Tim Burton dà vita a «Mercoledì» la figlia degli Addams: «Quel personaggio sono io»

Tim Burton dà vita a «Mercoledì» la figlia degli Addams: «Quel personaggio sono io»
di Titta Fiore
Martedì 1 Novembre 2022, 11:00
5 Minuti di Lettura

Laconica, solitaria, leggermente sociopatica, geniale: una tipa così, come la primogenita della famiglia Addams, non poteva che finire in un film di Tim Burton. Meglio ancora, se protagonista di una serie, la prima del visionario regista che ha reinventato la favola gotica: «Mercoledì», otto episodi disponibili su Netflix dal 23 novembre e ieri sera al Lucca Comics & Games con l'anteprima europea dell'episodio pilota. Proiezione attesissima e per Tim Burton un bagno di folla, con ottomila fan e cosplayer in piazza. «Sono cresciuto guardando in tv la Famiglia Addams e prima ancora leggendo i fumetti con le loro storie» ha detto il cineasta di «Edward Mani di Forbice» e «Batman». «Da ragazzo mi sentivo un po' come Mercoledì, avrei potuto essere lei perché condividevo il suo punto di vista in bianco e nero. Invece della solita bambina, ho voluto raccontare un'adolescente e vederla mentre reagisce ai professori, alla famiglia, all'analista che la tiene in terapia».

Nella serie, dunque, la bizzarra Mercoledì viene spedita in un college per reietti ed emarginati, la Nevermore Academy, dove studiano personaggi a dir poco eccentrici.

Ma anche qui, nel posto in cui si sono conosciuti mamma Morticia e papà Gomez, lei si sente fuori dal coro, reietta tra i reietti: «Una sensazione che conosco molto bene» commenta Tim Burton, «perché mi accompagna da tutta la vita». A Nevermore la giovane Addams cercherà di controllare i suoi poteri paranormali, di sventare una serie di inquietanti omicidi che terrorizzano la comunità locale e di risolvere il mistero che ha coinvolto i suoi genitori venticinque anni prima. Per farlo, dovrà confrontarsi con il mondo della scuola e con i ragazzi di oggi che comunicano con Instagram e Tik Tok. «Per esprimere le emozioni gli altri usano i social, lei la macchina per scrivere e il violoncello, naturale che si senta un po' spiazzata. Anche in questo la sento vicina: quando comincio a navigare in rete inizio a scendere in un buco nero e mi ritrovo non so come a visualizzare buffi video di gattini. I social possono essere molto utili, ma spesso vengono usati per fare il male. Mercoledì li teme e anche a me fanno paura».

Cosa rende la Famiglia Addams così attuale? «È la famiglia strana per definizione e nella realtà tutte le famiglie sono strane, quindi ognuno trova un comportamento particolare in cui identificarsi. E poi la maggior parte dei ragazzi è imbarazzata dai propri genitori, immagino che ad avere una madre come Morticia ci sarebbe da dar fuori di matto». Nei panni di Mercoledì c'è Jenna Ortega, una teenstar già vista nel remake di «Scream»: «Mercoledì è un personaggio iconico, era difficile trovare un'attrice in grado di darle personalità e realismo senza ricalcare i modelli del passato. Jenna invece è diversa da ogni altra, con lo sguardo e la grande forza di carattere ha trasmesso al suo personaggio in bianco e nero quello di cui aveva bisogno, ovvero qualche sfumatura di umanità. Senza di lei non ci sarebbe stata la serie». Nel cast stellare Catherine Zeta-Jones è Morticia, Luis Guzmán è Gomez Addams, Fred Armisen zio Fester, Christina Ricci Miss Marilyn Thornhill, la premurosa responsabile del dormitorio nel college. Ad animare Mano, la parte più amata e fidata del clan Addams, c'è Victor Borobantu. Mano dovrebbe spiare Mercoledì per conto della famiglia, ma lei la scopre e la costringe a schierarsi al suo fianco. Dice il regista: «Sembra consunta, un po' consumata perché ha avuto una vita difficile, volevo farla sembrare un personaggio dei vecchi film dell'orrore, darle una storia particolare. La potremmo definire il Dustin Hoffman delle mani».

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Burton firma la regia dei primi quattro episodi: «Ho dato il tono al progetto, i registi che hanno lavorato con me lo hanno elaborato creativamente a modo loro. Tutti mi hanno ispirato. L'autore della colonna sonora, Danny Elfman, è un vecchio amico, abbiamo gli stessi gusti e lo considero un personaggio aggiunto della serie, perché questo è il ruolo della musica. Ho lavorato tante volte anche con Colleen Atwood, la costumista premio Oscar. Doveva vestire Mercoledì con un nuovo look ma non tradirne lo stile e lo ha fatto nel migliore dei modi». Esperto di fumetti («ho girato Batman, qualcosa devo aver letto»), abilissimo disegnatore e appassionato dell'arte in tutte le sue forme, Tim Burton racconta di non aver avuto difficoltà a confrontarsi con il linguaggio seriale: «È come fare un film, ma a cottura più lenta, è stato interessante, mi sono divertito. Ma il cinema resta il mio primo amore e credo che anche nel mondo di oggi continui ad esserci spazio per il grande schermo». 

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