Mario Martone al festival di Venezia: «Racconto Scarpetta, divorava la vita»

Mario Martone al festival di Venezia: «Racconto Scarpetta, divorava la vita»
Martedì 7 Settembre 2021, 15:28 - Ultimo agg. 15:33
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Eduardo Scarpetta e la sua famiglia tribù, una figura quasi mitologica del teatro napoletano e i suoi misteri. «Ho pensato fosse venuto il momento di affrontarlo», dice Mario Martone che ha avuto un'accoglienza calorosa per "Qui rido io", in concorso oggi a Venezia 78, film con un cast di attori eccezionali guidati da Toni Servillo.  «Scarpetta era un genio del teatro e un patriarca amorale - prosegue il regista - spinto da una fame incredibile di riscatto sociale, una rivalsa che lo spinge a scrivere "Qui Rido Io" sulla sua villa. Un uomo primordiale che aveva figli con la moglie Rosa, con la sorella di lei, con la nipote della moglie e, pur non riconoscendoli, li fa studiare tutti, maschi e femmine, e tutti diventano attori della sua compagnia, o geni drammaturghi come Eduardo De Filippo».

Il film mostra anche anche la forza creativa della Napoli di fine '800.

C'è una inquadratura girata a Napoli nel 1985 dai fratelli Lumiere e si vede dove lavorava Elvira Notari, che è stata la prima regista in assoluto in Italia e una delle prime della storia del cinema mondiale. «In questo ambiente si muove Scarpetta, che divora Pulcinella e il teatro San Carlino, per diventare attore e drammaturgo osannato della sua città. Un uomo che divora la vita come il teatro, con figli sparsi cui sembra dare un seme potentissimo di creatività se non di genio». Non solo: «Nella sua casa c'era anche il dolore, quasi rassegnato, delle donne e dei figli, come Peppino De Filippo che lo detestava, ed Eduardo, che non ne ha mai voluto parlare come padre ma solo come artista», prosegue Martone che ha scritto la sceneggiatura con la compagna Ippolita Di Majo, come d'abitudine, documentandosi sul tantissimo materiale a disposizione, inclusi gli atti del processo che videro l'autore di "Miseria e Nobiltà" sotto accusa di plagio da Gabriele D'Annunzio: del poeta aveva preso in prestito la parodia "La figlia di Iorio", e fu difeso da Benedetto Croce fino alla vittoria finale.

«L'ho scritto come una commedia, con la musica a fare scenografia sonora e Napoli come sfondo, pensandolo, però, come una sorta di romanzo morale sulla paternità rinnegata», aggiunge il regista a proposito del film, prodotto da Indigo Film con Rai Cinema in coproduzione con Tornasol, in sala con 01 dal 9 settembre. La sera prima, l'8 settembre, l'anteprima al Modernissimo. Con tutto il cast in sala. 

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Ci sono Maria Nazionale, Cristiana Dell'Anna, Antonia Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella, Paolo Pierobon con Gianfelice Imparato e con Iaia Forte. E Toni Servillo, che aggiunge: «Sono emozionato, ho sperato fino all'ultimo di non esserlo, ma questo film per me e per Mario significa tanto del nostro vissuto, non si poteva non farlo. Questo capotribù divoratore di vita io l'ho immaginato come un animale che bracca le sue prede nel territorio di caccia: le donne, i testi, il teatro, le tournée, tutto è divorato da Eduardo Scarpetta in uno scambio continuo tra vita e palcoscenico. Mischia continuamente le quinte del palcoscenico e le tende del salotto. Un affresco straordinario che ci dimostra di quanta vita è fatto il teatro e quanto teatro di sta nella vita. Per un attore quale sono l'occasione è magnifica: raccontare un attore che celebra la vita in un flusso continuo di nascite e debutti, entusiasmi e depressioni, invidie e ovazioni. Scarpetta o dell'irresistibile vitalità». 

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