Oscar 2022, Sorrentino non ripete il trionfo: non va meglio agli altri candidati italiani

Oscar 2022, Sorrentino non ripete il trionfo: non va meglio agli altri candidati italiani
di Titta Fiore
Lunedì 28 Marzo 2022, 07:39 - Ultimo agg. 26 Marzo, 08:28
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Niente bis per Paolo Sorrentino nella notte dell'Oscar: «È stata la mano di Dio» ha dovuto cedere il passo a «Drive my car» del giapponese Ryusuke Hamaguchi. Per il magnifico film del regista napoletano, il «più intimo e personale» della sua carriera, non si è ripetuto il trionfo che accompagnò otto anni fa «La grande bellezza» alla conquista della statuetta per il miglior film internazionale. «Drive my car», tratto da un racconto di Murakami e favorito della vigilia per ammissione dello stesso Sorrentino, ha battuto anche il danese «Flee», il norvegese «La persona peggiore del mondo» e «Lunana - Il villaggio alla fine del mondo», la prima volta a Hollywood del cinema del Buthan.

Non è andata meglio agli altri due candidati italiani di questa edizione. Per l'animazione il favorito «Encanto» ha battuto «Luca» di Enrico Casarosa e niente da fare anche per Massimo Cantini Parrini, autore dei costumi di «Cyrano»: la statuetta è andata a Jenny Beavan per gli stravaganti abiti di «Cruella». 

Ma il vero trionfatore della serata è stato «Coda - I segni del cuore», vincitore dell'Oscar per il miglior film, la sceneggiatura non originale e l'attore non protagonista, Troy Kotsur.

Diretta dall'americana Sian Heder e lanciata dal Sundance Festival, questa produzione indipendente passata poi ad Apple Tv è stata la sorpresa della stagione e si è aggiudicata tutti i premi ai quali era candidata. Storia toccante sulle aspirazioni artistiche di una ragazza figlia di genitori sordomuti, «Coda» ha portato sul palco dell'Academy un altro modo di comunicare e l'applauso della sala fatto nella lingua dei segni, agitando le mani aperte come farfalle, è tra le cose che resteranno degli Oscar 2022. Per la statistica, Kotsur è il secondo attore non udente a vincere la statuetta nella storia del premio, dopo Marlee Matlin.    

Il galà, tornato interamente in presenza dopo le restrizioni imposte l'anno scorso dalla pandemia, si è aperto con la performance di Beyoncé, poi il primo premio ad Ariana DeBose, migliore attrice non protagonista per «West Side Story» di Steven Spielberg nel ruolo di Anita, lo stesso che fece vincere l'Oscar a Rita Moreno nella versione del 1962. «Immaginate una ragazzina gay e di colore che ha trovato il coraggio di andare avanti: bene, questa sera ce l'avete qui» ha detto l'attrice di origini afroamericane, portoricane e italiane nei ringraziamenti, toccando uno dei temi sensibili di quest'anno, l'inclusione e i diritti di genere.  

Jane Campion, testa di serie in tutti i pronostici, si aggiudica l'Oscar della regia per il western crepuscolare «Il potere del cane». La migliore attrice è Jessica Chastain con «Gli occhi di Tammy Faye»: per lei una standing ovation e la dedica commossa alla figlia Giulietta avuta con il marito italiano.

 

Altro premio annunciato, quello a Will Smith miglior attore in «King Richard - Una famiglia vincente». Del tutto inatteso, invece, il suo alterco con comico Chris Rock che, dal palco, aveva fatto una battuta infelice sui capelli rasati a zero della moglie del divo, Jada Pinkett. Smith si è alzato e gli ha tirato uno schiaffo, nell'imbarazzo generale. Poi, al momento di ritirare il premio, le scuse in lacrime all'Academy e agli altri candidati per il gesto di rabbia: «L'amore ti fa fare pazzie».

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Sceneggiatura: vince Kenneth Branagh con l'autobiografico «Belfast». Documentario: l'Oscar va a «Summer of soul» di Ahmir Questlove Thompson. La migliore canzone originale è «No Time To Die» di Billie Eilish e suo fratello Finneas O'Connell, scritta per l'omonimo film della saga di James Bond.

Nell'anticipo di cerimonia organizzato prima della diretta per velocizzare lo show, «Dune» ha vinto quattro premi tecnici: miglior colonna sonora (realizzata da Hans Zimmer), suono, montaggio e scenografia. Al kolossal di Denis Villeneuve anche l'Oscar per la fotografia, andato a Greig Fraser, lo stesso direttore dell'ultimo «Batman», e quello per gli effetti speciali.

Molti protagonisti della serata hanno ricordato il dramma dell'Ucraina in guerra. Nessun collegamento con il suo presidente Zelensky, come pure si era ipotizzato alla vigilia, ma un minuto di silenzio che ha fermato la cerimonia in segno di solidarietà per chi sta soffrendo sotto le bombe. E con un pensiero all'Ucraina si è chiuso anche il breve discorso di Francis Ford Coppola, salito sul palco con Al Pacino e Robert De Niro per l'omaggio ai cinquant'anni del suo capolavoro, «Il Padrino».

Tra i momenti più emozionanti del galà, l'arrivo a sorpresa di Liza Minnelli in sedia a rotelle per aprire, con Lady Gaga al suo fianco, la busta con il titolo del miglior film. Nel consueto tributo agli artisti scomparsi nel corso dell'anno, l'omaggio a Lina Wertmuller, prima donna regista ad essere candidata. Prima di arrivare sul tappeto rosso con sua moglie Daniela D'Antonio e gli attori del film Filippo Scotti e Luisa Ranieri (tutti con la spilla azzurra "Con i rifugiati" sul bavero o sulla scollatura), Paolo Sorrentino ha postato su Instagram una foto di se stesso bambino in auto con la madre: «Oggi, dopo due anni di lavoro, con la cerimonia degli Oscar si chiude il ciclo di questo film. Da mesi mi viene chiesto perché ho fatto questo film e non ho mai trovato una risposta autentica. Oggi la risposta l'ho trovata: volevo tornare, anche solo per un attimo, a questa foto. A mia madre». 

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