Libero De Rienzo, l'ultimo film a Roma: «Picchio sul set tra la neve e gli spaghetti»

Libero De Rienzo, l'ultimo film a Roma: «Picchio sul set tra la neve e gli spaghetti»
di Francesca Bellino
Domenica 17 Ottobre 2021, 11:00
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L'ultimo film interpretato da Libero De Rienzo, «Picchio» per tutti, è stato «Takeaway», scritto e diretto da Renzo Carbonera, prodotto da 39 Films e Interzone Pictures in collaborazione con Rai Cinema e presentato ieri sera all'auditorium della Conciliazione a Roma all'interno del festival «Alice nella città».

Le riprese si sono svolte sul Monte Terminillo in un insolito scenario innevato e gelido tra aprile e maggio dell'anno scorso, pochi mesi prima della prematura scomparsa dell'attore napoletano avvenuta il 15 luglio.

Nella storia De Rienzo è Johnny, un allenatore senza scrupoli squalificato a vita per il doping suggerito ai suoi atleti, che decide di riprovarci con la giovane fidanzata, una marciatrice che desidera tentare l'agonismo (Carlotta Antonelli). Lei è l'orgoglio del papà (Paolo Calabresi) che vorrebbe veder coronare il sogno di successo della figlia, mentre la mamma (Anna Ferruzzo) è più scettica. I conflitti esterni sono amplificati nell'animo di Johnny. Sguardo scontento, postura mesta e stanca e una barba incolta danno al personaggio un senso di caduta bilanciato da una grande umanità e da un continuo combattimento con i demoni interni. 

«Il personaggio interpretato da Picchio è carnefice ma ha anche dei rimorsi», ha spiegato Carbonera: «Si vede che non riesce a uscire dalla sua pelle, ma vorrebbe farlo. Entra in una spirale di caduta, ma cerca la forza di uscirne, una forza complicata ma non impossibile da trovare. Abbiamo lavorato insieme allo sviluppo del personaggio, a partire dall'aspetto estetico. Avevo contattato Libero già un anno fa e mi ha aiutato molto nel progetto. Anche sul set è stato sempre al mio fianco e ha anche fatto inquadrature e carrelli. Amava stare dietro la macchina da presa. Ci siamo legati molto anche perché siamo stati sorpresi dalla neve e dal freddo sul Terminillo quando ci aspettavamo la primavera. Abbiamo lavorato chiusi in una bolla. Anche la sera stavamo tutti insieme e Libero era sempre pronto a cucinare per tutti una carbonara o una gricia. Un'immagine che non dimenticherò mai», ha concluso il regista, «è quella in cui io, Carlotta e Libero camminavamo abbracciati nella neve che ci arrivava alle caviglie e Libero esclamò: Ma dove ci hai portati?».

Per tutta la troupe le riprese del film sono state un'esperienza indimenticabile, così come tutti ricordano i piatti cucinati da De Rienzo nelle serate gelide e silenziose. Per Calabresi, amico e collega di tante avventure, «è stato un bel regalo condividere con Picchio questo ultimo film e l'esperienza di girare ad aprile con 2 metri di neve. Era come stare sul Gran Sasso a Natale. Abbiamo vissuto come in un rifugio. Picchio era tranquillo e sereno, facevo fatica a mandarlo a dormire la sera perché aveva voglia di chiacchierare, cosa che ha aumentato lo choc di quello che è successo dopo».

«Sul set Picchio era un non-attore», ha sottolineato Calabresi, «perché era un talento talmente puro che pur avendo studiato era come se si fosse dimenticato tutto quello per essere autentico, cristallino e proporsi con niente di artefatto e costruito. Gli veniva tutto così naturale. Penso che il cinema abbia perso molto». 

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La Antonelli definisce la scomparsa di Libero «una perdita fuori dal mondo. Per fortuna il cinema lascia storie per l'eternità. È stato un onore per me lavorare con lui. In contrasto all'atmosfera dura del film, sul set il clima era gioioso, allegro. Abbiamo riso dalla mattina alla sera. Con lui abbiamo trascorso serate a riscrivere le scene e a parlare della passione comune per la macchina da presa. Lui stava pensando a storie sue da girare. Un giorno dissi: Voglio usare anch'io la macchina da presa. E sul set mi fecero girare una scena. Un altro giorno ricordo che esclamai: Il cinema è un lavoro divertente!. E lui rispose: A chi non piacerebbe fare le facce?».

La Ferruzzo ha conosciuto Libero 15 anni fa a teatro ed ha sempre sentito per lui «un senso di tenerezza, quasi un sentimento materno e un infinito rispetto nei confronti del suo talento. Purtroppo proprio nei giorni in cui il montaggio del film era terminato e Carbonera stava per chiamare l'attore per mostrargli il film, Libero ci ha lasciati e non è riuscito a vedere questo piccolo film realizzato con tanto amore e concordia». 

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