“Mariani è un artista che fin dalla sua formazione negli anni Cinquanta, allievo di Achille Funi all’Accademia di Brera, coltiva un rapporto con l’arte sacra espresso all’inizio degli anni Sessanta nella collaborazione col maestro alla realizzazione di grandi opere come la Pala di San Giuseppe in San Pietro a Roma o la decorazione in affresco della cupola e dell’abside del Santuario di Sant’Antonio a Rimini”, le parole di Silvia Ronchey. “E che oggi, programmaticamente e a pieno titolo, deriva dall’icona i suoi Frammenti da Bisanzio”.
Le opere in mostra, assimilabili a dei veri e propri “panneggi” materici, testimoniano l’impegno di un artista che da oltre trent’anni è proteso alla ricerca di una connessione tra il suo piegare il piombo, fingendolo tessuto, e la trattazione del medesimo soggetto nell’arte bizantina così ben rappresentato nei mosaici delle chiese bizantine in Italia, a Ravenna per esempio, ma soprattutto nei luoghi di culto della chiesa ortodossa nell’Europa orientale.
I panneggi di Umberto Mariani sono realizzati in piombo e il piombo, nell’alchimia, ha un significato ben preciso: è il metallo di Saturno, della notte, l’opposto dell’oro.
Contiene un pensiero non espresso che l’artista, diventato una sorta di sacerdote, cerca di evocare: la verità delle cose, sembra dirci, non si fa conoscere attraverso il linguaggio ma solo attraverso l’esperienza. Questo perché nella pittura e nella scultura dell’area europea, l’idea di sacralità e di spiritualità ha raggiunto il suo acme nei mosaici bizantini, nelle icone ortodosse e nelle decorazioni delle loro chiese e dei loro monasteri. Artisti come Kandinskij, Malevič, Chagall con i loro scritti e loro parole hanno ripetutamente affermato questo concetto.
Nell’immaginario pittorico bizantino le regole prospettiche e i canoni delle proporzioni, tanto significativi per gli artisti del Rinascimento, non erano ancora conosciute. Le forme hanno un valore strettamente simbolico ed il colore anela a significati di assoluto idealismo. Spesso la figura umana occupa la maggior parte della superficie dipinta ed è quasi sempre ammantata in un fitto drappeggio. “Ho trovato il mio panneggio assimilabile a quello bizantino. Per questo ho intitolato la mostra così. È un panneggio stilizzato, geometrizzato ma allo stesso tempo plastico. Le mie pieghe non hanno nulla di veristico e di reale, si avvalgono di forme e significati simbolici. Il panneggio è parte integrante della storia dell’arte, è sempre stato presente. Dai Greci fino alla fine del Settecento e poi con me. Chi non ricorda il panneggio della Nike di Samotracia?”.
Il drappeggio non è inteso in senso descrittivo, è rappresentato mediante linee geometriche, per lo più rettilinee e in forme simboliche. Avvolge le figure celando le forme umane. Solo i visi e le mani emergono. ‘La forma celata’, non a caso, è il titolo più comune delle opere di Mariani. La mostra del Museo Statale dell’Ermitage raccoglierà un corpus di trenta opere tra le più significative del Maestro. Non solo le più recenti ma anche alcune risalenti ai decenni passati, a testimonianza di quanto sia radicato l’interesse dell’artista per il tema del panneggio.