di Cuaròn, prodotto da Netflix. Va ripensato il rapporto con i nuovi giganti per difendere una nicchia fondamentale quale è il cinema».
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