Il sogno americano di Sergio e Anna: i due giovani italiani hanno fondato il festival di cinema indipendente di Las Vegas

Il sogno americano di Sergio e Anna: i due giovani italiani hanno fondato il festival di cinema indipendente di Las Vegas
di Federica Volpe
Venerdì 26 Marzo 2021, 20:25
7 Minuti di Lettura

Il talento, la determinazione e la vocazione per le sfide hanno portato Sergio Barbasso e Anna Zannino fino a Las Vegas dove i due giovani originari della provincia di Milano hanno trovato le condizioni ideali per concretizzare la loro idea e visione imprenditoriale. Disegnatore, scrittore, regista, grafico lui, appassionata di marketing e psicologia lei. Sergio e Anna hanno unito le passioni e le esperienze lavorative fatte in Italia per fondare un festival di cinema indipendente: i Vegas Movie Awards.

Con film che provengono da più di 80 Paesi in tutto il mondo, dal marzo del 2019 il festival ha dato spazio a più di 5000 film.

 

Come mai avete scelto di fare un festival di cinema indipendente?
«Come filmmaker indipendente ed imprenditore ho partecipato finora a più di 70 Film Festival negli Stati Uniti e nel mondo. Durante questa mia esperienza ho provato sulla mia pelle il trattamento che il circuito dei Film Festival qui riserva ai filmmakers, e quanto poco rispetto venisse riservato a chi ha saputo creare qualcosa di incredibile con enormi sacrifici. Gli indie filmmakers spesso non si sentono compresi, si sentono usati, perdendo così fiducia nel settore e  finendo per abbandonare i propri sogni. Io sono convinto che questi talenti debbano essere quanto più possibile preservati e valorizzati. Ho deciso che questa battaglia valesse tutto il mio tempo e per le persone straordinarie che ho avuto l’onore di conoscere durante questo viaggio non potrei essere più felice di questa scelta assai azzardata e rischiosa. Insieme ad Anna, mia compagna in questa avventura e nella vita, abbiamo studiato molto, perfezionando la nostra conoscenza del settore e creato (non senza difficoltà, incluso il trasferirsi negli Stati Uniti a ridosso di una pandemia) un’organizzazione impeccabile in grado di proteggere ed incentivare il talento dei nostri partecipanti, nel modo più meritocratico possibile. La strada è stata ripidissima e lo è ancora, ma in poco più di due anni siamo riusciti a diventare il primo Festival per grado di partecipazione di Las Vegas e uno dei più ricercati ed ambiti a livello internazionale, con oltre 5,000 prodotti finora ricevuti da oltre 80 paesi. Sia tramite il nostro sito www.vegasmovieawards.com che su www.filmfreeway.com/VegasMovieAwards, uniche piattaforme ufficiali attualmente accettate da noi». 

Perché avere scelto proprio Las Vegas?
«A differenza di Los Angeles e della California in generale, qui a Las Vegas ho sempre avuto la percezione di poter trovare il terreno migliore per costruire qualcosa.

Avevo buoni contatti in città e quando mi è stato chiesto di venire qui in America per sviluppare le mie idee e creare qualcosa di unico ho pensato che questa esperienza avrebbe sicuramente permesso a me ed Anna di crescere come imprenditori e, soprattutto, come esseri umani. Viviamo non tanto distanti dalla Strip, ma distanti abbastanza da evitare il caos ed essere più a contatto con la natura desertica del posto, fatta di spazi sconfinati che ci ricordano ogni giorno quanto piccoli siamo e quanto fondamentale debba essere mantenere costantemente una profonda, umile e primordiale connessione col pianeta che ci ospita». 

Cosa è cambiato durante la pandemia? 
«Abbiamo visto tanti Film Festivals chiudere i battenti, anche tra quelli con più anni di attività. Tanti invece hanno deciso in fretta e furia di spostare i loro festival online con tentativi molto spesso maldestri, dimenticandosi della loro identità e dei loro elementi caratterizzanti fino a quel momento e, soprattutto, di cosa i filmmakers hanno realmente bisogno in un momento di estremo disorientamento. Noi siamo qui per fare chiarezza nelle loro scelte, aiutarli nel loro viaggio verso la realizzazione dei propri sogni ed obiettivi e rendere la promozione delle loro opere cinematografiche un successo». 

Qual è stata la sfida più grande e come l'avete vinta?
«Quando ci siamo trasferiti qui, tra grandi difficoltà, abbiamo investito buona parte delle nostre risorse nella nostra prima cerimonia fisica annuale in Downtown Las Vegas. Volevamo creare un’esperienza unica per i talenti che venivano qui da ogni parte del mondo e rendere omaggio al loro duro lavoro. Questo ha richiesto un grandissimo investimento economico e di tempo. Abbiamo venduto più del  50% di biglietti disponibili in due settimane, riuscendo a coprire le prime grandi spese per la location scelta e per diversi servizi accessori. Dopodiché, il Covid ha preso il sopravvento su tutto e deciso per le nostre vite e per quelle dei nostri filmmakers». 

Che tipi di studi e lavori avete fatto in Italia?

Sergio: «Ho sempre avuto una passione folle per le arti grafiche, per la musica, e per i film. Ho studiato e mi sono diplomato come graphic designer; di giorno realizzavo copertine per Cd, Dvd e vinili per artisti italiani ed europei, di sera ero batterista in una rock band di Milano. Qualche anno fa ho deciso di unire le mie più grandi passioni creando una serie animata su rock band Italiane e vita da tour chiamata ‘SuperHillCool’, che ha vinto diversi premi internazionali e mi ha consentito di essere qui ora. Attualmente, mi dedico full-time ad aiutare filmmakers ed artisti ad emergere, facendoli sentire compresi nelle loro scelte audaci e rendendo le loro consapevolezze più forti sotto il profilo artistico e imprenditoriale». 

Anna: «Io ho studiato e studio tutt'ora marketing, psicologia e sono una persona P.A.S. e multi-potenziale. Ho lavorato in diversi ambiti in Italia, dal bancario al retail, passando per il turismo. Purtroppo, la situazione lavorativa italiana raramente è stata gratificante per me e se sei donna la situazione si fa ancora più pesante, andando dalla disuguaglianza di genere donna-uomo in busta paga nonostante il medesimo livello di istruzione-esperienza alle vere e proprie molestie sul lavoro. Ho sempre considerato la mia pronunciata sensibilità come una preziosissima risorsa, non come una debolezza e questo mi ha permesso di affrontare tutte le esperienze lavorative con grande tenacia, prendere il meglio da ognuna e, con le molteplici skills acquisite da ambiti apparentemente diversi, creare nuovi ed efficaci modi di lavorare, tenendo come perno centrale l’intelligenza emotiva e applicandola al business. Credo fortemente che il nostro approccio “umano” sia il reale valore aggiunto che ci ha fin qui distinto in modo assolutamente significativo nel settore cinematografico». 

Come vi hanno accolto gli Usa? 
«Circa il 65% dei registi e produttori che accogliamo è statunitense e canadese e molti con una grande esperienza in fatto di partecipazione ai film festivals. Diversi sono vincitori di Oscar, Emmy, Golden Globe o Bafta. Ricevere email di ringraziamenti sinceri da loro è sicuramente un ottimo motivo per continuare sulla nostra strada. Negli Stati Uniti, a differenza dell’Italia, non esiste il ‘non si può fare’. Le persone qui, culturalmente, sono più abituate ad accogliere le idee ‘alternative’ che in Italia vengono troppo spesso etichettate come un ‘sognare ad occhi aperti’. Qui ci sono sicuramente più possibilità e molta meno burocrazia e gli Americani sanno essere accoglienti con chi  lavora duro e merita, ma come nel nostro Festival, solo i più tenaci e talentuosi riescono ad emergere».

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro post-pandemia? 
«Parallelamente ai Vma, che si ampliano settimana dopo settimana con l’ingresso di nuovo staff appassionato e di giudici di grande fama internazionale, abbiamo già creato insieme a partner americani le fondamenta per nuove piattaforme uniche dedicate sia ai filmmakers che ai film festival. Queste piattaforme a numero chiuso, aperte solo ai più meritevoli, permetteranno ai Vegas Movie Awards e a film festival selezionati di consolidare la propria autorità internazionale e ai filmmakers di essere finalmente considerati non più dei numeri, ma gli assoluti protagonisti di un mondo, quello del Cinema Indipendente, che non potrebbe mai esistere senza la loro testardaggine e il loro talento straordinario». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA