«Natale a 5 stelle», il primo cinepanettone senza Carlo Vanzina grillino

«Natale a 5 stelle», il primo cinepanettone senza Carlo Vanzina grillino
di Oscar Cosulich
Mercoledì 5 Dicembre 2018, 12:00
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«Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale» è la frase che, tradizionalmente, apre ogni film che potrebbe essere oggetto di una causa per somiglianze con una storia vera ed è l'escamotage per evitare problemi legali. Non fa eccezione «Natale a 5 Stelle», l'ultima commedia di Carlo ed Enrico Vanzina, diretta da Marco Risi dal 7 dicembre su Netflix. Il film natalizio, «non è un cine-panettone - puntualizza Enrico Vanzina - ma solo una commedia ambientata nel periodo di Natale, dove si riprende quella tradizione da noi avviata nel 1983 con «Vacanze di Natale» che, in modo leggero, faceva un ritratto ironico del nostro Paese all'epoca». «Negli anni questo aspetto di satira sociale si è perso nelle commedie prodotte in Italia, sempre più centrate solo su storie d'amore, intrighi con gli, o le, ex. Noi abbiamo voluto raccontare il momento confuso in cui stiamo vivendo in modo scherzoso. C'è una nuova classe politica al potere oggi e sono contento che sia raccontata per la prima volta nella prima commedia italiana di Natale ad approdare su Netflix e che può essere vista in 190 paesi».
 
Ma davvero nel film (molto liberamente tratto dalla commedia «Out of Order» di Ray Cooney), i riferimenti sono così casuali come premesso dalla scritta che apre la storia? Il protagonista Franco Rispoli (Massimo Ghini) è il premier «del popolo» in cui non è difficile vedere in trasparenza Giuseppe Conte, visto che riceve telefonate stressanti da Luigi (cui prova a rispondere in dialetto napoletano, suscitando una reazione stizzita dall'altro capo del telefono) e Matteo, oltre ad ironizzare sul «contaballe» Renzi. Il suo assistente tuttofare, che deve tradurgli gli incontri in inglese e fargli da portaborse e Leporello, invece, è il povero Walter Bianchini (Ricky Memphis), un ex-Pd saltato sul carro del vincitore e «miracolato», visto che grazie a 124 like ottenuti a Guidonia ha ottenuto il posto. Difficile intravedere in lui una qualche somiglianza con il portavoce di Conte, Rocco Casalino, anche se la provenienza dal «Grande Fratello» di quest'ultimo è indirettamente evocata dal personaggio di Giulia Rossi (Martina Stella), deputata dem eletta solo grazie all'avvenenza fisica mostrata partecipando all'«Isola dei famosi» e che potrebbe evocare in qualche coloritura dialettale Maria Elena Boschi, visto che Martina Stella è nata all'Impruneta. Solo che qui Giulia Rossi è la moglie di Roberto Di Leo (Massimo Ciavarro), un leghista di Civitavecchia pronto a evocare le ruspe a ogni piè sospinto, ma afflitto da problemi di impotenza. Un matrimonio interpartitico il loro che può ricordare, ma a sessi invertiti, quello tra Francesco Boccia del Pd e Nunzia De Girolamo di Forza Italia. Allo stesso modo è impossibile non fare un'equivalenza tra Marisa Ruspoli (Paola Minaccioni), moglie del premier di «Natale a 5 Stelle», un'insegnante di geografia che si trova per la prima volta alla ribalta internazionale, proprio come accadde all'insegnante Agnese Landini, moglie dell'ex-premier Renzi.

Fin qui possono arrivare i giochi delle verosimiglianze, mentre il film ha ovviamente una deriva che giustifica la premessa sulla «casualità» dei riferimenti, visto che racconta il tentativo di weekend romantico clandestino a Budapest del premier Rispoli con la deputata dell'opposizione Rossi. La segretezza della tresca è minacciata, nell'ordine: da un inviato delle «Iene» (Riccardo Rossi), da un cameriere molto invasivo (Biagio Izzo) e dal mellifluo e ottuso direttore dell'hotel (Ralph Palka), dove la coppia spera di poter godere della sospirata intimità.

«Nel 2050 questa farsa leggera sarà apprezzata», profetizza Enrico Vanzina, commosso nel presentare il film senza avere al fianco la rassicurante presenza del fratello Carlo: «In Italia non si fa più commedia politica, ma solo film di denuncia, o commedie romantiche. Il nostro sguardo, invece, è critico e anche affettuoso: non abbiamo un piglio moralistico e Marco Risi ha diretto il film e gli splendidi protagonisti come avrebbe voluto fare Carlo».

«Con Carlo ho vissuto metà della mia vita, siamo stati in vacanza insieme e mi è stato vicino nei momenti bui», ricorda Rosi, «sono diventato regista grazie a lui, dopo che mi ha chiamato per fargli da aiuto regista in Ecceziunale veramente. Quando Enrico mi ha detto che Carlo voleva che dirigessi io il film, perché lui non ce l'avrebbe fatta, non ho avuto un attimo di dubbio. Questo è stato il mio primo film di Natale, ma ho sempre amato la commedia. Idealmente preferirei che una commedia si vedesse in sala, con le risate del pubblico, ma visto che ora le sale sono semivuote allora è meglio immaginare 200 milioni persone che vedono il tuo film nel mondo: la fruizione del cinema sta cambiando, gli esercenti devono rendersene conto».
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