Gheula Canarutto Nemni: «La Kabbalà contro il coronavirus: guardarci dentro, pensare positivo, spiccare il volo»

Gheula Canarutto Nemni: «La Kabbalà contro il coronavirus: guardarci dentro, pensare positivo, spiccare il volo»
di Francesca Nunberg
Martedì 7 Aprile 2020, 17:24 - Ultimo agg. 17:25
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«Su una cosa erano tutti d’accordo. Mi hanno detto: mami, ne usciremo diversi, questa è una cosa che ci porteremo dietro per tutta la vita. Ero a tavola con mio marito e i miei figli qualche settimana fa, ci sentono sempre parlare, pensavamo a come fargli capire senza agitarli. E ho deciso di affrontare il problema all’ebraica: invece di metterci la cenere in testa, piangere perché siamo chiusi in casa e pensare a tutti i divieti, mi sono chiesta cosa stiamo imparando, come possiamo diventare persone migliori?». È nato così “Pensare luce – Come la Kabbalà può aiutarci a uscire più forti dal coronavirus”, l’ultimo libro di Gheula Canarutto Nemni, pubblicato da Giuntina. Un testo disponibile in formato digitale su Amazon e sul sito della casa editrice al prezzo di 4,99 euro, nato con l’obiettivo di supportare l’Ospedale San Raffaele di Milano e le famiglie più bisognose colpite dal coronavirus.

Gheula è una donna ebrea milanese, «Ortodossa? Scriva “Unorthodox”, come la serie di Netflix che vedrò prima o poi», 48 anni, sette figli dei quali tre a casa con lei a Milano (di 10, 14 e 15 anni), due negli Stati Uniti e due in Israele, sei nipoti. Ricercatrice e docente presso la Bocconi, adesso si dedica alla scrittura e fa conferenze nelle università e incontri su temi ebraici. Sbrigativa ma attenta, diecimila cose da fare e il tempo per fermarsi a ragionare. Diamoci da fare, dice Gheula, mettiamo il nostro talento a disposizione degli altri, riscopriamo le nostre radici, ascoltiamo tutte le “persone” che fanno parte di noi.

Come ha fatto a scrivere un libro in pochi giorni?
«Mio marito mi ha dato i tempi, lui adesso non sta lavorando e si è messo a fare i compiti con i figli, io mi sono chiusa a scrivere tre ore al giorno per 10 giorni. Ma il libro è nato da un brain storming familiare».

Perché la Kabbalà, cosa ci può insegnare in questi tempi oscuri?

«La Kabbalà non è quella che ci dà i numeri del lotto, ma è la mistica ebraica, pilastro della nostra filosofia di vita. Ti insegna che quello che vedi è solo apparenza e il mondo reale sta dietro le quinte. Dice che le discese ci vengono offerte dalla vita per poter risalire e poi spiccare il volo».

Quindi?
«Non aspettare che sia la vita a fermarti per farti capire quali sono le tue vere priorità. Respira a pieni polmoni l’aria che ti viene offerta e apprezza quelle stupide, banali, piccole cose. Vi ricordate l’aperitivo dopo le 18? Le vaschette di noccioline in cui tutti infilavano le mani senza il pensiero dei microbi e dell’igiene di chi ci aveva pescato dentro prima?».

 Lezione numero uno?
«Come ha detto mia figlia, abbiamo imparato che non ci sono persone più importanti ma che siamo tutti potenti, tutti possiamo trasmettere qualcosa. Non solo il contagio. Possiamo scatenare reazioni a catena, nel male e nel bene. Se tu ci urli invece di sorriderci la mattina quando andiamo a scuola - hanno detto - noi trasmettiamo il cattivo umore alla classe, poi agli insegnanti, e torniamo a casa nervosi. Quindi ognuno di noi può essere l’inizio di una rivoluzione, nessuno è troppo piccolo».

E siamo liberi di scegliere?
«Viktor Frankl era un austriaco sopravvissuto ai campi, lui sosteneva che tra lo stimolo esterno e la nostra risposta c’è uno spazio. In quello spazio risiede la nostra libertà. E adesso ci è stata concessa un’opportunità irripetibile, tirarci fuori dalla massa e provare a pensare con la nostra testa. Mio figlio chiedeva: come fanno i calciatori allo stadio a giocare senza nessuno che li guarda? Questa situazione ci porta a guardarci dentro, a essere noi stessi, visto che fuori non possiamo fare nulla».

Adesso è Pesach, la Pasqua ebraica, che quest’anno non si potrà celebrare in famiglia, ma ognuno starà a casa sua. Voi che farete?
«Stiamo studiando per prepararci, i nostri ospiti ci telefonano... in genere eravamo sempre 25-30 persone. Ma lo stesso Dio che ci ha detto fate il Seder, state in famiglia, quest’anno ci dice state a casa. E state attenti alla vostra vita che è al di sopra di tutto».

Ma questo suo libro
Pensare luce” è solo per gli ebrei? 
«Assolutamente no, è scritto in chiave universale.
Come un Piccolo Principe, è qualcosa per fare compagnia. Sono otto punti, a tutti ne tornerà almeno uno. La Kabbalà mette l’enfasi sul positivo, dice che se non fai qualcosa di buono in un certo momento, è peggio che fare qualcosa di male. Dice che il buio si combatte con la luce e un piccolo raggio può illuminare una stanza intera».



 
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