Mostra del Cinema di Venezia, cinque volte Italia con Amelio, Crialese, Nicchiarelli, Pallaoro e Guadagnino

Mostra del Cinema di Venezia, cinque volte Italia con Amelio, Crialese, Nicchiarelli, Pallaoro e Guadagnino
di Titta Fiore
Mercoledì 27 Luglio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 18:33
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Cinque film italiani (anche se «Bones and All» di Luca Guadagnino è stato classificato come americano), altrettanti da Francia e Stati Uniti, due dall'Iran, tre ucraini in cartellone e nessun russo (Barbera: «Siamo stati costretti a dire no a un film finanziato con i soldi del governo Putin»), un solo giapponese (Koji Fukada), sei premi Oscar, cinque Leoni d'oro e due Leoni alla carriera: si annuncia ricchissimo di proposte il cartellone della prossima Mostra di Venezia, in programma al Lido dal 31 agosto al 10 settembre e presentato ieri dal presidente della Biennale Roberto Cicutto e dal direttore Alberto Barbera.

Gli italiani, dunque, tutti ampiamente previsti. Gianni Amelio il veterano, sesta volta in gara, vincitore del massimo premio nel 1998 con «Così ridevano»: oggi ci riprova con «Il signore delle formiche», sul caso Braibanti e sul clamoroso processo al poeta e drammaturgo che, alla fine degli anni Sessanta, portò alla cancellazione del reato di plagio. Con Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco. Attesissimo «L'immensità» di Emanuele Crialese: il regista di «Terraferma», lontano dal cinema da undici anni, racconta per la prima volta la storia della sua adolescenza complicata: «È il film che inseguo da sempre» dice, «un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa». Nel ruolo della madre Penelope Cruz, con lei Vincenzo Amato e Aurora Quattrocchi. L'«amica geniale» Margherita Mazzucco (al suo fianco Andrea Carpenzano) è invece la protagonista di «Chiara» di Susanna Nicchiarelli, che mira a ridare alla santa compagna di viaggio di san Francesco il posto che le spetta nella storia, riscoprendo «la dimensione politica, oltre che spirituale, della radicalità delle loro vite e l'impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico». Il più cosmopolita dei nostri registi, Luca Guadagnino, dirige con «Bones and All» il suo primo film tutto girato negli Stati Uniti, tratto dal romanzo «Fino all'osso» di Camille DeAngelis: cast importante con Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, Jessica Harper, Chloé Sevigny, atmosfere del Midwest più povero e marginale, viaggio on the rod di due giovani alla ricerca di identità e bellezza in un mondo pieno di pericoli, «riflessione su chi si è» spiega il regista, «e su come si possa superare ciò che si prova, specialmente se è qualcosa che non si riesce a controllare». Anche Andrea Pallaoro, infine, ha girato in America e in inglese «Monica», protagonista l'attrice trans Trace Lysette, in cui racconta l'incontro tra una figlia e una madre morente. 

Oltre ai candidati al Leone fanno parte della squadra tricolore in partenza per il Lido altri venti titoli disseminati nelle varie sezioni, tra Orizzonti, Venezia Classici, fiction e documentari. E tra questi il film di chiusura, il thriller «The Hanging Sun» di Francesco Carrozzini con Alessandro Borghi, ispirato a un libro di Nesbo; «Siccità» di Paolo Virzì, con un cast monumentale (da Silvio Orlando a Monica Bellucci e Valerio Mastandrea) e un titolo profetico; «In viaggio» di Gianfranco Rosi, sulle peregrinazioni pastorali di Papa Bergoglio, ancora da completare con le immagini della visita in Canada di queste ore; «Ti mangio il cuore» di Pippo Mezzapesa, una faida familiare sul Gargano con l'esordio sullo schermo di Elodie e attori di razza come Francesco Di Leva, Michele Placido, Tommaso Ragno; «Notte fantasma» di Fulvio Risuleo con Edoardo Pesce poliziotto; la summa del pensiero cinefilo di Enrico Ghezzi con Alessandro Gagliardo, «Gli ultimi giorni dell'umanità»; «Princess» di Roberto De Paolis, storia vera di una prostituta nigeriana, più i documentari «Franco Zeffirelli, conformista ribelle» di Anselma Dall'Olio e «Sergio Leone - L'italiano che inventò l'America» di Francesco Zippel.

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Grandi aspettative per il film di apertura, «White Noise» di Noah Baumbach con Adam Driver, e per «Blonde», ritratto anticonvenzionale di Marilyn Monroe firmato Andrew Dominik, dal libro di Joyce Carol Oates e con una somigliantissima Ana de Armas. Darren Aronofsky ha girato tutto in una stanza, causa Covid, «The Whale» con Brendan Fraser, e Frederick Wiseman, bloccato due anni in Francia per lo stesso motivo, ha firmato il suo primo film di fiction, «Un couple», sulla corrispondenza tra Tolstoj e sua moglie. In «Tar» di Todd Field Cate Blanchett è una direttrice d'orchestra, Florian Zeller, dopo l'Oscar di «The Father», porta in gara «The Son» con Hugh Jackman. Colin Farrell è la star di «The Banshees of Inisherin» di Martin McDonagh, il cineasta di «Tre manifesti a Ebbing, MIssouri», mentre il messicano Alejandro Gonzales Inarritu accompagnerà a Venezia il suo film «più personale», «Bardo, falsa cronica de unas cuantas verdade». Due gli iraniani: «No Bears» di Jafar Panahi, arrestato dal regime di Teheran, e «Beyond the Wall» di Vahid Jalilvand. Ancora, il film postumo di Kim Ki-duk e «The Eternal Daughter» di Joanna Hogg con Tilda Swinton. Tra i più attesi tra i cinque film francesi «Athena», una storia di banlieue scritta da Ladj Ly e diretta dal figlio di Costa Gavras, Romain Gavras, e «Les enfants des autres» di Rebecca Zlotowski con Virginie Efira. Promette di far discutere il documentario «Nuclear» di Oliver Stone, fuori concorso ecco, tra gli altri, il nuovo western di Walter Hill, «Dead for a dollar», con Willem Dafoe e Christoph Waltz e «Master Gardener» del Leone d'oro alla carriera Paul Schrader. Le serie sono due ed entrambe danesi: «The Kingdom - Exodus» di Lars von Trier e «Copenaghen Cowboy» di Nicolas Winding Refn.

Cinquantasei paesi presenti, cinque registe in gara, saldo il rapporto con le piattaforme e con Hollywood (al Lido arriveranno in delegazione anche i vertici dell'Academy che assegna gli Oscar).

Due nuove sale, nessun obbligo di distanziamento anti-Covid, ma solo raccomandazioni di buon senso. 

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