Dario Fo, la camera ardente a Milano. Il figlio Jacopo: «Ora tutti a celebrarlo dopo una vita a censurarlo»

Dario Fo, la camera ardente a Milano. Il figlio Jacopo: «Ora tutti a celebrarlo dopo una vita a censurarlo»
Venerdì 14 Ottobre 2016, 08:58 - Ultimo agg. 15 Ottobre, 11:30
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Addio a Dario Fo, il premio Nobel scomparso ieri mattina a 90 anni. La camera ardente con la salma dell'artista è stata allestita da venerdì in una sala del foyer del teatro Strehler, a Milano. 

 

 


La bara di legno chiaro è chiusa, alle sue spalle c'è il palco: sopra c'è una foto dell'artista che sorride, con una mano sfiora il mento mentre nell'altra ha un pennello appoggiato sopra la fronte. Nella sala i gonfaloni di Regione Lombardia, Comune di Milano e Città metropolitana e una corona di rose rosse e bianche del presidente della Repubblica. Accanto alla foto, adagiata su un cavalletto da pittore, c'è uno sgabello con le tempere, i colori acrilici, i pennelli dentro ad un barattolo, gli stracci sporchi di colore. Domani alle 12, in Piazza Duomo, il funerale laico. 

Fo verrà sepolto nel Famedio del Cimitero monumentale di Milano, il pantheon delle personalità illustri della città. Il premio Nobel riposerà quindi vicino alla moglie, l'attrice Franca Rame, scomparsa nel maggio del 2013.

«Sì, adesso sono tutti a celebrare Dario. Dopo una vita che han fatto di tutto per censurarlo e colpirlo in tutti i modi. Vaffanculo. Onore a Brunetta che ha detto che mio padre non gli è mai piaciuto», sono le polemiche parole scritte sul suo profilo Facebook da Jacopo Fo, figlio del premio Nobel.

Scrivono frasi d'affetto e stima, di ringraziamento, i cittadini che visitano la camera ardente. Sui registri delle condoglianze i cittadini dimostrano l'affetto per l'artista e per la moglie, Franca Rame. «Avrai incontrato Franca - scrive un cittadino - grazie per ciò che entrambi avete fatto, per l'Italia e per il teatro». Altri ricordano la sua allegria divertente e disarmante: «ciao Dario con una risata seppellirai l'idiozia», oppure «ciao Dario falli ridere e ragionare anche da lassù». Alcuni ricordano i tempi della Palazzina Liberty, l'edificio occupato a Milano da Dario e Franca, che era diventato un laboratorio teatrale di livello internazionale: «abbiamo lavorato insieme alla Palazzina tanti anni fa», ha scritto un cittadino, «grazie per averci dato l'esperienza indimenticabile della Palazzina Liberty», ha aggiunto un altro. Infine c'è chi ringrazia Dario Fo e Franca Rame, ricordata oggi da molti insieme al marito, per il loro impegno civile. «Grazie, grazie per l'allegria e il vostro impegno civile. Ho imparato tanto senza annoiarmi». Le persone continuano ad arrivare alla camera ardente, non ci sono code all'esterno del teatro, ma il flusso è costante e ordinato. 

«Io penso che Dario Fo abbia dato più di quanto ha ricevuto da Milano. Non ci sono grandi segni di omaggio, cercheremo di rimediare. Oggi è una tipica giornata piovosa milanese, però io ricordo la sua risata», ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala, al Piccolo Teatro, dove ha reso omaggio a Fo. «Mi aspetto - ha aggiunto - che i milanesi si stringano in un grande abbraccio. I milanesi possono essere diversi tra di loro, ma alla fine più che mai si stanno riunendo intorno a Milano in questo momento».

Il vice presidente della Camera e deputato del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio è arrivato alla camera ardente insieme al collega di partito Alessandro Di Battista. «Auguriamo a tutti di fare una vita come la sua, sganasciandoci dalle risate per tutti quelli che hanno tentato di etichettarlo. Perdiamo un grande, non si poteva etichettarlo», ha detto Di Battista. «Noi lo abbiamo conosciuto negli ultimi  anni, per fortuna l'Italia lo ha conosciuto per molto più tempo», ha aggiunto.

«Era una persona speciale, piena d'arte. Era molto vicino a mio padre». Così Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento 5 stelle, Gianroberto, ha ricordato il NObel uscendo dalla camera ardente.

Anche Fedele Confalonieri ha ricordato Fo. «Mi ricordo "Il dito nell'occhio" con Franco Parenti, le polemiche quando prese il Nobel, le farse straordinarie che fece in televisione e per cui lo meritò: ci uniamo tutti quanti al rimpianto», ha detto il presidente di Mediaset ricordando di aver incontrato in una sola occasione a Venezia nel corso di una premiazione l'attore. «Poi in politica non la pensavo come lui, ma agli artisti si perdona tutto!», ha concluso Confalonieri.

Il figlio di Fo è stato accanto al padre fino all'ultimo e, adesso che non c'è più, non può che definire la morte del padre come «il gran finale» di una vita vissuta interamente con passione, arte e impegno civile. Sotto la casa paterna, a due passi da Porta Romana a Milano, Jacopo, unico figlio di Dario e Franca Rame, esprime il suo dolore ma anche una sorta di serena rassegnazione per la scomparsa del genitore novantenne, sopraggiunta ieri mattina all'Ospedale Sacco di Milano, dove il premio Nobel era ricoverato da una decina di giorni per insufficienza polmonare.

«Nonostante la malattia molto grave, mio padre è riuscito a lavorare fino all'ultimo e se n'è andato senza subire
accanimento terapeutico», ha detto Jacopo sottolineando «la grande civiltà» dei medici e degli infermieri della struttura ospedaliera milanese. Dario Fo «fino all'ultimo ha continuato continuato ad avere passione per l'arte, ad aiutare le persone in difficoltà», ad avere «passione civile». Tutte cose che «i medici dovrebbero iniziare a prescrivere sulle ricette accanto alle medicine», ha sottolineato il figlio, ricordando «l'ultima grande impresa» di
Fo, ossia il libro su Darwin uscito a settembre scorso. «Mio padre non ha mai chinato la testa davanti alle violenze, alle aggressioni, a tutto quello che lui e mia madre hanno subito, perché era impensabile nel suo gusto di vita» ha detto ancora Jacopo, accennando una nota polemica che si scioglie subito dopo in commozione.

«In questo momento una serie di giornalisti stanno facendo un'operazione ridicola» dicendo che Dario Fo «ha avuto un colpo di fortuna ad essere censurato, perché questo gli ha dato successo. Ma come si fa a non vedere che i miei genitori hanno pagato il loro impegno con il sangue?».

I funerali di Fo saranno celebrati con una «cerimonia laica».Ma «il Papa se vuole è il benvenuto. Mio padre lo adorava, non in senso religioso, ma per il suo coraggio, perché sta facendo una rivoluzione grandiosa» ha precisato con un sorriso.

Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, si è spento nel giorno dell'assegnazione del massimo riconoscimento letterario a Bob Dylan. Ancora una volta, ha concluso il figlio, «è stata premiata la cultura fuori dai blasoni: mio padre, un guitto, Bob Dylan, uno che fa musica leggera». 



 

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