Mario Martone racconta Massimo Troisi: «Un fiilm per stare con lui, adoravo il suo cinema»

Mario Martone racconta Massimo Troisi: «Un fiilm per stare con lui, adoravo il suo cinema»
di Titta Fiore
Giovedì 23 Giugno 2022, 07:00 - Ultimo agg. 15:59
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«Facciamo questo film per riascoltarlo, rivederlo, stare con lui». Mario Martone sta lavorando con Anna Pavignano a un documentario su Massimo Troisi. S'intitola «Laggiù qualcuno mi ama», per dire quanto ci manca, Massimo, e quanto sia presente nel nostro immaginario, moderno com'era, sempre avanti, capace di farsi contemporaneo per generazioni di ragazzi che non erano neppure nati quando se ne andò, una sera di giugno di ventotto anni fa, tradito da un cuore troppo provato, troppo stanco. 

Martone e Troisi, protagonisti al pari di Servillo, Pino Daniele, Neiwiller, Arena, Decaro, la Nuova Compagnia di Canto Popolare, i fratelli Bennato di una stagione irripetibile per creatività, energia, nuovi linguaggi nella Napoli tormentata del dopoterremoto. Pavignano, scrittrice, sceneggiatrice di tutti i film di Massimo e a lungo sua compagna di vita e di lavoro. Attraverso il loro sguardo il documentario, prodotto da Indiana, si propone di restituire aspetti inediti di una personalità eccezionale, di un mito resistente al tempo e alle mode: «Una grande anima e un grande artista». Dice il regista: «Tra noi era nata un'amicizia fondata su una grande stima reciproca, adoravo il suo cinema, vagheggiavamo di lavorare assieme. La possibilità che mi viene offerta di fare un film in cui il pubblico lo possa ritrovare oggi sul grande schermo è quindi qualcosa di speciale per me, posso tornare a dialogare con lui, ascoltarlo e portarlo agli spettatori di ieri e di oggi, che sono tantissimi. Ed è molto speciale per me lavorare alla sceneggiatura con Anna Pavignano, la cui presenza al suo fianco indicava molto bene quanto Massimo fosse aperto, dialettico nella sua visione delle cose.

Quanto possa parlarci ancora adesso». 

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Cosa ci sarà nel documentario, Anna?
«Vogliamo che Massimo sia presente con il suo cinema, sarà un film di Troisi fatto con le sue immagini. Molto repertorio, dunque, ma anche materiali inediti dal mio archivio personale e da quello di Gaetano Daniele, amico carissimo e produttore. Cose che tenevo lì religiosamente: foto, video e un'intervista molto privata che un giorno gli feci quasi per gioco, ne venne fuori una specie di seduta psicanalitica su vari temi, anche divertenti. Siamo ancora nella fase della scelta, ma l'aspetto importante è la visione di Mario, che vuole rivisitare la produzione di Massimo puntando soprattutto sul valore autorale delle sue regie».

L'idea del progetto?
«Nasce dalla produzione, ci hanno messi assieme loro. Io naturalmente conoscevo Mario e lui aveva notato nelle sceneggiature di Massimo una voce che lo accompagnava. Si era accorto che c'ero. Tra noi c'è una profonda sintonia. Il suo sguardo illumina di una luce nuova il materiale che mi porto dentro da una vita».

Troisi uomo e artista: su quale aspetto vi soffermerete?
«Sulla figura artistica, non abbiamo voluto scavare nel privato. Tutti sanno del suo carattere, della pigrizia leggendaria, della timidezza... Ci piaceva esaltare il suo essere profondamente artista e la sua visione politica della vita e dei sentimenti, il suo impegno in tanti campi. Ed è bello che un grande regista come Martone sottolinei il posto che Massimo Troisi occupa nella storia del cinema italiano come autore, e non solo per gli incassi».

Che cosa lo rendeva speciale?
«L'originalità. Era unico, nel cinema, nella vita, nella comicità, nei sentimenti. Sapeva tirare fuori il filo nascosto delle cose e renderlo riconoscibile a tutti».

Lei ha già collaborato a un altro film su Troisi, tratto dal suo libro «Da domani mi alzo tardi», con la regia di Stefano Veneruso.
«Stefano, che è nipote di Massimo, ha letto il libro e ha preso i diritti. Di lui aveva ricordi di bambino ed era stato colpito dal nostro rapporto, ha puntato specialmente sulla storia fra noi».

Nel documentario ci sarà spazio anche per interviste e testimonianze?
«Sentiremo soprattutto chi ha lavorato con lui, registi, attori. Per esempio Michael Radford, che il 2 luglio sarà a Roma, al cinema America, per una proiezione del Postino davanti a un pubblico di ragazzi. I giovani lo amano moltissimo, e sempre di più. È un'onda che cresce, energia che si aggiunge a energia. I suoi film sono un punto di riferimento per più di una generazione, in ogni parte d'Italia. La sua assenza, in realtà, è una continua, affettuosa presenza».

Lo dice anche il titolo del film, «Laggiù qualcuno mi ama».
«Una citazione che esprime bene il concetto: Massimo è davvero nel cuore di tutti». 

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