Con il quinto e ultimo titolo in concorso, «America Latina» dei fratelli D'Innocenzo, l'Italia gioca la carta del thriller psicologico. E dell'horror. E dell'indagine sentimentale. E di tutte queste cose insieme, perché il film, per dirla con i due talentuosi registi che citano Céline, «è un viaggio al termine dell'uomo», inteso come uno scavo nella mente del protagonista (Elio Germano, una garanzia) per disinnescare le paure che si porta dentro sotto una patina di apparente rispettabilità. Dentista con famigliola perfetta, padre anaffettivo che lo mette in crisi e orribile villone costruito in mezzo al nulla dell'agro pontino, Massimo, così si chiama, un giorno scopre in cantina qualcosa, o qualcuno, che destabilizza le sue certezze. «Abbiamo scritto questa storia a Berlino, aspettando il verdetto del festival dove avevamo portato in gara Favolacce dopo La terra dell'abbastanza, così, per placare l'ansia e la nostra bulimia di parole», raccontano Fabio e Damiano D'Innocenzo, 33 anni, simpatia da vendere e una fama internazionale conquistata con due soli film. «Tutto si concentra sul mistero del personaggio principale, che doveva essere il contrario del maschio alfa vincente imposto dai canoni della società. Oggi bisogna essere performanti e puntare al risultato, invece il nostro protagonista finisce per soccombere alla propria sensibilità, cerca nell'amore il riparo a un rovello doloroso. Da questo punto di vista è il nostro film più tenero».
Il titolo, spiegano, «è un bellissimo Frankenstein tra l'idea dell'America, che rappresenta il sogno, e Latina con la sua concretezza di terra bonificata dalle paludi».
Prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment del gruppo Fremantle con Vision Distribution, «America Latina» uscirà nelle sale il 25 novembre: «Il nostro è un cinema d'istinto, lo facciamo restando scomodi, prima di tutto a noi stessi» spiegano i fratelli registi, «ed è fondamentale lasciare libero il dialogo con lo spettatore. Il suo sguardo è la vera ricchezza del film». La storia sfugge ai generi: «Li amiamo e ne conosciamo le regole, ma solo per aggirarle». Appassionati dello stile di Olmi e dei capolavori di Bergman, «gran conoscitore della condizione umana», ora Damiano e Fabio stanno preparando la loro prima serie che s'intitolerà «Dostoevskij» ed è prodotta da Sky: «Ma con lo scrittore russo non c'entra niente».
Nella penultima giornata della Mostra sono arrivati a Venezia anche Ben Affleck e Jennifer Lopez, la coppia d'oro dell'estate, più innamorata che mai: stasera saranno sul red carpet di «The Last Duel» di Ridley Scott con l'amico Matt Damon. E Diamante Marzotto ha presentato il corto su sua madre Marta, «La musa inquieta», scritto e diretto da Massimiliano Finazzer Flory. «Il mio sogno nel cassetto» ha detto, «è un film hollywoodiano su di lei interpretato da attori pazzeschi. Sono pronta a collaborare».