Tom Hanks: «Parker? Un brillante truffatore»

Tom Hanks: «Parker? Un brillante truffatore»
di Titta Fiore
Venerdì 27 Maggio 2022, 11:02
5 Minuti di Lettura

Cannes

«Elvis», il kolossal adrenalinico e colorato di Baz Luhrmann, ha acceso sulla Croisette gli ultimi fuochi di un divismo altamente spettacolare, con il rock dei Maneskin, il party esclusivo, il red carpet affollato di modelle e tiktoker, i nuovi divi come Austin Butler, che il ruolo di Presley lancia già verso l'Oscar, e su tutti Tom Hanks, il vero protagonista del film nei panni del controverso colonnello Tom Parker, l'impresario che scoprì il cantante e poi fu accusato di averlo truffato per milioni di dollari.

Due Oscar, tanti film leggendari alle spalle, da «Forrest Gump» a «Salvate il soldato Ryan», «Cast Away» e «Il ponte delle spie», Hanks non ha mai avuto paura di farsi cambiare i connotati sullo schermo: «Sono un professionista, mi pagano per mettermi nei panni di qualcun altro». E quelli di Parker non sono proprio rassicuranti. Guance di gommapiuma, sguardo vispo e vocina suadente, si fa quasi fatica a riconoscerlo. Dice: «Non avevo mai sentito parlare di questo famigerato colonnello, ho cercato di scoprire ogni cosa di lui e del suo passato misterioso in Olanda, immigrato illegalmente negli Stati Uniti e impresario di circo per necessità. Aveva scoperto un ragazzo bianco con una voce nera che stava facendo furore nel Mississippi, gli promise di farlo diventare una star da milioni di dollari e mantenne la promessa.

Insomma, era un personaggio interessante. Quando Luhrmann me lo ha proposto, ho accettato di slancio, poi ho visto le sue foto e subito mi sono pentito di essermi lanciato». Gli è pesato, per una volta, fare il cattivo del film? «Su Parker ne ho sentite tante, nessuno sa perché lasciò l'Olanda e quale fosse il suo vero nome, ma certo aveva voglia di cambiare vita e lo ha fatto al meglio delle sue possibilità. Era un truffatore, un cialtrone, ma anche un uomo brillante. È vero, con Elvis ha guadagnato molti soldi e molti li ha sperperati al casinò, ma mi piace pensare che, alla fine, sia stato un portatore di gioia, perché ha intuito prima degli altri l'enorme talento di quel ragazzo che si dimenava sul palco e le ragazze guardavano come un frutto proibito. Si possono fare tanti soldi con le cose proibite. Chi non avrebbe preso al volo un'occasione simile?».

Luhrmann ha girato in Australia con tutte le difficoltà della pandemia (anche Tom Hanks e la moglie Rita Wilson si sono ammalati di Covid) e prima ha dovuto guadagnarsi la fiducia di Priscilla Presley: «Elvis è un'icona e su di lui sono state scritte tante falsità, sua moglie era preoccupata che non gli avremmo reso giustizia. Dopo la prima mi ha chiamato piangendo: Se fosse qui, sono sicura che direbbe a Austin ehi, sei proprio me. Non poteva farmi un regalo più grande». Butler è ancora frastornato dalle accoglienze di Cannes. «Ho vissuto con Elvis, per due anni è stata la mia magnifica ossessione. Lo studiavo per avvicinarmi alla sua vita e trovare la chiave della sua umanità, ho lavorato sulla somiglianza, sullo stile, sui capelli e, naturalmente, sui movimenti in cui lui era davvero unico, ma più di tutto volevo far emergere l'anima. Sentivo un'enorme responsabilità e non potrei essere più fiero di essere riuscito a rendergli omaggio». Attore, cantante, musicista, modello, sul red carpet ha sfilato con la fidanzata Kaia Gerber, la figlia top model di Cindy Crawford, e non hanno mai smesso di baciarsi.

A due giorni dalla fine (il palmares sabato sera, l'Italia fa il tifo per Mario Martone e per il suo «Nostalgia»; accolto trionfalmente), il Festival ha festeggiato con una masterclass Mads Mikkelsen, l'attore danese di «Un altro giro», gran frequentatore di film hollywoodiani, da «Doctor Strange» al nuovo e ancora inedito «Indiana Jones». Spesso gli fanno fare il cattivo, sarà per la faccia da duro: «Non ho paura dei miei personaggi, non mi sento intimidito, ma sono consapevole delle sfide». In concorso è passato un altro regista già vincitore di Palma d'oro, il giapponese Hirokazu Kore-eda, in trasferta in Corea con «Broker», una storia di traffico di bambini con un neonato così carino da conquistare l'affetto di chi lo incontra, rendendo tutti migliori. Un poetico racconto di famiglie e di rapporti umani che è molto piaciuto e potrebbe arrivare in zona premio. Intanto, si segnalano i primi vincitori delle sezioni collaterali: alla Quinzaine il Label di Europa Cinemas è andato a «Un beau matin» di Mia Hansen-Love, e alla Semaine de la Critique il Gran premio è stato assegnato al colombiano «La Jauria». Al galà dell'Amfar, la serata benefica per raccogliere fondi contro l'Aids, Sharon Stone è stata come sempre la battitrice d'asta, Robert De Niro l'ospite d'onore e Christina Aguilera, Ricky Martin e Charli XCX le stelle musicali.

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