Max Giusti indietro nel tempo grazie a un'app. E c'è anche Tardelli: «Un mito dei cinquantenni»

Max Giusti nel film
Max Giusti nel film
di Michela Greco
Venerdì 27 Settembre 2019, 07:40 - Ultimo agg. 08:18
3 Minuti di Lettura

ROMA – «La trap? È un gioco tra l’esserci e il farci. Ad esempio Bello Figo in termini musicali è uno zero assoluto, ci prende in giro eppure fa milioni di visualizzazioni. Nel film l’intenzione era quella di raccontare lo scontro generazionale, come faceva Verdone trent’anni fa». Il film in questione è Appena un minuto e a parlare è il suo regista, Francesco Mandelli, chiamato da Max Giusti per dirigere una sceneggiatura che il comico ha scritto con Igor Artibani e Giuliano Rinaldi e in cui, sul finale, compare anche J-Ax nei panni di se stesso. Un cameo utile, oltre che per sottolineare il confronto tra il protagonista e i suoi figli, anche per fare una riflessione su una musica che «fa cagarissimo, e quindi fa il botto».

La storia di Appena un minuto è quella del cinquantenne Claudio – «uno abbastanza distante da come sono io, ma non troppo, perché poi quando scrivi ci metti sempre qualcosa di tuo», dice Giusti – separato da una moglie (Susy Laude) che l’ha mollato per un istruttore di Zumba (Dino Abbrescia) portandosi dietro i due figli. Tornato a vivere dalla mamma (Loretta Goggi) nella stessa stanzetta di quando aveva 8 anni e rimasto da tempo senza un lavoro decente, Claudio si imbatte per caso in uno smartphone con un’app magica, capace di riportarlo indietro nel tempo di un minuto. «Quando ho letto nella sceneggiatura di questa app – ha raccontato Mandelli – mi sono subito venuti in mente tanti riferimenti a un certo cinema con elementi magici, che mi ha sempre affascinato. In più mi interessa molto il mestiere del regista, e credo che il modo migliore per imparare sia lavorare sulle sceneggiature di altri».

Per Max Giusti quella di Appena un minuto (al cinema dal 3 ottobre) è stata una sfida professionale, anzi quasi esistenziale: «Il primo giorno di set ero reduce dalla prima puntata di un mio programma tv che era andata malissimo: mi sono visto passare tutta la carriera davanti e ho capito che mi stavo giocando tantissimo». Solo nel film, però, si può porre rimedio a tutto, a patto che siano passati appena 60 secondi. Ma per recuperare il rapporto con i figli i tempi sono molto più lunghi. Uno zampino in favore di Claudio/Max ce lo mette Marco Tardelli, usato come “grillo parlante”, «mito della mia generazione di cinquantenni – dice Giusti - che non si è ancora staccata dal suo urlo ai Mondiali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA