Caso Floyd, "Via col vento" ritirato con la serie "Cops": «Sono razzisti»

Caso Floyd, "Via col vento" ritirato con la serie "Cops": «Sono razzisti»
Caso Floyd, "Via col vento" ritirato con la serie "Cops": «Sono razzisti»
Mercoledì 10 Giugno 2020, 18:45
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Segno dei tempi, tempi bui, tempi di proteste per l'uccisione di George Floyd, solo l'ultimo uomo di colore ucciso dalla polizia americana,  tempi di ripensamenti, di suddivisione di memoria non più condivisa.  Così mentre dalla Gran Bretagna agli  Stati Uniti si abbattono statue di chi ha rappresentato il colonialismo più terribile e il razzismo più profondo, magari eleganti e stimati signori che hanno arricchito i propri Paesi, anche l'industria del divertimento ci ripensa. A farne le spese è stato il colossal «Via col vento», icona del cinema mondiale e uno dei film preferiti del presidente Donald Trump che è stato ritirato dalla piattaforma HBO Max. La tormentata storia d'amore di Rossella O'Hara e Rhett Butler, ambientata negli anni della Guerra Civile, «è il prodotto del suo tempo» e «presenta alcuni pregiudizi etnici e razziali che sfortunatamente sono stati comuni nella società americana», ha spiegato un portavoce del servizio in streaming.



Con otto statuette, tra cui quella a Hattie McDaniel, migliore attrice non protagonista e prima afroamericana a vincere un Oscar, la pellicola del 1939 con Vivien Leigh, Clark Gable e Olivia de Havilland è considerata un classico del cinema americano, ma anche uno dei film più controversi di Hollywood: «Guardate "Via col vento", guardate il 'Viale del Tramonto"», aveva esortato Trump polemizzando con la vittoria del sudcoreano «Parasite» agli ultimi Academy Awards. E non solo: dopo 33 stagioni Paramount Network ha cancellato a tempo indeterminato il popolare reality «Cops». Lo show, che accompagnava vere volanti di pattuglia in varie città americane, aveva dato della polizia un ritratto positivo, agli antipodi con le brutalità emerse negli ultimi giorni.

Hbo, che ha rimosso «Via col vento» su pressione dello sceneggiatore di «12 anni schiavo» (Twelve Years a Slave), John Ridley, riporterà il film in catalogo dopo aver introdotto «una discussione del contesto storico» e una denuncia dei passi falsi contenuti nel film in materia di razza. «È un film che glorifica il Sud ante bellum. È un film che, quando non ignora gli orrori della schiavitù, si ferma a perpetuare i più dolorosi stereotipi sulla gente di colore», aveva scritto Ridley in un op-ed sul Los Angeles Times: «Mettendo assieme i migliori talenti dell'epoca di Hollywood, romanticizzò una storia mai esistita, dando copertura all'iconografia dell'era delle piantagioni come materia di  "tradizioni" e non di odio». «Via col vento» resta, aggiustato con l'inflazione, uno dei film campioni di incassi di tutti i tempi e nel 1998 è stato messo al sesto posto nella classifica dei più grandi film di tutti i tempi dell'American Film Institute. Ci furono poche polemiche all'epoca della prima uscita nelle sale, anche se il «Daily Worker», l'organo del Partito Comunista americano, lo definì una «insidiosa glorificazione del mercato degli schiavi». Con il tempo una diversa prospettiva ha contribuito a una progressiva emarginazione. Nel 2017 un cinema di Memphis che lo proiettava da 34 anni lo ha ritirato dalla programmazione dopo le proteste di clienti.

 

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