«Rocketman» non è solo pop: Elton John al cinema tra sesso e droga

«Rocketman» non è solo pop: Elton John al cinema tra sesso e droga
di Oscar Cosulich
Giovedì 24 Gennaio 2019, 12:00
4 Minuti di Lettura
Dopo la celebrazione di Freddie Mercury in «Bohemian rhapsody», un'altra icona pop sta per essere consacrata sul grande schermo in «Rocketman», diretto da Dexter Fletcher e interpretato Taron Egerton, finora protagonista di film d'azione come «Kingsman» e «Robin Hood». «Rocketman» racconta Reginald Dwight - così all'anagrafe l'uomo di «Candle in the wind» - ma, promettono gli autori, senza ammorbidirne gli aspetti più controversi, come è accaduto nel blockbuster prodotto dai Queen superstiti. Il successo di «Bohemian rhapsody» che, a fronte di un budget di 52 milioni di dollari, ha già incassato nel mondo più di 780 milioni (diventando un inaspettato fenomeno anche in Italia, dove ha stravinto la battaglia degli incassi, superando i 26 milioni di euro) fa sperare comunque in un bel successo per la pellicola nelle sale a fine di maggio.

Nel 1972 Elton John pubblica il singolo «Rocket Man» (tratto dall'album «Honky Château»), scalando rapidamente le classifiche per dimostrare poi una sorprendente longevità transgenerazionale, arrivando sino ai giorni nostri come un classico. Trump nei tour della sua campagna elettorale del 2016 fa suonare frequentemente «Rocket Man» ma anche «Tiny dancer» («essendo britannico non voglio che la mia musica abbia nulla a che fare con la campagna elettorale americana» dichiarò il baronetto del pop) e poi appioppa il nomignolo di Uomo Razzo al dittatore nord-coreano Kim Jong-un, durante la crisi dei missili nucleari.
 
Il progetto del film risale al 2012. Nel gennaio di quell'anno, Elton annuncia di star scrivendo un biopic su se stesso e di aver scelto Justin Timberlake per interpretarlo. La sceneggiatura è affidata a Lee Hall, si pensa a Michael Gracey come regista e, nel frattempo, Tom Hardy diventa candidato al ruolo di protagonista, ma il progetto non decolla Il deus ex machina, capace di mettere a posto tutti i pezzi del puzzle, è il regista e produttore Matthew Vaughn che affianca la Paramount nella produzione di quello che presenta orgogliosamente come «il primo musical vietato ai minori di 17 anni non accompagnati, con droga, sesso e rock'n'roll».

Vaughn, nel 2010, dà una parte a Dexter Fletcher nel suo «Kick-Ass», poi l'attore l'anno successivo debuttaalla regia e, lo scorso anno, è chiamato a ultimare le riprese di «Bohemian Rhapsody», quando il regista Bryan Singer ha abbandonato quel set per motivi mai chiariti ufficialmente. Nel 2017 poi, in «Kingsman - Il cerchio d'oro», secondo capitolo della saga spionistico fumettistica interpretata da Taron Egerton e Colin Firth, Vaughn inserisce un esilarante cammeo di Elton John, fatto prigioniero dai «cattivi» e salvato, in un tripudio di doppi sensi e allusioni sessuali, proprio da Egerton.

«Il nostro primo incontro è stato in una chiesa davanti all'organo», ricorda divertito l'attore, «la prima cosa che Elton mi ha detto è stata se solo avessi 5 anni di meno io qui ti chiederei di sposarmi. Lui è così». La buona alchimia che si è creata tra i due sul set convince Vaughn che Egerton potrebbe diventare un credibile interprete di «Rocketman» e anche Fletcher, che ha già diretto l'attore nel 2016, in «Eddie the Eagle - Il coraggio della follia», è d'accordo perché trova che Egerton è «un duro, ma mostra un'incredibile vulnerabilità». L'attore, come si vede dalla prime immagini del film, è stato capace di trasformarsi fisicamente in modo mimetico col personaggio chiamato a interpretare e inizia a studiare a fondo il modo di cantare di Elton John, oltre ad imparare qualche rudimento di pianoforte.

Dal punto di vista vocale Egerton ottiene l'approvazione della star, ma per quanto riguarda il talento alla tastiera si sceglie di mostrarne le dita solo per pochi frammenti perché, ammette l'attore, «non c'era speranza che imparassi a suonare davvero il piano come lui».

La principale differenza di «Rocketman» rispetto a «Bohemian Rhapsody», concordano produttore e regista, è che questo «non è un biopic musicale come quello su Freddie Mercury, ma un vero e proprio musical, dove usiamo la musica dell'uomo di cui raccontiamo la storia per raccontare la sua vita». Come in ogni musical che si rispetti c sono coreografie di centinaia di ballerini, mentre le canzoni non sono cantate solo da Egerton, ma anche da sua madre Sheila, portata sullo schermo da Bryce-Dallas Howard, così come da John Reid (Richard Madden) manager/amante di Elton John e dal suo paroliere Bernie Taupin (Jamie Bell).

Dopo le censure all'omosessualità di Mercury nel film sui Queen, Egerton non ha avuto avuto alcun problema nelle scene di sesso: «La comunità gay sarà sorpresa da come questo film affronti la sessualità», l'unica cosa che ha chiesto e ottenuto è che Elton John non fosse sul set durante le riprese, perché «sarebbe stato terribilmente imbarazzante recitare la scena in cui perde la verginità con lui che mi guardava al monitor».
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