«Dopo L'Orchestra di Piazza Vittorio e Le cose belle, avevo giurato di non realizzare più documentari - scrive Ferrente nelle sue note di regia - Avevo sofferto troppo entrando nelle vite delle persone coinvolte: non so fare documentari diversamente, ho bisogno di immergermi a fondo nella realtà che voglio raccontare, fino a diventarne parte. Ma poi venni a conoscenza della storia di Davide».
Nell'estate del 2014 un ragazzo di sedici anni, Davide, muore, colpito durante un inseguimento dal carabiniere che lo ha scambiato per un latitante.
Anche gli amici fraterni Alessandro e Pietro, i due protagonisti diversissimi ma complementari, hanno 16 anni e vivono nel Rione Traiano. Aiutati dalla guida costante del regista e del resto della troupe, oltre che fare da cameraman, nel film i due interpretano se stessi, guardandosi nel display del cellulare, come in uno specchio. Il racconto in 'video-selfiè viene alternato con le immagini gelide delle telecamere di sicurezza del quartiere dove ragazzi in motorino ci appaiono quasi potenziali bersagli in un mondo dove la criminalità non sembra una scelta ma un tremendo destino. «I quartieri popolari di Napoli sono stati raccontati in lungo e in largo - nota Ferrente, regista e produttore pugliese - Anch'io nel mio piccolo l'ho fatto, cercando le cose belle nascoste tra le rovine, i fiori che resistono, nonostante tutto».