La rivoluzione di Capri a Venezia con Martone

La rivoluzione di Capri a Venezia con Martone
di Titta Fiore
Giovedì 26 Luglio 2018, 11:00
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Mario Martone in concorso con Luca Guadagnino e Roberto Minervini. Una squadrone americano. Gli autori europei di culto e di cassetta. Apertura ai generi e alle nuove piattaforme. Classici restaurati e realtà virtuale. Red carpet ed eventi speciali, primo fra tutti la doppia puntata d'esordio della serie più attesa, «The Neapolitan Novels», tratto dalla quadrilogia di Elena Ferrante «L'amica geniale». Il cartellone della Mostra di Venezia (29 agosto-8 settembre) è impressionante per qualità e quantità e stacca di diverse spanne i festival concorrenti, a partire da Cannes. Ormai è a Venezia che guardano le grandi produzioni a stelle e a strisce in vista degli Oscar, è a Venezia che si sperimentano nuovi linguaggi, grazie anche a una legislazione più elastica che non chiude le porte a Netflix e ad Amazon, com'è accaduto sulla Croisette, solo perché i film prodotti per lo streaming saltano il passaggio in sala, e grazie a un metodo selettivo che non distingue, com'è giusto, tra scrittura per il grande e il piccolo schermo.
 
Il cinema italiano, dunque. Martone torna al Lido dopo i successi di «Noi credevamo» e «Il giovane favoloso» e «Capri - Revolution», sulla comunità isolana proto-hippie d'inizio Novecento segna, a suo modo, la chiusura di una trilogia. Nel cast del film, girato tra Capri e l'amato Cilento, Marianna Fontana, una delle gemelle di «Indivisibili», nei panni di una giovane capraia in contrasto con la raffinata comune nordeuropea rifugiata sull'isola azzurra. «Suspiria» di Luca Guadagnino, remake dell'horror di culto di Dario Argento, promette sorprese, secondo il direttore Alberto Barbera, soprattutto per l'interpretazione di una Tilda Swinton «mai vista prima», impegnata in tre ruoli, tutti, si presume, paurosissimi. «What You Gonna Do When the World's on Fire?» (Che fare quando il mondo è in fiamme?) di Minervini racconta, con stile documentario, tre episodi di ordinario razzismo nel Texas dei nostri giorni. Ai tre titoli del concorso maggiore si affianca una delegazione extralarge per numero e varietà di generi. «Sulla mia pelle» di Alessio Cremonini, sulle ultime ore di Stefano Cucchi, apre «Orizzonti» e sempre qui si vedranno «Un giorno all'improvviso» di Ciro D'Emilio e «La profezia dell'armadillo» di Emanuele Scaringi dalle avventure di Zerocalcare. Fuori concorso, dopo la serie sull'«Amica geniale» diretta da Saverio Costanzo che ha ricostruito, alle porte di Caserta, la Napoli degli anni Cinquanta su 20 mila metri quadrati di studios, ecco «Una storia senza nome» di Roberto Andò, con Renato Carpentieri, sul furto misterioso di una grande tela di Caravaggio a Palermo nel 1969, «Les estivants» di Valeria Bruni Tedeschi, personale affresco familiare con Valera Golino, e «Il diario di Angela - Noi due cineasti» di Yervant Gianikian. «Sul fronte italiano c'è oggi una realtà ricca di fermenti e significativi tentativi di andare comunque oltre», commenta Barbera. Con «Capri - Revolution», «The Neapolitan Novels», «Un giorno all'improvviso», un documentario su Toni Servillo, i corti di Toni D'Angelo e Giovanni Dota («Nessuno è innocente» e «Fino alla fine»), le prove d'attore di Carpentieri, Golino, Foglietta - solo per citarne alcuni - il cinema girato, prodotto, ideato a Napoli e in Campania si prepara a vivere al Lido un'altra stagione entusiasmante dopo l'exploit dell'anno scorso. Non ci sarà, purtroppo, «Il vizio della speranza» di Edoardo De Angelis, che pure era dato tra i favoriti e invece si vedrà alla Festa di Roma. Come mai? Ancora Barbera: «De Angelis ha un grande talento, ma non ha trovato ancora una forma compiuta che lo porti, almeno per ora, a un film risolto. Essendo un autore affermato, non avrebbe poi accettato una collocazione non competitiva».

Al Lido, come s'è detto, si annunciano grandi ritorni: il concorso si apre con «First Man» di Damien Chazelle con Ryan Gosling primo uomo sulla Luna, poi sarà la volta dei western «The Sisters Brothers» di Jacques Audiard e «The Ballad of Buster Scruggs» dei fratelli Coen, del tedesco Florian Henckel Von Donnersmarck (Le vite degli altri) con «Opera senza autore», di Julian Schnabel con «At Eternity's Gate», di Alfonso Cuaron con «Roma», di Mike Leigh con «Peterloo», di Laszlo Nemes con «Sunset», di Yorgos Lanthimos con «The Favourite», di Olivier Assayas con «Doubles vies», di Paul Greengrass con «22 July». Tra le chicche, il leggendario «The Other Side of the Wind» di Orson Welles, finalmente completato a trent'anni dalla morte del cineasta, e i nuovi film di Zhang Yimou («Shadow») e Kusturica («Pepe»).

Anche quest'anno non mancheranno le star - da Jude Law a Mel Gibson, da Emma Stone a Lady Gaga; a Vanessa Redgrave e David Cronenberg andranno i Leoni d'oro alla carriera, Paolo Genovese sarà l'italiano della giuria guidata da Guillermo Del Toro. E il mitico Des Bains, dopo lunga chiusura, riaprirà le porte del Salone Visconti per festeggiare i 75 anni della Mostra.
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