Hollwood ama le fashion victim italiane, ma proprio letteralmente, i morti ammazzati fra i pizzi e il macramè. Prima Versace in Tv e ora l’assassinio di Maurizio Gucci. La tragedia che castiga il mondo frivolo delle passarelle è garanzia di box-office, così deve aver pensato la produttrice del film, Giannina Facio, ex soubrette che in quella Milano anni ’90 ci si è fatta le ossa, prima di impalmare il mitico Ridley Scott. Anche nella saga dei Gucci una Cenerentola sposa un miliardario, ma Patrizia Reggiani non ha preso sportivamente il divorzio ed è finita come è finita. Ora se ne va in giro con un pappagallo sulla spalla e si meraviglia che le figlie rifiutino di concederle un vitalizio, dopo che le ha fatto ammazzare il padre da quattro delinquenti sgangherati: si dice, però, disposta ad accettare in cambio lo chalet e il veliero di famiglia.
Viene il sospetto che neanche Lady Gaga sia all’altezza di un personaggio così fuori dai gangheri e che la promozione bluffi. Forse il suo ruolo non è così centrale, come già successo con Donatella Versace nella serie. Il film è tratto da un libro sulla dinastia dei famosi pellettieri, che dedica solamente un paio di capitoli all’omicidio squinternato, ma molti di più alla rinascita del marchio dopo le acquisizioni. E se nel ruolo della cartomante Auriemma, complice del delitto, c’è Salma Hayek - la moglie dell'attuale patron della griffe - si sente un po’ puzza di marketing (Gucci nel frattempo ha perso il 24% nel 2020) e una probabile delusione per le platee italiane.
Si sa, gli americani amano gli intrighi fra consanguinei per la cassaforte di famiglia, da noi tira più il giallo col movente della mitomania e si tifa per mantidi religiose e megere.