Jean-Luc Godard morto, Quentin Tarantino gli dedicò la sua casa di produzione

Jean-Luc Godard morto, Quentin Tarantino gli dedicò la sua casa di produzione
di Francesco Alò
Martedì 13 Settembre 2022, 12:16 - Ultimo agg. 12:36
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Jean-Luc Godard è stato il padre del cinema moderno, maestro a distanza giovani registi ribelli da Quentin Tarantino, che chiamò la sua casa di produzione A Band Apart in omaggio a un film di godard del 1964, al Luca Guadagnino recentemente premiato con Miglior Regia alla Mostra del cinema di Venezia con il suo Bones and all, anch'esso “godardiano” perché storia di amanti criminali in fuga come il capostipite del genere, un vero e proprio capolavoro del regista francese intitolato Fino all'ultimo respiro (1960). Oggi Jean-Luc Godard, regista franco-svizzero padre della cosiddetta Nouvelle Vague ovvero “nuova onda” esplosa in Francia a fine anni '50 da un manipolo di cineasti trentenni ex critici cinematografici, è morto all'età di 91 anni. Ne ha dato notizia il quotidiano francese Libération. L'inizio è da saggista e polemico recensore per la rivista Cahiers du cinéma, fondata da André Bazin nel 1952 e che vede nella sua imberbe redazione scalpitanti giovani militanti cinematografici come François Truffaut, Éric Rohmer, Claude Chabrol e Jacques Rivette.

Jean-Luc Godard, morto il regista francese simbolo della Nouvelle Vague: aveva 91 anni

Godard è uno dei più attivi del gruppo in termini di recensioni, saggi e polemiche stilistiche.

Lui è più vicino all'eleganza del cinema classico hollywoodiano rispetto alla venerazione del neorealismo italiano da parte di Bazin e Truffaut. Tutto il suo amore per l'immaginario Usa si intuisce con l'esordio, sceneggiato da Truffaut, Fino all'ultimo respiro in cui si lancia l'ex pugile Jean Paul Belmondo nel ruolo di un aspirante attore patito di Humphrey Bogart, il quale scappa dalla polizia dopo aver compiuto un omicidio innamorandosi di un'americana (Jean Seberg) che vende i giornali sugli Champs-Élysées e che lo tradirà consegnandolo alle forze dell'ordine. E' la prima delle 150 regie che Godard effettuerà tra cinema e televisione, sempre attento a modificarne il linguaggio e rompere le convenzioni narrative. Il suo periodo di maggior successo nel decennio dei '60 quando inanella una serie di pietre miliari della settima arte come La donna è donna (1961), musical rivoluzionario su spogliarellista interpretata dalla futura moglie Anna Karina e Questa è la mia vita, geniale finto documentario su una prostituta parigina (1962) ancora con la Karina come star assoluta.

 

E' il decennio d'oro godardiano, quello de Il disprezzo (1963) da Moravia e della sperimentazione più acuta come Due o tre cose che so di lei (1967) in grado di influenzare lo stile registico del Martin Scorsese di Taxi Driver con le sue inquadrature di alienazione metropolitana. Poi nei '70 Godard rompe anche con il culto di sé entrando in collettivi che ridimensionino la sua individualità e fama. I film sono sempre futuristici. E' il primo a filmare i tempi morti del rock'n'roll riprendendo i Rolling Stone in studio mentre compongono capolavori come Sympathy For The Devil. Peter Jackson ha fatto furore nel dicembre scorso recuperando materiali di archivio dei Beatles ma Godard inventò quel genere più di 50 prima con One Plus One (1968). In Crepa padrone, tutto va bene (1972) è l'unico regista al mondo capace di avere la star più in vista del momento, Jane Fonda, e “sfruttarla” per realizzare un film sulle lotte operaie. Godard fece la rivoluzione, se non in politica come sperava, dentro un'arte giovane che lui ha dimostrato di poter stravolgere di film in film. L'ultimo grande riconoscimento è stato il Gran Premio della Giuria a Cannes nel 2014 per Addio al linguaggio, ex aequo con Mommy di Xavier Dolan. Nel 2011 l'Oscar gli assegnò la prestigiosa statuetta alla carriera ma Godard, sempre più isolato nel suo buen ritiro svizzero, non partecipò alla premiazione. Un grande amante dell'immaginario hollywoodiano classico ma un fiero antagonista politico dell'industria del consenso d'oltreoceano. D'altronde questo ragazzino nei '60 dimostrò a tutto il mondo che il cinema più bello lo facevamo noi in Europa. Soprattutto lui.

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