Mostra del cinema a Venezia, Joker guarda all'Oscar

Mostra del cinema a Venezia, Joker guarda all'Oscar
di Titta Fiore
Domenica 1 Settembre 2019, 09:00
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VENEZIA - Sul red carpet accanto all'ex marito Vincent Cassel, Monica Bellucci parla di un tema che l'appassiona e da anni la vede in prima linea, la lotta alla violenza sulle donne. Al Lido con la compagna Rooney Mara (al festone per Almodovar sono stati i più ammirati) Joaquin Phoenix incanta con uno dei titoli più attesi, «Joker», preparandosi al bis del premio per il miglior attore che alla Mostra aveva già vinto con «The Master». Grandi applausi per il film di Todd Phillips che molti già vedono all'Oscar: alle classiche atmosfere dark da kolossal del fumetto la storia aggiunge una dimensione sociale, sprazzi di lotta di classe che allargano la prospettiva e fanno di Gotham City del 1981 un avamposto di guerriglia urbana tristemente contemporaneo, con le periferie in rivolta, le strade invase dalla spazzatura e dai topi di fogna, la violenza dilagante. Un luogo fuori controllo, dove la vita vale meno di zero.
 
«I film sono lo specchio della società, ma in questo caso non volevamo fare un pamphlet politico. Il personaggio di Joker è un classico come Amleto, ognuno è libero di interpretarlo come vuole» dice Phoenix. Al tragico clown nemico di Batman l'attore ha regalato un'infanzia problematica, una risata dolorosa che agghiaccia, una straziante aspirazione alla felicità. Il suo Joker è stato un bambino abusato, ora accudisce una madre squinternata e soffre egli stesso di seri problemi psichici. Vorrebbe essere un comico brillante come il conduttore Robert De Niro che vede tutti i giorni alla tv, finisce per diventare un eroe per i reietti di Gotham City quando spara a tre broker di Wall Street che lo hanno bullizzato nella metropolitana.

Come si è calato nei suoi panni, Phoenix? «Gli ho lasciato una parte di mistero: è malato ma non sappiamo di cosa, ha dei conti in sospeso con la vita e dentro di sé una luce che tenta disperatamente di uscire. Cerca la sua identità, ma diventa suo malgrado un simbolo del male. Come mi sono preparato? Lavorando sul tema della perdita. Infatti ho perso molti chili». Tra echi di «Taxi Driver» e «Quinto potere», attore e regista ammettono di essere grandi ammiratori del cinema anni Settanta e della complessità di quello sguardo. Molto distante dai clown cattivissimi di Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto, il Joker di Phoenix voleva far ridere la gente, invece incendia il mondo. Ne sentiremo ancora parlare.

Diciassette anni fa Monica Bellucci e Vincent Cassel infiammarono il festival di Cannes con lo scandaloso «Irréversible» di Gaspar Noé che fece molto discutere per il realismo di una scena di stupro ripresa in tempo reale. «Oggi» dice l'attrice italiana più ricercata nel mondo, «non so se la rifarei, penserei alle mie figlie, alle loro reazioni e a quelle dei loro compagni di scuola». A Venezia Noé ha portato una nuova versione della storia, rimontata al rovescio, dalla fine all'inizio, ma il cuore del film resta intatto. Dice Monica: «La cosa più importante resta sempre il conflitto tra la bellezza e la violenza, la mostruosità dell'essere umano». A differenza di allora, «le nuove generazioni sono più preparate, c'è un'apertura maggiore su temi così scottanti. E finalmente si comincia a capire che uomini e donne devono ritrovarsi sullo stesso lato della barricata e fare fronte comune, perché la brutalità dell'abuso può toccare chiunque». Che cosa si augura per le sue due figlie adolescenti? «Come tutte le madri sogno un mondo migliore, più uguale e più giusto. I segnali ci sono. Al parco vedo tanti papà con il passeggino e tante donne si fanno strada in ambiti che una volta erano appannaggio degli uomini». Guardarsi sullo schermo che effetto le fa? «Un bell'effetto, rivedo Malena, Dracula, La passione di Cristo e mi dico che qualcosa l'ho fatta. L'età è un dato anagrafico e non ha niente in comune con l'energia. Il tempo passa ma la passione è ancora viva e la presenza sul tappeto rosso di grandi dive come Meryl Streep e Catherine Deneuve ne è la meravigliosa conferma».

Quanto a «Irréversible», ricorda che dopo aver girato la scena dello stupro se ne stette a lungo da sola, in silenzio. «Dovevo elaborare, fare i conti con la mostruosità dell'essere umano affrontata nella recitazione. Ma sul set mi sono sentita sempre protetta, il mio corpo era nelle mie mani». Com'è stato ritrovarsi con Cassel? «Ammiro la passione che continua ad avere per il suo lavoro». E per Vincent? «Come attrice Monica mi piace ancora, dai». C'eravamo tanto amati.
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