Venezia, Cruz e Banderas: «È bello ridere del cinema ma con amore»

Venezia, Cruz e Banderas: «È bello ridere del cinema ma con amore»
di Titta Fiore
Domenica 5 Settembre 2021, 09:07
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Venezia

Si ride di gusto con Penelope Cruz, Antonio Banderas e Oscar Martinez, il diabolico trio della commedia «Competencia oficial» in gara alla Mostra per l'Argentina. La firmano Gaston Duprat e Mariano Cohn, gli stessi del «Cittadino illustre» che nel 2016 fece vincere a Martinez la Coppa Volpi. Questa volta il bersaglio della loro satira è il mondo del cinema, o meglio, il narcisismo esasperato che affligge certi attori e registi e li mette in competizione l'uno contro l'altro. Nella storia i tre vengono ingaggiati da un anziano miliardario che, volendo lasciare una traccia di sé ai posteri e accontentare la figlia aspirante attrice, decide di finanziare un film ad alto tasso artistico.

Penelope è la regista genialoide e sadica, con una gran testa di capelli ricci e le ascelle non depilate, Banderas il divo sexy e vanesio di successo internazionale, Martinez l'austero maestro del teatro e del cinema più radicali. Entrambi con un ego smisurato. Tra loro sono scintille continue, scontri sul metodo e inganni senza esclusione di colpi, fino all'imprevisto finale.
«Lola, il mio personaggio, è intelligente e disarmata allo stesso tempo» dice la Cruz, per la seconda volta in concorso dopo le «Madres paralelas» di Almodovar: «Una donna sola che in fondo soffre moltissimo.

Alla fine il film resta un omaggio al nostro mestiere. Ho riso tanto, ma sempre con rispetto». Per la verità le sue prove sempre più eccentriche sono un autentico supplizio per i due divi costretti a ripetere cento volte battute sceme o a recitare con un'enorme pietra sospesa sulla testa per aumentare il pathos dell'interpretazione, ignorando che è fatta di cartone. Niente, comunque, rispetto alla ferita mortale inferta al loro ego quando la perfida cineasta distrugge in una pressa i loro premi più prestigiosi.

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Dice Banderas: «Sul set abbiamo giocato e riso molto, in momenti così difficili la risata ha un valore sovversivo. In realtà, il film analizza temi importanti come il successo, l'invidia e la competizione, anzi passa tic e manie sotto una specie di lente di ingrandimento». Il suo personaggio, Felix, ha sfondato a Hollywood interpretando ruoli «da latinos» che gli hanno regalato la popolarità e hanno fatto lievitare il suo cachet: «Nulla di personale, se fosse stato molto simile a me non lo avrei fatto, io non sono così. Il narcisismo non riguarda solo quelli che si guardano sempre allo specchio in adorazione della propria bellezza, c'è anche un narcisismo intellettuale, ancora più insinuante e pericoloso». Di questo si nutre l'attore interpretato da Martinez, un barricadero fuori tempo massimo che rifiuta gli agi borghesi, viaggia in classe economica e disprezza la superficialità del suo ambiente.

«Da tempo volevamo girare un film con Penelope e Antonio» raccontano i registi, «alla fine ci siamo incontrati a Londra e ci siamo scambiati un po' di idee su quello che sarebbe diventato il nucleo di Competencia oficial. Ci serviva un terzo protagonista e Oscar ci è sembrato perfetto». Il tema è piaciuto subito a tutti. Duprat: «Ci sono molte storie ambientate nel mondo del cinema che mostrano i problemi di produzione o le difficoltà che comporta la realizzazione di un progetto. A noi interessava raccontare il meccanismo che rende il mestiere dell'attore unico, cosa passa per la testa di donne e uomini che riescono a farci piangere, ridere, emozionarci come nella vita vera. Il film ha indagato su questa relazione complessa, nascosta al grande pubblico. Insomma, dietro il glamour c'è molto altro». Ore e ore di esercizi per allenare il corpo e la mente. «Beh, quelli li abbiamo fatti e li facciamo tutti», spiega Penelope Cruz, «magari non invadendo gli spazi degli altri, come fanno i due sciagurati attori della nostra commedia. Quando ho girato Non ti muovere, tanto per fare un esempio, sono stata settimane senza depilarmi e con i denti neri, con grande preoccupazione della mia famiglia. Nel nostro mestiere va così».

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