Napoli magica, Marco D'Amore al festival di Torino: «Napoli segreto inviolabile»

«Ho deciso di fare il film perché sento un grande debito di riconoscenza nei confronti della città»

Marco D'Amore in una foto di scena
Marco D'Amore in una foto di scena
di Titta Fiore
Domenica 27 Novembre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 10:00
5 Minuti di Lettura

Camminando per i vicoli, inoltrandosi nelle caverne di tufo antico, passeggiando sul lungomare battuto dal vento, confrontandosi con la gente, Marco D'Amore se n'è andato alla ricerca del suo personalissimo Graal: il mistero di Napoli. Un affascinante rovello che nei secoli ha appassionato scrittori e filosofi, viaggiatori e artisti e che l'attore e regista ha affrontato a modo suo, con un film che mescola generi e linguaggi, il documentario e la fiction, la commedia e il fantasy, per costruire intorno alle storie di Napoli una favola contemporanea che scava nei segreti di un luogo dell'anima, dove le leggende resistono al tempo e alto e basso convivono da sempre in un delicato equilibrio. «Napoli magica» è passato ieri in anteprima al Festival di Torino fuori concorso, in una sala gremita, e dal 5 dicembre sarà in tutti i cinema per tre giorni come evento speciale (a Napoli al Modernissimo). Prodotto da Sky e Mad Entertainment in collaborazione con Vision, il film conserva il titolo del libro di Vittorio Del Tufo (edito da Neri Pozza), mentre soggetto e sceneggiatura sono dello stesso D'Amore con Francesco Ghiaccio. Nel cast, nei ruoli iconici di Totò e Peppino, del principe di Sansevero e della sirena Partenope, del Traghettatore e di Pulcinella, ci sono Gigio Morra e Marcello Romolo, Andrea Renzi e Marianna Fontana, Gennaro di Colandrea e Giovanni Ludeno.

 

Cosa l'ha portata a indagare su un tema così sfaccettato e sfuggente?
«Ho deciso di fare il film perché sento un grande debito di riconoscenza nei confronti della città.

E perché dopo anni in cui ho raccontato la sua parte nera sono tornato ad immergermi nei temi che mi sono più vicini, la storia, gli spaccati sociali, i sogni... Mi nutro di questo. Il patrimonio culturale che Napoli è capace di trasmettere è enorme e farà sempre parte di me».

Il film si muove su un doppio registro: prima come un documentario, con le sue passeggiate tra i Decumani; poi, con un colpo di teatro, prosegue come una fiction tra i miti e i fantasmi della tradizione.
«Questo progetto si fonda sul luogo comune, che è sempre generatore di conflitti. Ogni scena ne contiene uno per approfondirlo, magari per confutarlo, per riflettere. Per chiederci: cosa sappiamo della nostra città per poterla difendere? Ecco il punto: io vorrei farla conoscere di più, se necessario anche in maniera disturbante. E per tornare agli stereotipi, sono partito dal più popolare, quello della città palcoscenico a cielo aperto: da attore di teatro ho cominciato sul palco, quindi sono sceso giù, per scoprire cosa si nasconde sotto le tavole di legno, attraversando il ponte immaginario che separa la realtà dalla rappresentazione».

E lì tra il cimitero delle Fontanelle, Castel Dell'Ovo, il Cristo velato, le catacombe di San Gaudioso, la sirena Partenope, il munaciello e le anime pezzentelle, il viaggio nel mito si fa più intenso.
«Senza trascurare Virgilio, poeta, alchimista e mago, il primo vero protettore di Napoli. I cittadini della Nea Polis si affidavano a lui e l'idea che la città avesse uno scienziato come nume tutelare mi affascinava».

E San Gennaro, appena candidato a patrimonio dell'umanità?
«C'è, c'è anche lui, naturalmente. Ci ha protetti durante le riprese».

Facendo il film ha scoperto nuovi aspetti di Napoli?
«Tantissimi, in tre mesi di scouting mi sono imbattuto in cose stupende. Penso per esempio alla fortuna di entrare nella sala Vico dei Girolamini, un regalo meraviglioso. Napoli è davvero come New York, uno dei centri del conflitto biologico, culturale, politico della nostra civiltà. Non può esserci luogo più adatto per un autore».

Nella Napoli sotterranea gli echi di una guerra mai finita, nelle segrete di Castel dell'Ovo un mistero che il tempo non scalfisce e, alla fine, il confronto tra scienza e magia risolto con uno sberleffo da commedia dell'arte.
«Già, perché il segreto della città non si può scoprire, per capirla non basta una vita. Bisogna sospendere il giudizio e fare quello che Napoli in fondo ti chiede: non fermarsi mai e interrogarsi sempre su se stessi».

Dopo il successo di «Gomorra», ogni scena in strada è un bagno di folla.
«L'accoglienza della gente è stata emozionante, sono entrato nei negozi, nelle case, mi sono messo in ascolto. In un tempo di grandi solitudini, Napoli non ti lascia mai da solo».

Cosa vorrebbe trasmettere a chi guarda il film?
«Il valore prezioso di un popolo che difende la sua identità e non vuole lasciarla morire, come diceva Pasolini. Mi piacerebbe contribuire al racconto di luoghi che meritano di essere visitati».

È già tornato al lavoro?
«Sto preparando un film che gireremo a febbraio, ancora a Napoli, su una visione della città desueta e molto stravagante». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA