Ricomincio da tre, Lucisano: «Così quarant'anni fa scoprii Troisi»

Ricomincio da tre, Lucisano: «Così quarant'anni fa scoprii Troisi»
di Titta Fiore
Sabato 6 Marzo 2021, 11:02 - Ultimo agg. 11:23
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Tra i tanti successi (l'ultimo, la serie «Mina Settembre» con Serena Rossi, boom di ascolti su Raiuno), nella carriera di Fulvio Lucisano, presidente dell'Italian International Film, c'è il non trascurabile merito di aver lanciato Massimo Troisi nel mondo del cinema. Fu lui, infatti, il veterano dei nostri produttori, 92 anni di esperienza e di inesauribile energia, a farlo debuttare sul set con «Ricomincio da tre». Protagonista e regista di un film che ha segnato un'epoca. La storia del ragazzo Gaetano, «turista, non emigrante» in viaggio da Napoli a Firenze alla scoperta di sé, uscì nelle sale il 5 marzo del 1981, giusto quarant'anni fa. E subito divenne un caso, uno spartiacque tra vecchia e nuova comicità, un campione di quella «vesuwave» che, passando da Troisi a Pino Daniele agli autori della Nuova Spettacolarità stava rivoluzionando i linguaggi di una cultura.

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Lucisano, come andò?
«Lo scoprii grazie a Pippo Baudo. Mi disse: è un fenomeno, non fartelo scappare. In tv passavano gli sketch della Smorfia, erano davvero molto divertenti. Poi con Mauro Berardi andammo a vederli dal vivo, al Teatro Tenda di Roma. E cominciammo a parlare di cinema. Massimo aveva in mente un progetto, ma non pensava di dirigerlo. Mi propose il nome di un regista che però non mi sembrava adatto alla sua idea. Lo spronai: Perchè non lo fai tu?».


E cominciò l'avventura.
«Sì, gli affiancai un bravo aiutoregista e un valido direttore della fotografia, partimmo. Massimo era molto intelligente, aveva le idee chiare e sul set sapeva creare un'atmosfera serena. Si faceva benvolere. Gli chiesi solo una cosa. di pronunciare le battute due volte, per farsi capire meglio dal pubblico a Nord di Roma».


Il film fu un successo in tutta Italia.
«Debuttammo a Messina, assieme a Verdone che era il numero uno.

All'inizio ci trattavano come paria, eravamo gli ultimi arrivati. Poi gli incassi ci diedero ragione. Il film cominciò a farsi strada ovunque, ricordo le risate del pubblico a Torino e una proiezione straordinaria a New York, su uno schermo gigante a Times Square, davanti a un mare di gente».


C'è una scena di «Ricomincio da tre» che ha particolarmente a cuore?
«Direi quella in cui Massimo corre intorno al palazzo per incrociare la ragazza che gli piace: ce l'hanno copiata almeno in tre o quattro film, anche in uno dell'amico De Laurentiis».


Il successo, infatti, fu clamoroso.
«Il film incassò circa dodici miliardi di vecchie lire. Una bella cifra. In media, con cinque-sei miliardi già si festeggiava».


Che cosa aveva di speciale lo sguardo di Troisi?
«Massimo era portatore di una comicità diversa, la sua ironia era lieve e profonda allo stesso tempo. Era elegante, intelligente, con tempi strepitosi. In una parola, era geniale».


Il suo film più bello?
«Credo Ricomincio da tre, e non perché l'ho prodotto io. Quel film fu dirompente, segnò una frattura con tutto quello che c'era stato fino ad allora. Vedendo la prima copia gli dissi che aveva fatto un capolavoro. Continuo a pensarlo».


È vero che nel ruolo della fidanzata, che poi è stato di Fiorenza Marchegiani, Troisi aveva pensato a Stefania Sandrelli?
«In un primo momento, sì. Ma si rese conto che non era l'idea giusta e decise diversamente».


Come gestiva l'enorme popolarità che gli arrivò con «Ricomincio da tre»?
«Era molto sereno, tranquillo. Sicuro di sé. Non era certo tipo da montarsi la testa».


L'ultimo ricordo che ha di lui?
«Quando a Los Angeles gli presentammo Martin Scorsese che aveva amato il suo film e gli fece i complimenti. Massimo si emozionò moltissimo».


I cinema, che oggi sono chiusi per la pandemia, dovrebbero riaprire il 27 marzo. Ce la faremo?
«Per riaprire servono i film, e per ora i contenuti mancano. Stiamo cercando di capire cosa e come fare. Ma sono convinto che, appena possibile, la gente tornerà ad affollare le sale. In sicurezza, con tutti i confort, ma tornerà. Perché il cinema resta sempre una magia».

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