Torino film festival, Pappi Corsicato presenta Perfetta illusione: «Un triangolo amoroso con artista»

«Perfetta illusione» arriva il 15 dicembre nelle sale distribuito da Europictures

Margherita Vicario sul set
Margherita Vicario sul set
di Oscar Cosulich
Venerdì 2 Dicembre 2022, 12:00
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Era il 2012 quando Pappi Corsicato ha presentato alla «Festa del cinema di Roma» «Il volto di un'altra» (poi giunto nelle sale l'anno seguente), film sulla chirurgia estetica interpretato da Laura Chiatti e Alessandro Preziosi che, l'autore diceva essere «giocato sull'inesistenza della «verità», sul falso fatto sistema». Dopo quel lungometraggio il regista non è stato con le mani in mano: in rapida successione ha girato infatti il docuweb «L'Italia che non ti aspetti», i documentari «L'arte viva di Julian Schnabel» e «Pompei - Eros e mito» e ha incontrato un inedito successo popolare grazie al suo debutto televisivo con la serie «Vivi e lascia vivere», interpretata da Elena Sofia Ricci.

Oggi Pappi Corsicato presenta «Perfetta illusione» fuori concorso al «Torino film festival», che segna il suo ritorno al cinema di finzione e fonde la sua passione cinematografica con quella per l'arte contemporanea.

La storia narra la vicenda di Toni (Giuseppe Maggio) che conduce con la moglie Paola (Margherita Vicario) una vita normale, ma piena di entusiasmo e passione. L'incontro casuale con la giovane e facoltosa Chiara (Carolina Sala) riaccende in lui la voglia di riscattarsi e di realizzare il suo sogno segreto: diventare un artista. Le strade dei tre si intrecceranno in un pericoloso triangolo amoroso che cambierà per sempre il corso delle loro vite.

«Perfetta illusione», che arriva il 15 dicembre nelle sale distribuito da Europictures, schiera nel cast, accanto ai tre protagonisti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni, Daniela Piperno, Giampiero Judica, Ivana Monti ed è una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo Macchitella, Pier Giorgio Bellocchio e i Manetti bros. 

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Corsicato ci racconta la genesi di questo film?
«L'ho girato a Milano in sole cinque settimane e tutto deriva da una liberissima e distante ispirazione derivata da Illusioni perdute di Honoré de Balzac. Lì il protagonista vagheggiava di diventare uno scrittore, qui invece vuole affermarsi come pittore e nella mia storia illusorie sono anche la percezione che hanno i protagonisti di se stessi e quella che gli altri hanno di loro. Toni infatti si illude e viene illuso di avere un talento come artista».

Lei però non mostra mai le sue opere, lo spettatore non può giudicare se valgano davvero, o se siano solo delle croste.
«Nel mondo dell'arte contemporanea, ma direi in generale in tutte le forme d'arte oggi, i criteri per valutare un'opera d'arte e decretare quindi chi è un vero artista, sono sconosciuti ai più. Per questo nel film, che ho girato in autentici luoghi d'arte come la Bicocca, giocando sul contrasto con la realtà mostrando le opere di altri artisti, dei quadri di Toni vediamo solo i commenti e le reazioni di chi li guarda. Se avessi fatto realizzare delle opere appositamente per il film, o utilizzato quadri di autori noti sarebbe venuta meno una delle domande del film, cioè quanto i propri desideri, le proprie ambizioni e aspirazioni possono essere illusori?».

Tutto sembra legato alle ossessioni del mondo contemporaneo dove, via social, c'è una disperata caccia a quel quarto d'ora di celebrità a suo tempo vaticinato da Andy Warhol. È così?
«Ormai di quel quarto d'ora non sono rimasti nemmeno più cinque minuti! Comunque l'arte è solo un pretesto che mi permette di analizzare i sentimenti dei tre protagonisti che sono anche questi illusori e mimetici: il triangolo che si crea tra Toni, Paola e Chiara è davvero frutto di un corteggiamento, o è solo manipolazione? Quello che vediamo nascere è amore, o puro opportunismo pragmatico? Questa ambiguità la illustro anche visivamente, usando spesso dei fuori fuoco, il confine tra l'illusione e la realtà è labile e i personaggi si muovono in un mondo che non è quasi mai nitido e definito. Così come non sono nitidi e definiti i loro autentici stati d'animo: spesso ci si illude di essere innamorati e ancora più frequentemente di avere talento artistico. Il guaio è che a volte questa illusione nasce più da una questione modaiola che da una reale urgenza artistica, non c'è vera aspirazione, ma solo una velleità socio-mondana. Cambiando ambiente vediamo conferma di questo atteggiamento anche nel mondo del cinema, visto che escono moltissimi film, ma di veramente buoni se ne vedono sempre di meno. Sembra che tutto nasca dal pensiero Ma che ci vuole? Lo faccio anch'io!».

È vero che lei è al lavoro su una nuova serie?
«Di questo purtroppo non posso dire nulla, la politica delle piattaforme streaming è rigidissima e sono tenuto al silenzio. Però ho già pronti due nuovi documentari d'arte».

Di che si tratta?
«Uno è su Jeff Koons e l'altro sul Perugino. Mi rendo conto che possano sembrare due autori agli antipodi, ma per il mio modo di approcciare questi film, con un taglio umanistico più che didattico-scientifico, dove rinuncio all'oggettività, come vedrai hanno in realtà diversi punti in comune. Invece i documentari su Moira Orfei e Patty Pravo per ora sono rimandati, ma non intendo rinunciarci». 

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