Al cinema «Lo strangolatore di Boston»: «Così due reporter incastrarono il mostro»

Il ritorno sullo schermo dopo il classico del 1968 con Tony Curtis nei panni dell'efferato protagonista

Una scena del film
Una scena del film
di Titta Fiore
Domenica 19 Marzo 2023, 09:16 - Ultimo agg. 18:38
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Torna al cinema, dopo il classico del 1968 con Tony Curtis nei panni dell'efferato protagonista, il caso dello «Strangolatore di Boston». Ma questa volta al centro del racconto non c'è lo spietato assassino responsabile di tredici omicidi. Nel film di Matt Ruskin con Keira Knightley e Carrie Coon, in esclusiva su Disney+, l'azione si sposta dalle scene del crimine alla redazione di un giornale e le protagoniste del film diventano le due giornaliste che si misero sulle tracce del colpevole, capendo prima di altri le connessioni che rendevano riconoscibile la mano dei delitti.

Boston, anni Sessanta, un misterioso assassino semina il terrore in città tra donne sole e anziane che aggredisce sessualmente prima di strangolarle, spesso con calze di seta. Lo chiamano il Fantasma e sembra imprendibile.

Nella redazione del quotidiano «Record-American» Loretta McLaughlin si occupa di moda e costume, ma vuole passare alla cronaca nera e si appassiona al caso dello «strangolatore», coinvolgendo nell'indagine la collega e confidente Jean Cole. Alla diffidenza degli investigatori nei loro confronti si aggiunge il dilagante sessismo dell'epoca, ma le due giornaliste portano avanti la storia a rischio della propria vita.

«Mi ha colpito la tenacia del mio personaggio, l'ho trovata molto stimolante» dice Keira Knightley nell'incontro stampa via streaming. «Ho parlato con parecchie donne sul set o che hanno visto il film, e tutte mi hanno detto di aver avuto la stessa sensazione. Loretta e Jean restano dei modelli, dei punti di riferimento. In quegli anni l'informazione era nelle mani dei maschi, ma loro non si sono date per vinte. Hanno lottato e vinto con tenacia. Leggendo il copione ho pensato che ancora oggi le donne devono combattere quotidianamente su molti fronti, sul posto di lavoro e a casa, per portare avanti la famiglia. La storia di Loretta ispira tutte noi». Da qui la complicità con Carrie Coon, la coprotagonista: «Entrambe siamo madri di due bambini, ed è bello avere una collega che ti capisce se arrivi sul set con gli occhi appannati dal sonno, a noi bastava uno sguardo per incoraggiarci a vicenda, sapevamo che tutto sarebbe andato bene perché c'eravamo una per l'altra».

Ruskin, scrittore e regista sensibile ai temi della parità di genere, spiega di aver studiato il caso dello «strangolatore» diversi anni fa, attratto dalle dinamiche costellate di colpi di scena: «Ho scoperto che gli omicidi, tutti collegati in maniera sorprendente, si portavano dietro anche il racconto della città e di un'epoca. Loretta e Jean erano state tra le prime a trovare un fil rouge tra quelle morti misteriose, e sono state loro a parlare dello "strangolatore di Boston" nel primo reportage. Ho pensato che il punto di vista di due donne su un assassino di donne sarebbe stato il giusto punto di partenza per montare il progetto». In una fase storica in cui non era stata neppure coniata la definizione di «serial killer», l'ostinazione delle due giornaliste costrinse il dipartimento di polizia che si occupava del caso a condividere le informazioni e a tenere conto delle loro intuizioni. «Ma i nomi di McLaughlin e Cole non compaiono negli atti ufficiali» commenta Carrie Coon, «e questo particolare mi ha turbato molto. Vengo dal loro stesso mondo, il Midwest, e la storia di mia madre e delle mie zie testimonia che per anni, da quelle parti, le donne hanno avuto poche opportunità per emergere. Insegnanti, infermiere, segretarie, casalinghe, non potevano fare altro. La battaglia di Jean per diventare giornalista mi ha commosso. E sapevo che lo sguardo profondamente morale di Matt Ruskin, il regista di un film come "Il coraggio di lottare", sarebbe stato una garanzia».

Nell'universo maschile del film Jack MacLaine (lo interpreta Chris Cooper) dà voce ai colleghi di redazione: «Sono come una specie di mentore per le due giornaliste, a volte suggerisco soluzioni pratiche, a volte le tengo con i piedi per terra». E Alessandro Nivola è il detective Conley: «Non sopporta che sia la stampa a portare avanti le indagini e non il dipartimento» dice, «incontra Loretta perché è ossessionato dal caso, proprio come lei». Tra i produttori, il veterano Ridley Scott.

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