Dacre Stoker: «Ecco il vero Dracula come lo voleva Bram»

Dacre Stoker: «Ecco il vero Dracula come lo voleva Bram»
di Riccardo De Palo
Mercoledì 2 Ottobre 2019, 11:15 - Ultimo agg. 11:22
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Dacre Stoker è un signore alto e con un passato di campione sportivo, dai capelli ramati e appena venati di grigio, un aspetto solare che a nessuno verrebbe in mente di associare al suo celebre prozio, Bram, l'autore di Dracula. Nato a Montreal 61 anni fa, è l'unico tra i discendenti del romanziere irlandese a mantenere viva l'eredità di famiglia: ha scritto con Ian Holt il sequel The Undead. Gli immortali (Piemme, 2009) e con J.D.Barker anche un prequel, Dracul, appena pubblicato da Edizioni Nord. Non esiste una fondazione, né un centro studi intitolato a Bram Stoker: «Mi piacerebbe - spiega - ma quando ho cominciato a cercare fondi per una piccola mostra ad Atlanta, ho incontrato molte difficoltà: come, mi dicevano, non siete ricchi con tutti quei film di vampiri? Ebbene no, non lo siamo, i libri sono ormai di pubblico dominio». Abbiamo incontrato Dacre a Roma, di passaggio dalla Romania, dove si è messo sulle tracce dei «veri luoghi» di Dracula.

Il suo libro è una sorta di biografia dello scrittore. Che da ragazzo fa un patto con il diavolo. Anzi, con il vampiro. Possibile?
«Bram Stoker è stato un bambino molto malato, fino all'età di sette anni. A quei tempi sua madre e la tata gli raccontavano storie tradizionali irlandesi, che lo hanno molto influenzato. Sono stato campione olimpico e allenatore della squadra del Canada di pentathlon, ho visto molte persone prendere aiuti farmacologici. Così mi sono chiesto: come ha fatto Bram a guarire, e poi a diventare uno sportivo di successo? E se l'aiuto in questione fosse stato del sangue di origine soprannaturale?».
 



Qual è la percentuale di finzione nel suo Dracul?
«Circa il 70 per cento è basato su fatti verificati. I nomi delle persone, i luoghi, sono reali: c'era effettivamente una tata nella casa di Bram, che sparì all'improvviso, qualcuno dei miei parenti irlandesi possiede ancora una ciocca dei suoi capelli. La sorella, Matilda, era un'artista; e il fratello Thornley un famoso medico. Quanto a Arminius Vambéry, l'ungherese esperto di magia, è esistito veramente: si incontrò con il mio prozio a cena, come attestano gli schizzi ritrovati tra le carte di Bram, con i posti assegnati al Beefsteak Club del Lyceum Theatre».

La storia del libro di Bram Stoker è già di per sé un romanzo. Vogliamo ricostruirla?
«Ci sono alcuni documenti ritrovati nel corso del tempo che ci aiutano a farlo: uno è il corpus di appunti di Stoker che si trova al Rosenbach Museum di Filadelfia; un altro è il manoscritto originale di Dracula acquistato da Paul Allen, uno dei fondatori della Microsoft; e poi c'è un diario, ritrovato da uno dei nipoti diretti di Stoker. Abbiamo scoperto, tra l'altro, che mancano cento pagine del romanzo originale».

Chi le fece sparire?
«Crediamo che sia stato il primo editor di Londra, Otto Kylman della Achibald Constable & Company, nel 1897. Quand Bram morì, lasciò molti testi alla moglie, e tra questi un racconto che s'intitolava L'ospite di Dracula. Era quello l'incipit originale del romanzo».

Sparì anche la prefazione originale, è così?
«Diceva: Sono convinto che, per quanto possa sembrare impossibile, gli eventi qui descritti hanno effettivamente avuto luogo. Pubblicarla sarebbe stato troppo scioccante, in una Londra già terrorizzata dagli assalti orrendi di Jack lo squartatore».

Leggeremo mai il libro nella sua versione integrale?
«Ha mai sentito parlare dell'edizione islandese di Dracula? Nel 1889 Bram inviò una bozza in Svezia, completa della prefazione e molto differente dalla storia che conosciamo, perché voleva pubblicare il romanzo a puntate su una rivista. Anche in Islanda ripresero gli stessi episodi, ma non in maniera integrale; e, nel 1901, un editore di Reykjavík li raccolse in un libro. Infine, due anni fa, il ricercatore olandese Hans Corneel de Roos ha ritrovato le pagine originali pubblicate in Svezia: le pubblicheranno tra pochi mesi».

Vuol dire che il vero Dracula sarà una versione tradotta dall'inglese allo svedese, e poi riportata alla lingua originale?
«Lo so, è folle, ma è così».

Mentre Bram Stoker scriveva il suo capolavoro, intesseva rapporti con Oscar Wilde, Mark Twain
«Aveva un rapporto interessante con la madre di Wilde, Speranza, donna stravagante, animatrice di salotti letterari; il fratello di Oscar, Willie, era un compagno di classe di Bram al Trinity College; e Florence Balcombe è stata la fidanzata di Oscar, finché non si è messa con il mio avo. Quando Bram le chiese di sposarlo, lavorava già con l'attore Henry Irving, offriva migliori prospettive. Stoker era anche molto amico di sir Arthur Conan Doyle. E poi, certo, di Mark Twain. In Dracula c'è persino una sua citazione. Van Helsing dice a Seward: Una volta ho conosciuto un americano che mi ha detto: avere fede significa credere in cose che sai essere irreali. Una frase da Attorno all'equatore di Mark Twain».
 

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