Il tenore Grigolo al Gran Premio di Formula 1 a Imola: «L’Inno a modo mio: siam pronti alla vita»

Il tenore Vittorio Grigolo
Il tenore Vittorio Grigolo
di Simona Antonucci
Domenica 18 Aprile 2021, 15:19
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«Se potessi cantare l’Inno a modo mio, direi Siam pronti alla vita e non Siam pronti alla morte. Dopo più di un anno, vogliamo tutti tornare a vivere». Oggi, in occasione del Gran Premio di Formula 1 a Imola, il tenore mondiale Vittorio Grigòlo, 44 anni, toscano ma cresciuto a Roma, intonerà “Il Canto degli Italiani”: il 18 aprile alle ore 15, dal centro della pista, con i piloti campioni del mondo in piedi sulla linea di partenza, le auto schierate sulla griglia, prima del passaggio delle Frecce Tricolori.

Fascinoso e irrequieto, manifesta il suo talento nello studio di un dentista. A 4 anni. «Sento qualcuno che intona un’aria e gli vado dietro. Nessuno sapeva che potevo cantare così, neanche io». Il coro della Cappella Sistina lo “adotta” all’istante e nei panni del pastorello di Tosca è sul palco dell’Opera di Roma, con Pavarotti. Ancora un primato alla Scala dove è il più giovane cantante a debuttare nel tempio. E poi Covent Garden, Opera di Parigi, Met, ma anche un disco pop. Un duetto con Brian May intonando Lucean le Stelle a Verona («sono cresciuto con i Queen anche io»).

COACH AD AMICI

Mattatore con Sting, Springsteen e Taylor alla Carnegie Hall, coach ad Amici, un corto con Giancarlo Giannini «ma il mio sogno è sentire un camionista che canta Vincerò. La lirica deve tornare a essere popolare. Sono tante le arie che possono intonare tutti. Figaro, la Marcia trionfale dell’Aida. I nostri nonni come facevano? Non erano tutti Big Luciano. Eppure le opere le sapevano a memoria». La corsa di oggi è, secondo lui, «la metafora giusta per la sfida che ci attende e sono fiero che per una cerimonia così solenne sia stato scelto io, un cantante lirico. Perché la lirica, che oggi sta soffrendo molto, è una nostra bandiera, è l’Italia».

ARENA DI VERONA

L’Inno, Grigolo, lo ha già interpretato il 2 giugno scorso, per la Festa della Repubblica, dall’Arena di Verona, in diretta su Rai1 dopo il discorso del Presidente Mattarella. «Quando lo canto penso a Manzoni, alla poesia Marzo 1821... Non fia loco ove sorgan barriere. Tra l’Italia e l’Italia, mai più! Altri tempi, altre storie, ma anche oggi potremmo farcela soltanto riavvicinandoci tutti». A Verona tornerà questa estate per due spettacoli: Traviata e Pagliacci. «Speriamo di riuscirci, dopo tutte le cancellazioni di questi mesi, il Rigoletto e il Faust alla Scala, le tourné, sarà un evento».

LOCKDOWN

Durante la pandemia ha riletto il suo repertorio in chiave lockdown.

Libiamo ne’ lieti calici, dalla Traviata, «così dopo un paio di bicchieri di vino la voce è più libera». Per tener vivo un amore al telefono «che gelida manina, dalla Bohème, fa sempre il suo effetto. Ma per questo periodo la più adatta è Turandot... Tu pure principessa, nella tua fredda stanza guardi le stelle che tremano d’amore e di speranza». E per superare il vuoto della lontananza? «Il catalogo di Leporello del Don Giovanni di Mozart. Per sognare tutte le altre».

TONY RENIS

Teatri chiusi «ho cantato per mia figlia», racconta, «otto mesi, Biancamaria, una meraviglia. La guardo e... Voglio vivere così, Col sole in fronte. E felice canto. Beatamente. Ma le piace anche Una canzone di Dalla, un caro amico». Ma anche lavoro in sala di registrazione al disco Women in Love, tra musica lirica e leggerissima. «Un’idea di Tony Renis, compagno di tante avventure. Nella raccolta c’è anche E più ti penso, il brano di Tony Renis e Mogol, sulla melodia di Morricone per C’era una volta in America. Vera contaminazione». Conteso da grandi maestri come Chailly, Chung, Pappano, Grigòlo non smette di mettersi alla prova: da ragazzino, appassionato di auto e velocità, gareggiava con i Kart e oggi, prestigioso tenore, con il pallino delle Ferrari, diventa scultore: «L’opera di cui vado più fiero è una mappamondo fatto di chiodi legati da fili di lana con i colori della pace. Le punte delle viti sono affilate, pungono, perché non c’è pace senza sofferenza». E la memoria va alle accuse di molestie, poi smentite, che gli procurarono un grande dolore. «Ma nonostante fossero inesistenti e lo dichiarò anche il Covent Garden, ogni tanto sui social rispunta l’odio».

BELLOCCHIO

Ma è proprio dai social che parte la sua nuova avventura «Video e materiale d’arte, anche con i miei brani lirici, con tecnologia Nft. Ma sogno di cantare dal vivo. I teatri devono riaprire». In attesa, tornerebbe anche sul set: «Bellocchio, nel 2010, mi ha diretto nel Rigoletto a Mantova, film trasmesso dalla Rai in mondovisione con Domingo. Poi non se ne fecero molti altri. Bene che ora si ricominci. Meglio un film che una sala con 200 persone».

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