Premio Oscar 2022, la grande sfida di Sorrentino: chi sono i rivali più forti

Premio Oscar 2022, la grande sfida di Sorrentino: chi sono i rivali più forti
di Titta Fiore
Sabato 26 Marzo 2022, 08:00 - Ultimo agg. 27 Marzo, 09:02
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Le urne sono ormai chiuse, il comitato dell'Academy sta contando i voti, nel mall art decò che ospita il Dolby Theatre si sistemano grandi Oscar di cartapesta dorata e composizioni di rose blu. Il premio più importante del cinema mondiale ritorna interamente in presenza, nella sede abituale, dopo l'edizione «ibrida» dell'anno scorso organizzata all'Union Station di Los Angeles per via del Covid. Domani (in Italia sarà notte fonda) sapremo se Paolo Sorrentino riuscirà a bissare con «È stata la mano di Dio» il successo ottenuto nel 2014 con «La grande bellezza». Nonostante gli applausi e i consensi che hanno accompagnato ovunque il suo magnifico film sugli anni della giovinezza napoletana, trascolorati dall'allegria della scoperta al dramma della perdita, questa volta il regista non parte favorito. A contendergli la statuetta per la migliore opera internazionale è soprattutto «Drive my car» del giapponese Ryusuke Hamaguchi, il fluviale racconto (179 minuti) tratto da Murakami sulle solitudini e le fragilità di un gruppo di uomini e donne la cui vita ruota intorno al teatro, che ha già fatto incetta di riconoscimenti, da Cannes ai Golden Globes, dai Bafta ai Critics Choise e agli Spirit Awards, e agli Oscar è candidato anche per il miglior film e la sceneggiatura. I bookmakers lo quotano a 1.7, mentre «È stata la mano di Dio» lo segue a 9. Nei pronostici degli scommettitori si piazzano a 11 «Flee» del danese Jonas Poher Rasmussen e «La persona peggiore del mondo» del norvegese Joaquim Trier, ma solo il primo potrebbe avere davvero delle chance di vittoria: ispirato alla storia vera di ragazzo scappato dall'Afghanistan in fiamme e accolto in Danimarca, dove riesce a realizzarsi e a vivere liberamente il proprio orientamento sessuale, il cartoon ha conquistato il Sundance e gli European Awards e domani correrà anche nelle categorie animazione e documentario. Fuori dai giochi che contano l'ultimo titolo della cinquina, «Lunana, il villaggio alla fine del mondo», debutto hollywoodiano del cinema del Buthan: la delicata storia ambientata in un remoto villaggio dell'Himalaya, a cinquemila metri di quota e lontano da ogni comodità, è data dai pronostici a 51. Una sua vittoria, insomma, sarebbe davvero la grande sorpresa di questa edizione. 

Come sempre, gli Oscar riflettono gli umori e i cambiamenti che attraversano l'industria dell'audiovisivo. La crisi delle sale insidiate dalle piattaforme streaming si manifesta in maniera eclatante, per esempio, nella cinquina maggiore, quella per il miglior film. Qui la sfida, stando anche ai numerosi riconoscimenti delle associazioni di categoria, riguarda due titoli, «Il potere del cane» di Jane Campion, rilettura autorale del genere western che ha conquistato ben dodici candidature, e «Coda - I segni del cuore», dramma gentile di Sian Heder sulla disabilità (è la storia della figlia udente di una coppia sorda). Entrambi hanno saltato il passaggio nelle sale e si possono vedere su Netflix e Apple Tv+, la loro vittoria sancirebbe un sorpasso storico. Si vede in streaming su Netflix, dopo un breve passaggio in sala, anche «Don't Look Up» con DiCaprio, mentre sono ancora nei cinema l'effervescente «Licorice Pizza» dell'eterno candidato Paul Thomas Anderson, l'autobiografico «Belfast» di Kenneth Branagh e «Spencer» di Pablo Larrain, ritratto toccante sui tormenti di Lady Diana durante l'infelice matrimonio con Carlo d'Inghilterra. 

Tra gli attori, non dovrebbe avere rivali Will Smith nei panni del padre delle sorelle tenniste Venus e Serena Williams in «King Richard - Una famiglia vincente» (non a caso le due leggendarie atlete saranno tra i premiatori del galà). La gara delle attrici si restringe alla favorita Jessica Chastain per «Gli occhi di Tammy Faye» e Nicole Kidman-Lucille Ball in «Being the Ricardos», ma rivendicano il loro posto al sole anche le veterane Olivia Colman (protagonista di «La figlia oscura» dal romanzo Elena Ferrante) e Penelope Cruz, in nomination per «Madres Paralelas» di Almodovar (mentre suo marito Javier Bardem è in corsa per «Being the Ricardos»). Non protagonisti: i rumors dicono Kodi Smit-McPhee per «Il potere del cane» e Ariana DeBose per «West Side Story» di Steven Spielberg (nell'originale del 1961 Rita Moreno vinse la statuetta con il suo stesso ruolo). Se dovesse vincere Judi Dench, nominata nella stessa categoria per «Belfast», sarebbe l'attrice più anziana ad aggiudicarsi il trofeo dall'alto dei suoi 87 anni magnificamente portati. 

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Curiosità: Jane Campion è la prima donna a essere candidata due volte per la regia e sempre contro Spielberg: la prima fu nel 94 con «Lezioni di piano» e fu battuta da «Schindler's List». Se la spuntasse, sarebbe la seconda donna ad affermarsi di seguito in questa categoria (nel 2021 l'Oscar andò a Chloé Zhao di «Nomadland»). Tutta al femminile la conduzione del galà (trasmesso in Italia su Sky Cinema Oscar dalle 0,15, su Sky Uno e Now), affidato a Amy Schumer, Wanda Sykes e Regina Hall. Per la prima volta saranno escluse dalla diretta le premiazioni di alcune categorie tecniche, per sforbiciare la lunghezza dello spettacolo in calo costante di ascolti e a nulla sono valse le proteste degli artisti penalizzati. Oltre a Sorrentino, l'Italia scenderà in campo con Massimo Cantini Parrini per i costumi di «Cyrano» ed Enrico Casarosa, regista del cartoon «Luca». Nel massimo del glamour consentito dai protocolli Covid, non mancherà una finestra aperta sulla drammaticità della guerra in Ucraina: «Sono momenti importanti per la storia dell'umanità» ha detto il produttore esecutivo della cerimonia Will Packer, «non si può mettere in scena un simile show senza trovare un modo rispettoso per riconoscere quanto siamo fortunati persino ad essere riusciti ad organizzare tutto questo». 

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