Lunetta Savino al Giffoni Film Festival: «Fare rete per dare luce agli invisibili»

Lunetta Savino al Giffoni Film Festival: «Fare rete per dare luce agli invisibili»
di Antonella Santoro
Giovedì 21 Luglio 2022, 20:30 - Ultimo agg. 22 Luglio, 14:25
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A breve tornerà sul grande schermo con due film. My soul summer, il terzo lungometraggio di Fabio Mollo con Anna Ferzetti, Tommaso Ragno, Luca Zunic, Agnese Claisse e il debutto della cantante Casadilego. E Io e mio fratello, una commedia di Luca Lucini che li vede di nuovo al fianco dopo Oggi Sposi. E ancora, per il piccolo schermo, la seconda serie di Lolita Lobosco, mentre a marzo inizieranno le riprese del bis di Studio Battaglia che, con il ruolo di Marina, l'ha fatta amare dal grande pubblico. Ma nel cuore di Lunetta Savino, ospite della giornata inaugurale di #Giffoni2022 c'è il teatro e, non a caso, il suo esordio sulle tavole di legno del palcoscenico c'è stato nel 1981 proprio con Macbeth per la regia di Egisto Marcucci. A febbraio partirà da Roma la torunèe de La Madre, un testo intenso e sfaccettato di Florian Zeller. «Sarò una donna in bilico, in sofferenza. Si parte come in una pochade, ma poi le cose si complicano». Come sempre, o quasi, del resto. Lo sa bene la donna, orgogliosa delle sue origini pugliesi, lo sa ancora meglio l'attrice, capace di passare con estrema nonchalance da ruoli comici a drammatici e di adattarsi alla cifra stilistica di registi diversissimi come Cristina Comencini e Ferzan Ozpetek, facendo incetta di nomination e premi per la grinta che sa infondere in ogni ruolo. L'ultimo, quello di Marina Battaglia, un po' Maryl Streep un po' Glenn Close, è forse uno dei più intensi. 

Marina a un certo punto dice: solo le pietre non cambiano. Che cosa rappresenta per lei il cambiamento 
«È come respirare, per me è quasi necessario.

Nella mia vita è stato fondamentale e ne ho fatto la mia professione. Chi, più di un attore, cambia costantemente abito e non solo fisicamente. Chi recita accetta il cambiamento come elemento di vita. Certo, ci vuole il coraggio di cambiare e servono anche le occasioni».

L'edizione 2022 di Giffoni è dedicata al tema degli invisibili. Per dare loro luce occorre cambiare. Come si fa?
«Gli invisibili che ci circondano sono tantissimi e spesso non hanno la forza di cambiare. Per modificare le cose è essenziale fare rete, di questo ne sono convinta. Ma c'è anche un lato positivo nell'essere invisibili. Ogni tanto mi piacerebbe avere una bacchetta magica e scomparire per curiosare tra luoghi e persone. Quando ero più giovane ci riuscivo, ora è impossibile».

Chi sono per lei gli invisibili?
«I più deboli, i più poveri, quelli che fanno fatica a vivere, le persone fragili. E non possiamo pensare di fare finta che non esistano. Bisogna agire».

Lei ha citato Virginia Wolf dicendo che le donne sono sempre state fatte fuori dalla storia, ancora di più quando le si interroga sulla guerra e sulla giustizia. Che pensa di questa guerra alle porte dell'Europa?
«Purtroppo sono quasi sempre gli uomini in giacca e cravatta a decidere delle sorti dei conflitti, ma è un discorso enorme e difficile da affrontare. Quello che dispiace e che mi fa irritare è che non si prende null'altro in considerazione rispetto alla guerra. Si parla poco di trattative, mentre la storia ci ha insegnato l'importanza del compromesso».

Al cinema ha due film in uscita e poi si è in attesa, per la tv, della seconda serie di Lolita Lobosco. Che sorprese ci saranno?
«In questa seconda serie Maurizio Donadoni interagirà molto con me. Ci saranno situazioni più movimentate e poi, lo, so, sono di parte, ma la location è fantastica, perché la Puglia è unica, non fosse altro che per la sua luce».

E poi Studio Battaglia due. 
«Le riprese iniziano a marzo e non vedo l'ora».

 

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