D'Aquino, vita da fiction della poetessa-giornalista

Una storia intensa diventa una serie tv in quattro puntate, titolo "Quel giorno"

Maria Luisa d'Aquino al lavoro
Maria Luisa d'Aquino al lavoro
di Aldo Balestra
Domenica 19 Marzo 2023, 09:19
4 Minuti di Lettura

Il film inizia da un momento preciso di vita vera e vissuta: è il settembre del 1943, con l'armistizio cambiano le sorti dell'Italia, consegnandola al difficile percorso della guerra di Liberazione. In quel mese, ancor tragico e insieme carico di speranza, muta per sempre anche la vita di una giovane nobildonna napoletana dagli avi sanniti, ultima discendente di un ramo della grande famiglia che diede i natali a San Tommaso.

Maria Luisa d'Aquino, il fatidico 8 settembre 1943, nell'avito palazzo Massone di San Lorenzello, alla notizia dell'armistizio inizia a stendere un diario che arriverà fino al 1945 (in seguito pubblicato da Guida con il titolo Un giorno di trent'anni fa).

Lo fa con le doti di una scrittura già intensa, colta, soave e l'animo trepidante per le sorti del marito, ufficiale militare dei bersaglieri, Umberto Lombardi, in quei giorni di stanza con i suoi uomini a Solofra, in Irpinia.

Maria Luisa - la cui trasposizione cinematografica necessita di un'attrice mediterranea e solare - ha 35 anni e cinque figli: Giacomo, Ettore, Luciano, Gianfranco e Guido Lionello. Il più grande ha 11 anni, il più piccolo appena tre mesi. Spera che Umberto torni, il loro vibrante amore durante la guerra vive di lettere appassionate e dolci. Sono giorni confusi, si perdono le notizie. Il tenente colonnello Lombardi, il 17 settembre, viene trucidato con il suo attendente. Al comando del suo plotone («un pugno di fedeli»), rimasto senza ordini, lo sorprendono i soldati tedeschi in ritirata: era diretto ad Avellino per chiedere alla Croce Rossa di soccorrere la popolazione bombardata di Solofra. Maria Luisa si strugge nell'attesa, saprà della morte del marito dopo oltre un mese. Guarda i figlioletti e scrive: «Non potevo abbandonarmi alla mia disperazione se non volevo distruggere la loro infanzia. E mi sono ricordata di una promessa fatta a Umberto nella mia ultima lettera: i bambini, qualunque cosa accada, mi vedranno sempre a ciglio asciutto».

Comincia da qui una nuova, complicata esistenza, come vedova di guerra entra all'ufficio stampa del comando militare di Napoli. Una vita di tenacia e scrittura: Maria Luisa - madre volitiva ma gentile (i suoi figli saranno giornalisti con Giacomo e Luciano, donati al «Il Mattino» e alla Rai, e musicisti vanto per l'Italia degli spartiti) - diventa poetessa, giornalista per cinque lustri a «Il Mattino» e altre testate, scrittrice di incredibile sensibilità e intelligenza. Chiosa di lei Libero Bovio: «Voi cantate con gioia, anche quando il sorriso è velato d'amarezza e di ironia». E Salvatore Di Giacomo: «La poesia è fresca e gentile come voi». Ed Ernesto Murolo: «Tutta la vostra anima squisitamente femminile è nei versi». Roberto Bracco - ricorda Pietro Gargano - la chiamava con il nomignolo «Frou Frou».

Un immenso patrimonio emozionale, di scritti, poesie e canzoni: attimi e sensazioni, paesaggi e profumi: dall'azzurro mare del golfo di Napoli e di Capri al verde delle colline dell'amata San Lorenzello, nel Sannio, in quel palazzo a lei caro dove Maria Luisa si spegne nel gennaio 92. In mezzo l'elegante vita napoletana, i salotti raccontati nella rubrica dei «Mosconi» sul «Mattino» fondato nel 1892 da Matilde Serao e Edoardo Scarfoglio e la rubrica della moda dove si firmava, civettuola, «Lady Lou».

Questa storia così intensa diventa oggi una serie tv in quattro puntate, titolo Quel giorno, produzione Mescalito Film di Giorgio Beltrame («Una storia incredibile, che mi ha preso, intensissima nel racconto di una eroina forte e delicata del Sud»). Una fiction, dramma storico, di cui sono autori Edoardo e Antonio Palma ed Emanuele Gaetano Forte, destinata ai canali Rai. E Marco Frittella, intuitivo direttore di Rai Libri, innamoratosi degli scritti di Maria Luisa, ha annunciato la ripubblicazione di Un giorno di trent'anni fa: «In quel diario - dice Frittella - la straordinaria storia di una donna piegata ma non vinta dal dolore, che trova nella realizzazione dei figli e nella scrittura il nuovo orizzonte».

Un filo tiene uniti i vertici di un triangolo di vita: Napoli, Solofra, San Lorenzello. E proprio il grazioso centro sannita - dove opera la Schola Cantorum San Lorenzo Martire Nicola Vigliotti, presieduta da Alfonso Guarino - ha appena celebrato la figura di Maria Luisa. Commosso il figlio Luciano, indimenticabile volto e voce del Tg 1, rapiti nel ricordo i nipoti. E il comune sannita finalmente intitolerà il supportico a Maria Luisa d'Aquino, lì proprio accanto al suo amatissimo Palazzo Massone. A San Lorenzello «dove, calma, trascorrer vorrei l'ultima stagione, rinovellando il tempo di mia vita ...e assaporare il tempo dell'eterno».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA