«Prey» in anteprima italiana al festival di Giffoni: «Il nostro omaggio alla cultura Comanche»

«Prey» in anteprima italiana al festival di Giffoni: «Il nostro omaggio alla cultura Comanche»
di Titta Fiore
Sabato 23 Luglio 2022, 08:00
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Debutterà in anteprima italiana al festival di Giffoni martedì prossimo, 26 luglio, «Prey», l'atteso prequel della saga action thriller di «Predator». Trentacinque anni dopo il primo capitolo con Arnold Schwarzenegger e la regia di John McTiernan, un successo internazionale che diede origine a tre sequel e alla miniserie crossover «Alien vs Predator», Dan Trachtenberg ha rispolverato il franchise riportandolo alle origini, là dove si immagina che tutto sia cominciato, nell'America del 1700, tra le verdi praterie della nazione Comanche. Qui una giovane e coraggiosa guerriera, Naru (la interpreta Amber Midthunder), cresciuta all'ombra dei leggendari cacciatori che vagano per la Grandi Praterie, si è data la mission di proteggere il suo popolo dai pericoli che minacciano l'accampamento. Ma quando scopre che il nemico che ha di fronte si rivela un predatore di razza aliena, abilissimo nell'uso di armi tecnologicamente avanzate, lo scontro diventerà feroce e senza esclusione di colpi.

Prodotto dalla 20th Century Fox, il prequel della saga debutterà come Holu Original negli Stati Uniti e in Italia su Disney+ dal 5 agosto sotto il brand Star.

Il regista Trachtenberg, che ha al suo attivo «10 Cloverfield Lane» e «The Boys» e ora sta lavorando alla serie «Waterworld, spiega nella conferenza globale via streaming il progetto di «Prey»: «Volevo che fosse soprattutto un film d'azione, la lavorazione ha richiesto tanto tempo e, in più, è stata ritardata dall'emergenza Covid. La genesi della storia parte da personaggi che sul principio non si caratterizzano come eroi, sono le circostanze a renderli tali in un vero e proprio percorso di sopravvivenza». 

Uno dei tratti più interessanti dell'operazione è stata l'accuratezza della ricostruzione storica. Un approccio filologico che ha portato a una fruttuosa collaborazione con la nazione Comanche per l'uso della lingua dei nativi e per il casting, in modo da portare ai massimi livelli il tasso di autenticità. Anche la produttrice Jhane Myers, che si è formata al Sundance, è una Comanche e da sempre molto attenta a onorare la cultura delle comunità native. Dice: «Abbiamo ricreato l'atmosfera delle origini grazie a fotografie e a dipinti d'epoca. Per me è stato come realizzare un sogno, ho attinto a tutte le conoscenze che mi son state trasmesse nell'infanzia. Mi è sembrato di compiere un viaggio nel tempo, nei luoghi dove vivevano i miei antenati. Abbiamo anche fatto provini in Comanche, nel nostro film c'è molto di autentico».

Naru/Amber Midthunder corre tra gli alberi, tira con l'arco, si getta nel fango e lotta a mani nude contro il predatore alieno senza paura. È una formidabile cacciatrice, ma poco apprezzata dalla sua tribù, che continua a paragonarla al fratello Taabe: «Il lavoro sul set era molto fisico, mi sono preparata facendo un campo di addestramento per quattro settimane. Ho pianto di ansia e di paura all'idea di affrontare un progetto così grande. Ci siamo addestrati a usare armi Comanche e l'aiuto di un'esperta di storia come Jhane è stato prezioso. Le scene più difficili? Quelle in cui dovevo tuffarmi nel fiume gelido». Talento emergente con origini Sioux, la giovane attrice considera «Prey» un trampolino di lancio e un'importante occasione per i nativi: «È un film selvaggio e molto divertente e, in più, ha il merito di far conoscere alle nuove generazioni la potenza della cultura Comanche». Accanto all'eroina c'è Dakota Beavers nei panni di Taabe, il fratello dai lunghi capelli corvini. «Prey» è il suo primo film: «Ho sempre voluto fare l'attore» racconta, «ma non conoscevo nessuno nell'ambiente e quando mi hanno consigliato di sostenere il provino ignoravo chi fossero il regista e la produttrice. Ho imparato molto da loro e dagli altri professionisti e ora mi piacerebbe fare questo lavoro per sempre». 

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Per il regista la saga di «Predator» è un vecchio amore. «Sono un fan di questo genere di storie e considero i film di fantascienza ambientati in epoche diverse dalla nostra una fonte di ispirazione. Volevo realizzare un action movie capace di coinvolgere emotivamente, come Gravity». Nel cast composto per la maggior parte da nativi americani, il cattivissimo predatore è il gigantesco ex cestista Dane DiLiegro che in Italia ha giocato a Sassari e a Trieste. 

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