«Love & gelato», Valentina Lodovini nelle nuove vacanze romane: «Fiera di essere italiana»

«Love & gelato», Valentina Lodovini nelle nuove vacanze romane: «Fiera di essere italiana»
di Titta Fiore
Sabato 11 Giugno 2022, 09:00
4 Minuti di Lettura

Come sarà l'Italia agli occhi di una diciassettenne americana studiosissima e un po' nerd, catapultata a Roma in viaggio organizzato per onorare la memoria di sua madre? Colorata, caotica, piena di traffico, ma anche incantevole, con le rovine monumentali, i capolavori dell'arte, gli spaghetti alla puttanesca e il gelato al pistacchio, i tramonti accesi, i bagni sotto le cascate e i «ragazzi focosi» pronti a spezzarle il cuore e a scarrozzarla in sella all'immancabile Vespa. Del resto, che vacanza romana sarebbe, senza la Vespa? Lo capisce subito Lina, la protagonista di «Love & gelato», e decide di vivere al massimo l'esperienza immersiva nella nostra cultura per imparare a guardare al mondo e a se stessa con una consapevolezza diversa. Racconto di formazione e fresca commedia sentimentale, il film Netflix scritto e diretto da Brandon Camp (anche produttore con Viola Prestieri), è tratto dall'omonimo best seller di Jenna Evans Welch e sarà disponibile dal 22 giugno sulla piattaforma streaming. Nel cast, con Susanna Skaggs, Tobia De Angelis (fratello di Matilda), Saul Nanni, Owen McDonnell e Anjelica Washington, Valentina Lodovini è la madrina della giovane protagonista: un'affascinante guida nei segreti d'amore della sua bizzarra famiglia allargata e una maestra di stile italiano. 

In pratica, il deus ex machina della storia. È stato divertente, Valentina?
«Mi è piaciuto che tra il mio personaggio, Francesca, e quello di Lina ci fosse un rapporto quasi alla pari.

Non sono una zia pesante, appiccicosa, la spingo a vivere, vivere, vivere».

E in Italia, tra sole, pizza e amore, il gioco è facile.
«Mi sento orgogliosa e fortunata di essere italiana. Riconosco le contraddizioni del paese, ma lo amo alla follia. E anche in quelli che ci sembrano stereotipi, c'è una parte di realtà. Noi siamo abituati alla bellezza, ma chi la scopre per la prima volta resta giustamente senza fiato. Del resto, il libro che ha ispirato il film è autobiografico. È capitato a tutti, a una certa età, di scoprire la vita. E di portarsi dentro i propri rovelli».

Anche a lei?
«Ma sì, nel bene e nel male. Io ho conservato un entusiasmo prezioso che il cinismo degli anni non è riuscito a scalfire. Per altri versi, mi porto dentro ancora tante insicurezze. Non do nulla per scontato, ho sempre paura che la mia timidezza venga scambiata per snobismo. Detto questo, non faccio certo la vittima, so che sono fortunata e in tutte le cose cerco sempre di mettere l'anima».

Rimpianti?
«Non ci ho mai creduto, vivo nel presente».

Cosa ci ha lasciato la pandemia?
«Ha reso chiaro che il nostro paese non considera la cultura un'industria. Migliaia di lavoratori dello spettacolo si sono trovati in difficoltà, ma hanno resistito, uniti. Ora siamo un'identità che ha fatto ascoltare la propria voce e lotta per il mestiere. E questo è bello».

Ce la faranno le sale a resistere alla crisi?
«Credo che ci sarà un assestamento, vedremo. Vedere il film in sala è una bellissima emozione e non va persa».

Guarda le serie?
«Come no, le guardo tanto, non ho pregiudizi, sono informatissima. A volte proprio una fan. Non vedevo l'ora che cominciasse l'ultima stagione di Peaky Blinders».

Che ricordi ha di «Benvenuti al Sud»?
«È stato uno dei set che ho affrontato più seriamente. Sono toscana e dovevo fare la napoletana, mi sentivo responsabile. Ho studiato come per un lavoro teatrale. Ricordo ancora il terrore di dover improvvisare in una lingua che non era la mia facendo la spalla a due comici navigati come Siani e Bisio... Però la fiducia per arrivare fin lì me l'ha data Fortapàsc, la fisicità e la lingua le ho imparate sul set di Marco Risi per un film che ho amato tanto».

Qual è il segreto di una buona commedia?
«Il ritmo, i tempi che cambiano velocemente. In una commedia fai il doppio lavoro: prima incarni il disagio del personaggio, poi gli dai ritmo. Alla fine, la cosa che conta di più è il racconto di un essere umano».

«Love & gelato» si vedrà in 190 paesi. Che effetto le fa?
«Mi impensierisce, ma sono fierissima di essere stata scelta per rappresentare l'italianità. Sono lusingata. Sapere che guardandomi qualcuno pensi che l'Italia è un po' così, come me, è proprio bello». 

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