«Super Vacanze di Natale, il nostro omaggio pop al cinepanettone»

«Super Vacanze di Natale, il nostro omaggio pop al cinepanettone»
di Oscar Cosulich
Mercoledì 13 Dicembre 2017, 12:16
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Il cinepanettone doc, quello targato FilmAuro, compie 35 anni e vanta un repertorio di 33 film. Una saga sterminata avviata nel 1983 da «Vacanze di Natale» di Carlo Vanzina e proseguita ininterrottamente fino allo scorso anno, con «Natale a Londra Dio salvi la Regina», di Volfango De Biasi.

Quest'anno, con «Super Vacanze di Natale» (esce il 14, in circa 500 copie) di Paolo Ruffini, che ha lavorato a stretto contatto di gomito col montatore Pietro Morana, Aurelio e Luigi De Laurentiis hanno deciso di celebrare questa lunga storia d'amore tra la commedia natalizia e il suo pubblico, con un pastiche che ne ripercorre le gesta. Questi film di Natale, del resto, vantano molti record: in trentacinque anni hanno incassato complessivamente 400 milioni di euro, coinvolgendo più di 200 attori tra protagonisti e personaggi secondari, con oltre 50 partecipazioni di attori stranieri (da Danny De Vito a Bo Derek, da Megan Gale a Leslie Nielsen) e una trentina di cammei e partecipazioni di personaggi del cinema, della tv, della musica e dello sport (da Alberto Sordi a Diego Armando Maradona, da Moira Orfei a Peppino Di Capri, da Raffaella Carrà a Emilio Fede). Ancora, negli oltre tre decenni della sua vita, il cinepanettone ha visitato una cinquantina di parti dell'Italia e del mondo, da Cortina d'Ampezzo a Beverly Hills, da Rio de Janeiro a Saint Moritz, da Aspen all'India.

L'idea della celebrazione, racconta Aurelio De Laurentiis, «è di mio figlio Luigi». E spiega: «Noi quest'anno volevamo prenderci una pausa, per ripensare l'intero concetto del film natalizio», prosegue il produttore e patron del Napoli, «ma Luigi voleva che celebrassimo questo importante compleanno, così abbiamo coinvolto Paolo Ruffini perché, pur avendo fatto parte anche lui di questa storia, è un innesto della nuova generazione, non ne ha fatto parte fin dagli inizi e poteva garantirci un occhio più distaccato». Oltre ad essere un esperto del genere. Ruffini, infatti, che era tra gli interpreti di «Natale a New York», «Natale a Miami» e «Natale a Rio», ha ribadito il concetto: «Prima di avere la fortuna di interpretarne qualcuno, io sono cresciuto con questi film da spettatore. Per me andare a vedere il cinepanettone è sempre stato uno dei più piacevoli riti del Natale», continua l'attore: «Le gag e le battute della coppia Boldi/De Sica sono tramandate di generazione in generazione, perché il mondo di questi film è più bello di quello in cui viviamo e anche gli insulti non sono mai davvero delle offese, ma il risultato di una comicità di meravigliosa scorrettezza».

Le circa 80 ore di film visionate sono costate a Ruffini sei mesi di lavoro, trascorrendo più di mille ore in sala montaggio per scegliere i migliori accostamenti e garantire un ritmo narrativo a quella che è fondamentalmente una sequenza di gag accorpate per capitoli tematici (dalla location esotica all'omosessualità, dal tradimento di coppia all'insulto), ognuno introdotto da una frase celebre, di autori che vanno da Celine a Freud. «Abbiamo fatto un kolossal di montaggio e di commedia» ricorda Ruffini, «inizialmente avevamo pensato anche di girare un contenitore per le gag. L'idea era quella di una seriosa scuola di cinema a Cortina d'Ampezzo dove, durante le feste natalizie, i peggiori studenti erano costretti a studiare il cinepanettone, poi però durante il montaggio il film ha preso vita propria e ci siamo resi conto che non sarebbe stato necessario incorniciarlo girando nuovo materiale, perché si racconta da solo».

Nel film ci sono tutte le scene preferite del neoregista-fan? «No, proprio per questo conclude Ruffini abbiamo dovuto sacrificare tantissime sequenze cult che non erano funzionali al ritmo del film, perché questo non è un documentario, non è soltanto un omaggio, né un semplice film di montaggio: è proprio un film, con arrivi e partenze, personaggi che intessono intrecci, battute e relazioni che rimbalzano tra i decenni, fino alla chiusura nella giusta chiave conviviale, rispettando i canoni di una tradizione cinematografica natalizia, che corrisponde alla tombola, al tortellino in brodo e alla messa di mezzanotte. Quando, cioè, si andava al cinema senza la pretesa di vedere qualcosa di particolarmente impegnativo, ma solo con l'idea di farsi due risate, con leggerezza».
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