Dante, il mistero delle ossa rubate e nascoste: ecco i documenti sulla "strana" sepoltura del Poeta

Dante, il mistero delle ossa rubate e nascoste: ecco i documenti sulla "strana" sepoltura del Poeta
di Laura Larcan
Giovedì 25 Marzo 2021, 10:58 - Ultimo agg. 11:03
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Dante e il mistero delle ossa. La morte a Ravenna, i frati francescani che trafugarono le ossa per nasconderle ai fiorentini, una cassa di legno murata in fretta e furia, e quel segreto custodito per secoli. Di fatto, tutti coloro che dal XIV secolo si recavano a visitare il sepolcro di Dante rendevano omaggio a una cassa vuota. Ma cosa era successo? E come venne scoperto quel segreto? In occasione del 700esimo anniversario dalla morte, come vento clou del Dantedì, l’Archivio di Stato di Roma svela gli atti notarili che ricostruiscono la "strana" vicenda della sepoltura del Sommo Poeta a Ravenna rimasta un caso irrisulto per cinque secoli, fino a quelle due giornate, il 6 e il 7 giugno del 1865. Nei faldoni preziosi dell'istituzione a Sant'Ivo alla Sapienza (gioiello del Ministero della Cultura) si conservano le copie di due corposi verbali (le cosiddette "Miscellanee della Soprintendenza") che rievocano passo passo, con fior di dettagli e i nomi dei testimoni chiave che furono artefici del ritrovamento nel 1865 delle spoglie mortali di Dante, (le falangi di una mano e di un piede), in una cassa di legno posta presso un convento francescano di Ravenna. 

 

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LA STORIA

Dante Alighieri fu sepolto a Ravenna nel 1321 in un sarcofago posto all’esterno della Basilica di San Francesco. Nei secoli successivi, di fronte alle pretese di Firenze che rivendicava le spoglie del suo poeta, i francescani trafugarono le ossa dello scrittore per nasconderle in una cassetta murata all’interno di un oratorio attiguo. Le ossa di Dante furono ritrovate per caso solamente il 27 maggio 1865, durante alcuni lavori fatti per le celebrazioni del poeta. La piccola cassa sembrò di scarso valore, ma fu uno studente, Anastasio Matteucci, a leggere l’iscrizione incisa che rivelò il suo contenuto prezioso. I resti furono poi sistemati nel tempietto eretto nel 1780 che oggi conosciamo come Tomba di Dante.

I due documenti dell’Archivio di Stato di Roma ci raccontano la vicenda della scoperta descrivendoci la cerimonia e i testimoni presenti e restituendoci lo stupore e la solenne meraviglia dei contemporanei di fronte al ritrovamento delle “ossa Dantis”. 

IL 6 GIUGNO 1865

Il primo atto, rogato dai notai Vincenzo Rambelli e Saturnino Malagola di Ravenna, descrive la «reposizione delle casse di legno contenente le ossa di Dante dentro una cassa di ferro». La mattina del 6 giugno del 1865, alla presenza di una schiera di assessori comunali, ingegneri del Genio Civile e altri testimoni, il sindaco di Ravenna verifica l’integrità dei sigilli della cassa di legno contenente le ossa dell’“immortale” poeta e la colloca dentro un’altra cassa di ferro chiusa con quattro serrature. La cassa viene deposta dentro il Tempietto.

IL 7 GIUGNO 1865

Il secondo atto, redatto dai medesimi notai, tratta della «apertura dell’urna marmorea nel sepolcro di Dante con la descrizione degli oggetti che conteneva». Il 7 giugno 1865 nel cortile adiacente al Sepolcro di Dante si riuniscono la commissione ministeriale incaricata di studiare la «prodigiosa scoperta delle ossa del Divino Poeta», la giunta e il consiglio comunali, il prefetto e il rappresentante del comune di Firenze e parte della popolazione per procedere alla apertura dell’urna marmorea “nel modo più legale, splendido e ineccezionale”. Distaccata dal muro in cui è incastonata, l’urna viene aperta. Al suo interno vengono trovate foglie secche di alloro, mucchi di polvere e frammenti di calcinacci, schegge di greco, tre ossa corrispondenti alle “due falangi di una mano, di color rosso scuro” e alla terza falange del piede. Le ossa vengono avvolte con cura in un foglio di carta segnato come “Ossa Dantis” per essere poste a confronto con quelle custodite nel Tempietto.

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