Dieci anni senza Raimondo Vianello: gentiluomo della televisione, marito d'Italia

Dieci anni senza Raimondo Vianello: gentiluomo della televisione, marito d'Italia
Dieci anni senza Raimondo Vianello: gentiluomo della televisione, marito d'Italia
di Riccardo De Palo
Mercoledì 15 Aprile 2020, 00:05 - Ultimo agg. 10:07
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Sarebbe facile fare i paragoni, alla maniera di Alberto Arbasino: sarà meglio la tv di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini (e Paolo Panelli, Bice Valori, Johnny Dorelli e Franca Valeri....) o quella del Grande Fratello, formato Vip, e delle varie Isole dei (più o meno) famosi, dei preserali con quiz incorporato? Sono ben dieci anni, dalla morte di Vianello, un gentiluomo del piccolo schermo, un personaggio capace di rendere proverbiale, oltre a se stesso, anche l’inossidabile coppia con Sandra, che sempre sarà sinonimo di duo litigarello benché unito da amore indissolubile. Povera Sandra. Anche lei, non ha retto a lungo alla mancanza: è scomparsa pochi mesi dopo, nel settembre di dieci anni fa.

Era un affetto vero, quello che li legava. E anche i litigi, le riprese tv in una falsa camera da letto, erano soltanto una messinscena tra amici, e cioè tra loro e il grandissimo pubblico che li ha amati per svariati decenni.
 
 


Nato il 7 maggio 1922, considerato tra i padri nobili della televisione, oggetto di studio alla pari di Mike Bongiorno - sulla cui “fenomenologia” Umberto Eco ci ha lasciato pagine rimaste celebri - questo milanese doc è stato molto di più di un semplice presentatore televisivo, di una presenza tv capace di perpetuarsi,  solo con “Casa Vianello”, per più di vent’anni. Lo ricorderemo più per i Caroselli con Ugo Tognazzi, dedicati al detersivo Olà, o quelli dedicati al caffé Paulista, già con Sandra Mondaini? Per Canzonissima? Per Sandra Raimondo Show?  

Il suo senso dell’humor, di sapore quasi inglese, era proverbiale. Diceva di non avere rimpianti: «Se mi guardo indietro non ho pentimenti. Dovessi ricominciare, farei esattamente tutto quello che ho fatto. Tutto. Mi risposerei anche. Con un'altra, naturalmente».

Quando morì, a 87 anni, il 15 aprile 2010, per un blocco renale, il cuore dell’Italia profonda per un poco cessò di battere per simpatia. 

Fu Marcello Marchesi - grandissimo umorista e talent scout di personaggi del calibro di  Gino Bramieri, Walter Chiari, Gianni Morandi, Cochi e Renato, Paolo Villaggio - a convincerlo a recitare. Una volta raccontò così perché amava tanto Raimondo: 

«Bombardamento. Batteria contraerea inceppata. Tutti via per i campi, lunghi stesi fra le zolle a bocca sotto. Mentre l'inferno continua, Raimondo si alza, solleva una zolla meno dura delle altre, la soppesa, si guarda in giro e la getta con forza sull'elmetto di un artigliere, rannicchiato e tremante.

"Aiuto... sono stato colpito... mamma!"

Raimondo si distende vicino a lui.

"Non è niente. Sta' tranquillo, sono stato io. Ti ho tirato un po' di terra, sei contento? Di' la verità: sei contento che sia stato io? Pensa se era una scheggia. Allegro, era uno scherzo." »
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